Il Progetto Tricostarc La Battaglia delle Donne. Ritratti di donne e la forza della loro battaglia” è stato presentato al pubblico lo scorso 7 dicembre al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma, ospitato nel suo Auditorium in considerazione dell’alto valore sociale dell’iniziativa. Che è quella di un Calendario, per il 2023 fatto di immagini forti, che si traduce in una straordinaria operazione di sensibilizzazione sull’Arte e la Bellezza come supporto alle terapie e alle cure, per questa sesta edizione attuata grazie al lavoro della celebre fotografa siciliana, recentemente scomparsa, Letizia Battaglia.

L’evento

L’ evento, condotto da Fausta Mattei, si è rivelato un appuntamento estremamente coinvolgente perché non solo col racconto e le immagini di uno degli ultimi lavori di Letizia Battaglia, ma anche perché col racconto di un’altra battaglia, quella delle donne operate di tumore, che si combatte incredibilmente anche a colpi di spazzola, nella ritrovata, benefica, accettazione di sé stesse e del proprio corpo. I soggetti del Calendario Tricostarc infatti sono pazienti oncologiche in terapia, immortalate dalla fotografa sia a capo nudo sia mentre indossano delle parrucche, donne guerriere che per questa edizione sono Maria Luisa Libratti, Sofia Pezzola, Simona Morelli, Sabrina Torresani, Loredana Fusco, Annalisa Coppola, Luisa Esposito, Valeria de Lutiis.

Nelle sedici immagini del Calendario, realizzato graficamente dallo Studio Ruggeri Poggi, e negli altri scatti che Letizia Battaglia ha lasciato di quel servizio, il Calendario testimonia quindi anche un incontro eccezionale, accogliendo il punto di vista di una persona straordinaria nella sua triplice veste di donna, paziente e artista. Simona Antonacci, responsabile delle collezioni di fotografia del MAXXI, ha sottolineato come sia quasi impossibile imbrigliare in una sola esposizione – il MAXXI ci aveva provato, nel 2016 – un lavoro composito, implicato, militante come quello della grande fotografa palermitana, esprimendo un giudizio estremamente positivo sugli scatti in bianco e nero da lei realizzati per il Calendario Tricostarc.

Un Calendario, ma non solo. Il Dott. Lucio Fortunato nella sua breast unit (e nella Casa delle donne operate di tumore) collabora da tempo con la Tricostarc e informa lui stesso le pazienti, “prima” ancora di iniziare il trattamento chemioterapico, sia dei progetti legati alla preservazione della loro bellezza (vere e proprie indicazioni di “trucco e parrucco”) e del loro benessere psicofisico, sia di altri importanti progetti come quello sulla preservazione della fertilità. Un approccio multidisciplinare alle cure tramite un trattamento multimodale che include anche questi percorsi.   Per il medico, quello alla Bellezza è infatti un “diritto” delle donne. Carolina Marconi, attrice, ex paziente, ha raccontato la sua storia, ma ha anche rivendicato quello che l’Italia ancora non ha regolamentato e cioè il diritto alla privacy sulla malattia subita e superata, il cd “Oblio oncologico”. In Italia una donna che ha avuto un tumore non può adottare, ha difficoltà ad ottenere prestiti e mutui.  Pur non essendo più il proprio tumore, questa donna ha difficoltà a vedersi garantire un “dopo”. Tra le tante testimonianze inframezzate da bellissimi video realizzati durante la realizzazione del servizio, in una Palermo quel giorno spazzata da un vento inclemente, e in alcuni momenti di backstage, quella di Monica Magini, trait d’union per Tricostarc tra donatore e donante nel protocollo del progetto Hair Smile sulla donazione dei capelli, che ha evidenziato proprio l’effetto benefico del dono prima e della relazione che si sviluppa poi, sia per chi dona che per chi riceve.

Tricologia solidale in ambito oncologico

Giusy Giambertone, Presidente di Tricostarc Onlus, ha intrapreso una strada fin qui poco battuta: la tricologia solidale in ambito oncologico. Tricologia solidale perché i capelli “hanno un’importanza a dir poco fondamentale, per gli uomini così come per le donne. E questo progetto coinvolge due tipi di collettività, due mondi. Il primo è quello che soffre, il mondo delle donne che per la prima volta approcciano alla malattia e alla terapia per questa malattia che è il trattamento chemioterapico, che ha degli effetti collaterali di difficile gestione. Uno degli effetti più tenuti quello della perdita dei capelli. Va tenuto presente che circa l’8% delle donne rifiuta il trattamento chemioterapico per paura degli effetti collaterali e in particolare di ‘questo’ effetto collaterale. E questo perché fin dalla notte dei tempi i capelli hanno rappresentato per gli uomini simbolo di virilità e per le donne di seduzione. I capelli ci identificano. La seconda collettività coinvolta è quella dei clinici e infatti il progetto è noto e sostenuto da anni dalla maggior parte degli ospedali nazionali”.

La Bellezza anche come “dovere”, nei confronti soprattutto di noi stesse, per continuare a riconoscerci e mantenere la nostra identità, della propria famiglia e di chi ci ama. In ogni caso un diritto da preservare, per contrastare quella nudità del capo come “lettera scarlatta” della malattia. Le donne hanno diritto a dissimularla, se lo desiderano, e devono essere aiutate, anche coloro che non possono permettersi una parrucca affatto o di spendere cifre alte per una parrucca di buon livello. Il progetto sulla donazione dei capelli Hair Smile, correlato a quello del Calendario e ad altre iniziative, aiuta proprio ad abbattere i costi di questa specialissima materia prima.

