di ERMINIO CIPRIANO

 

Portali di e-commerce e nuovi servizi pubblici on line, e-banking, social network e condivisione dati tramite cloud computing sono il risultato dell’evoluzione degli ambienti digitali negli ultimi anni. Questo ha portato da un lato alla nascita di servizi sempre più accessibili e interattivi, dall’altro ha posto seri dubbi sulla tutela dei diritti dell’utente on line. Di diritti in Rete  ha parlato la Fondazione Ugo Bordoni in occasione del seminario I diritti dell’utente digitale.

Francesco Sacco dell’Università Bocconi, nella sua relazione d’apertura ha osservato che “oggi un terzo delle persone che fanno muovere l’economia sono on line e 5 miliardi hanno il cellulare”. Insomma desktop e mobile sono sempre più integrati. “A livello globale il mondo di Internet crea una forte crescita della produttività” ha aggiunto il professor Sacco: aumento di fatturato per le aziende che investono in Rete (10% di aumento della produttività per le piccole e medie imprese); aumento delle esportazioni (le PMI che usano pesantemente il Web esportano 2 volte X); inoltre il 75% dell’impatto di Internet viene dai settori tradizionali.

“Dopo l’era del petrolio il futuro dell’economia si baserà sulla velocità di Internet” ha dichiarato lo stesso Derrick de Kerckhove nel corso del convegno romano McLuhan: Tracce del futuro. “Le potenzialità della Rete sono infinite – ha proseguito il direttore scientifico di Media Duemila – e la trasparenza, con la massima circolazione possibile delle informazioni, deve esserne una caratteristica essenziale”.

L’avvocato Guido Scorza ha esordito chiarendo alla platea chi sono questi utenti digitali: “i 500 milioni di utenti su Facebook e i 2 miliardi di persone che ormai popolano la Rete costituiscono una comunità globale”. Ha poi elencato e spiegato i diritti degli utenti che navigano on line:

  • diritto all’accesso (l’accesso a Internet ripropone il dibattito sul digital divide: tra quei 2/3 di information haves e 1/3 di information have not);
  • diritto all’identità personale (diritto ad essere riconosciuto per quello che effettivamente si è nella società e nel contesto in cui si vive);
  • diritto alla conoscenza (da un lato abbiamo a disposizione la più grande biblioteca del mondo, che è Internet, dall’altro si pone il problema sui diritti di proprietà intellettuale, a cui l’Osservatorio TuttiMedia ha dedicato lo scorso Premio Giovannini Diritti d’autore nell’era di Internet);
  • diritto alla privacy (la crescita dei social network ha posto in modo ancora più evidente la tutela alla privacy on line, come ha specificato anche Maria Luisa Sangiorgio del C.d.a. FUB);
  • diritto all’informazione (Internet ha consentito il passaggio da un utente “passivo” di informazione a un utente “attivo” che apre blog e incrementa il citizen journalism);
  • diritto all’uso delle tecnologie nei rapporti con la pubblica amministrazione;
  • diritto alla trasparenza nelle condizioni contrattuali (e l’inspiegabile vuoto normativo);
  • diritto al libero mercato (da un lato la concorrenza e dall’altro monopoli e oligopoli duri a morire).

“Serve una convenzione internazionale, un eG8 vero” è stato l’auspicio di Guido Scorza anche in vista del recente G8 su Internet di Parigi che ha evidenziato la difficoltà degli Stati nel ricercare orientamenti comuni in materia. Questa è stata anche la proposta lanciata da de Kerckhove: “È necessario che una volta decise le regole fondamentali, una sorta di carta di navigazione e di accesso alla Rete, si organizzi un consorzio internazionale che nei fatti già esiste ma che deve avere però un riconoscimento formale affinché il mondo interconnesso diventi un capitolo fondamentale della politica dei governi locali”.  

Mario Frullone, direttore delle ricerche della FUB, ha sottolineato l’importanza di uno strumento quale il Registro Pubblico delle Opposizioni che poi l’ingegner Maurizio Pellegrini della FUB ha spiegato nei particolari. “Il servizio permette agli abbonati di non ricevere più chiamate pubblicitarie iscrivendosi al Registro. La norma approvata nel 2010 – ha dichiarato Frullone – allinea l’Italia al resto d’Europa e segna il passaggio dal regime dell’opt-in, che prevede l’esplicito consenso del cliente per poter essere chiamato, all’opt-out, che rende invece gli abbonati contattabili a meno che non si iscrivano al Registro”. 

 

Erminio Cipriano

media2000@tin.it

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