Caro Sergio,
che le elezioni al Parlamento siano una contesa democratica, non c’è dubbio. Anche le regole della competizione sono state stabilite democraticamente. La storia politica di come rappresentare il popolo è un po’ complicata, ma la situazione si potrà migliorare. Adesso ci aspettiamo solo che chi ha vinto e chi ha perso non tradisca la democrazia.
Intanto ci chiediamo che cosa sia importante nel concetto di democrazia: lasciamo stare che cosa pensavano gli Ateniesi, i Romani dei Comizi repubblicani, le Assemblee dei contadini in rivolta, il Tumulto dei Ciompi e le Comuni rivoluzionarie. Lasciamo perdere le monarchie che anche oggi comandano come diritto divino e/o ereditario. Oggi, perlopiù, i poteri sono in mano ad élites organizzate economicamente che non riescono a gestire con rispetto tutti i diritti umani, proprio perché il sistema del mercato non evita le disuguaglianze sociali. Non è solo un disagio economico, ma c’è una disparità nell’accesso alle risorse, c’è una disparità nell’applicazione della giustizia, c’è una carenza di educazione civile. Si possono aggiungere le farraginosità leguleie, la burocrazia predominante, la corruzione dilagante nel fisco e nella gestione della cosa pubblica. Difetti comuni alle governances europee, americane, asiatiche, africane … Poi, sotto i governi, c’è una società con leaders e persone, consumiste di sé, spesso aggressive, prepotenti, anche nei Paesi meno abbienti, incoraggiata dalla mediocrità di mass media e social.
La separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sembrava essere l’argomento dirimente di una democrazia vera da una impropria. Oggi la confusione e l’intreccio dilagano e mettono a repentaglio ogni definizione formale. Si parla di democrazia imperfetta, di democrazia degenerata, democrazia con caratteristiche locali, servizi deviati, regimi ibridi … insomma: il concetto è equivoco e ‘strattonabile’.
Non so se ti piacciono le classifiche, forse no, so che tu preferisci i valori alle quantità, ma ai lettori segnalo per curiosità il settimanale londinese The Economist che esamina annualmente lo stato della democrazia in 167 Paesi. L’ultimo report è del 9 febbraio scorso. C’è una misurazione con un Index su cinque categorie generali: processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzione del governo, partecipazione politica e cultura politica. Qualche esempio: nella classifica a punti di chi è (o sembra) più democratico ai primi posti con la Norvegia (9,87 su 10) ci sono i Paesi Scandinavi e la Nuova Zelanda; gli Stati Uniti d’America sono al 25° posto con 7,96/10; l’Italia è al 35° posto con 7,35/10; Singapore è l’ultima delle democrazie imperfette con 6,2/10, appena sufficiente. Ucraina, Turchia e Algeria sono classificati come regimi ibridi; Qatar, Russia, Cina e Arabia Saudita come regimi autoritari, e ci dobbiamo convivere. La graduatoria ovviamente parte da un punto di vista particolare, ma giochicchiando con i numeri e conoscendo un po’ l’attualità possiamo andare criticamente a conoscere il mondo, scoprire elementi interessanti, e potremmo anche dare dissensi sensati all’Economist.
Nel panorama frastagliato delle democrazie e dei governi c’è la frammentazione delle idee e dei poteri che impediscono una coscienza planetaria comune, accrescono l’imperfezione della politica e concretamente indeboliscono la nostra qualità di vita, favorendo guerre, disuguaglianze sociali e inquinamento globale. L’ecologia del pianeta è una frontiera di combattimento per tutti. Spero che chi prenderà i poteri prossimamente ne tenga conto nelle sue prossime azioni.
Ciao Sergio, sii attento e assennato come sempre.
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it