Il Centro Studi Europeo ha lo scopo di promuovere la conoscenza scientifica e la diffusione delle politiche digitali europee per contribuire a fornire ai Cittadini e alle PMI, nel contesto della trasformazione digitale, l’autonomia e la responsabilità necessarie per realizzare un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più prospero, in una prospettiva di digitalizzazione e la sovranità tecnologica in un mondo sempre più interconnesso.
Mi onoro di farne parte, pertanto ringrazio Vittorio Calaprice, presidente del comitato scientifico, e Davide Maniscalco, presidente del Centro Studi che mi hanno coinvolta in questa nuova e attualissima avventura.
Il Centro Studi è un’istituzione indipendente, privata e senza scopo di lucro che promuove il dibattito e propone soluzioni alle sfide della politica italiana ed europea.
Questa settimana propongo all’attenzione dei lettori l’articolo: “Disinformazione e sicurezza Nazionale” di Giovanni Gambino | Senior Researcher | Centro Studi Europeo | WG on Geopolitical, Strategic, Economic and Intelligence Analysis.
Nel 2024 un ruolo particolare in termini di attenzione avrà la disinformazione.
“Un tema che già nel recente passato ha avuto la giusta attenzione, ma che ora, rischia di assumere sempre più un ruolo fondamentale sotto più profili, tra cui la sicurezza nazionale – afferma Gambino”.
Chomsky e Herman in “La fabbrica del consenso”, già parlavano di “manipolazione delle masse” ma oggi la velocità della diffusione, la cosiddetta viralità ha un ruolo decisivo nel contesto attuale ecco perché la corretta informazioneè necessaria per esercitare il pensiero libero e critico e per affermare i diritti connessi alla cittadinanza democratica.
Nel suo articolo Gambino dice che “la digitalizzazione delle masse è un tipo di arma potente, formidabile nell’arsenale di coloro in grado di dirigere l’attenzione, in quanto con è possibile in primis omogeneizzare la società globalizzata, e successivamente, creare gusti e consenso. La misinformazione e la disinformazione sono due espressioni utilizzate spesso in maniera sostituibile. Nondimeno, anche se ambedue costituiscono una certa minaccia per la società, non indicano la stessa cosa. La misinformazione è un’informazione deliberatamente fuorviante, imprecisa o completamente falsa che viene divulgata senza il preciso scopo di ingannare. Tuttavia, da determinate persone potrebbe essere presa come un’informazione affidabile e reale. La disinformazione è una notizia falsa divulgata con il chiaro proposito di fuorviare le persone”.
La disinformazione è veicolata da chi consapevolmente vuole diffondere falsità come è successo nel 2018, quando alcuni mezzi di comunicazione rumeni riportavano che il 90% dei media rumeni era di proprietà israeliana: ” Il fatto è stato diffuso da un’agenzia di stampa rumena – spiega Gambino -. La ragione della divulgazione probabilmente era in indirizzata verso la provocazione di sentimenti di antisemitismo e xenofobia. Nel medesimo anno, nel 2018, emerse il famoso scandalo che vide coinvolta la società di analisi dati britannica Cambridge Analytica impegnata nella consulenza strategica in ambito politico, che mostrò al mondo come la profilazione e l’acquisizione dei dati possano influire su diverse dinamiche sociali, tra cui le consultazioni elettorali e le propensioni degli individui su determinate tematiche”.
La disinformazione riguarda anche il “Russia Gate”, e cioè i legami tra la Russia e il candidato presidenziale Donald Trump che “ha condotto alla produzione di una documentazione (rapporto Mueller) del Ministero della giustizia americana che ha esaminato l’influenza straniera nelle elezioni americane del 2016, identificando due differenti profili di rapporto tra l’IRA (Internet Research Agency – azienda russa riconducibile al defunto Evgenij Prigožin della Wagner) e i componenti della campagna Trump”. per saperne di più Il testo completo si può leggere qui
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