Caterina e 7 altre, di Elysa Fazzino, edito da Prova d’Autore, 188 pagine, 17 euro.

Caterina è una giornalista, ha 45 anni ed è appena stata operata di cancro. Quando l’oncologo le dice che deve sottoporsi a chemioterapia fa i conti con la propria vita e si interroga sulla morte. Disorientata, assillata dalle domande e dalla paura, decide di scrivere quello che le succede. «Scriverò perché finché scrivo vivo». Come una Shahrazad dei giorni nostri, la parola è la sua arma per la sopravvivenza. Scrive in prima persona, al tempo presente, rivolgendosi al lettore in seconda persona.

Nella ricerca di risposte che l’aiutino ad affrontare la malattia, riaffiora in lei la sensibilità acuta che nell’infanzia le portava voci e immagini di tempi e luoghi lontani. Solo chi ha già vissuto può darle l’aiuto che cerca. Ecco perché Caterina, dapprima senza volerlo, poi sempre più consapevolmente, esce da sé e vive i momenti salienti della vita di donne del passato, passando dal dialogo all’immedesimazione, in un susseguirsi di catalessi che finiscono per coincidere con le sedute di chemioterapia.

Le donne in cui Caterina si immedesima sono spesso donne esistite nella storia di cui si sa poco o nulla: Allia Potestas, la liberta vissuta nella Roma nel II secolo d.C.; Mercuriade, la medica della Scuola salernitana, attiva nel XIV secolo; Claire Sévin, che batteva i boulevard di Parigi durante la Rivoluzione francese; Tapputi, la chimica sovrintendente del palazzo reale di Assur, in Mesopotamia, nel 1200 a.C.; e altre ancora.

Quando torna in sé, Caterina scrive delle donne che è stata e man mano che scrive, prende forza dalle loro storie piene di sofferenza ma anche d’energia vitale. Va avanti nella chemio e trova il coraggio di prendere in mano la propria vita: decide di cercare Federico, l’uomo di cui era stata innamorata a vent’anni. Come andrà a finire?

 

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