Un Calendario speciale

Una strada obbligata quindi, e necessaria, quella intrapresa da Tricostarc da oltre 11 anni attraverso la Onlus e l’impegno osmotico nella Fondazione Prometeus, e che racconta, da 6 anni anche attraverso un Calendario le cui modelle sono appunto donne che stanno affrontando il difficile percorso di cura della neoplasia e i suoi effetti, tra cui quello della perdita dei capelli, una nudità difficile in un momento in cui la parte identitaria cede il passo alla paura dell’incertezza del futuro. Le improvvisate, bellissime, modelle vengono immortalate da grandi fotografi (lo scorso anno da Barillari ad esempio), per farne Dive per un anno, esaltando la loro femminilità anche durante una fase così delicata come il trattamento chemioterapico e così farle risentire donne oltre che pazienti.

Noi coniughiamo funzione e bellezza nei nostri progetti, che si spiegano durante tutto l’anno e che poggiano su alcuni pilastri: uno è quello della “Banca della Parrucca”, parrucche che vengono affidate alle pazienti in comodato gratuito, percorso iniziato circa dodici anni con l’Ospedale San Giovanni di Roma, che si sta allargando sempre di più anche altri nosocomi italiani. Un circolo virtuoso che ha favorito un altro dei pilastri dei progetti che è la donazione dei capelli, una donazione che non solo mette in campo un gesto di solidarietà per cui ci sono persone che letteralmente si privano e donano qualcosa di sé stesse e di così personale, ma soprattutto permette di abbattere uno dei costi più alti delle protesi, quello della materia prima, i capelli, appunto e in questo modo di contenere il costo della parrucca che resta solo quello della manifattura”.  

Su un ideale pink carpet

Tutto questo – racconta Giusy Giambertone – nasce comunque da un mio personale cambio di passo. Appartengo alla quinta generazione di una famiglia di imprenditori che si è sempre occupata di capelli, protesi, parrucche, la cui attività è nata, peraltro, in Sicilia. Ho voluto io la deriva sociale dell’attività rappresentata da progetti come questi. E in Sicilia sono tornata quest’anno in un‘ideale chiusura del cerchio, per questa incredibile collaborazione con la grande fotografa siciliana, per il Calendario che ben descrive la mission, mia e dei miei collaboratori, da ultimo anche Monica Magini per il progetto Hair Smile, che è quella di essere accanto, di offrire un intangibile personale supporto nel tempo, alle donne che affrontano anche la perdita dei capelli accanto agli altri esiti di una malattia terribile, e che possiamo rendere, con progetti come questi, dive per un giorno, anzi per un anno. Aiutarle a ritrovare la propria bellezza, e la propria dignità, soprattutto, a reinserirsi nel mondo del lavoro e della vita sociale con fiducia, ad uscire da quella bolla sospesa dove la malattia le relega”.  Calcando un ideale e fortemente simbolico “pink carpet”. Rosa il colore dell’oncologia, rosa quello della parrucca indossata da Letizia Battaglia durante il servizio, rosa anche quello delle duecento parrucche indossate da chi era presente al MAXXI, uno straordinario simbolico abbraccio a chi la indossa per ovviare ad un esito infausto del trattamento chemioterapico. 

L’incontro magico con Letizia Battaglia

Da Monica Magini il suggerimento a Giusy Giambertone, di provare a coinvolgere Letizia Battaglia, che, inaspettatamente, ha accettato, entrando anzi in una specialissima e non scontata empatia con i suoi soggetti – per una volta eccezionalmente non scelti da lei, solitamente dovevano prima “piacerle” in qualche modo perché potesse  poi inquadrali  – in virtù del fatto che in quel momento condividevano la stessa condizione di pazienti, soffrendo della stessa malattia, ma anche in virtù della forza sprigionata da quelle meravigliose ragazze. Dalla stessa fotografa palermitana purtroppo scomparsa lo scorso aprile, in uno dei video rivoltasi direttamente alle sue modelle per “un saluto affettuosissimo, da Palermo! Da Palermo!”, il suo ringraziamento alle ragazze per la pazienza avuta con lei durante il servizio, che ha realizzato appunto già sofferente lei stessa, e per averle permesso di “tirare fuori” la loro bellezza contribuendo a renderla nelle immagini per il Calendario.

Una strada per il futuro

È quella che il Calendario e altre similari operazioni di sensibilizzazione su aspetti meno noti delle malattie e dei percorsi di cura aprono. Alle Istituzioni, l’appello ad immaginare un futuro pronto soccorso oncologico, parte di una necessaria e strutturata rete di supporto alle  pazienti e ai pazienti operati di tumore che si trovino ad affrontare anche esiti imprevisti delle proprie terapie, un allineamento dell’Italia ad alcuni altri Paesi europei riguardo al tema del diritto alla privacy e dell’oblio oncologico, la riduzione dei tempi di attesa per gli interventi, un’accelerazione sullo screening oncologico e sulla prevenzione, e una maggiore diffusione negli ospedali di questi approcci multimodali alle cure che, in ultima analisi, permettono di considerare le pazienti e i pazienti, prima di tutto, persone. Su questo qualcosa si muove, l’On. Fiorella Bini ha annunciato a breve nella Regione Toscana l’apertura di un laboratorio di medicina estetica oncologica e un laboratorio di tricologia oncologica. Segnali positivi in attesa che la politica si impegni con forza sul tema.

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