Martina Colasante, Government affairs and public policy manager di Google, da tanti anni si occupa in Italia di sicurezza online e soprattutto di sicurezza di bambini e famiglie. All’evento “Protect l’Impegno di Google e Youtube per la sicurezza dei Bambini”  condivide strumenti, policy e pratiche, del motore di ricerca, volte a garantire che l’esperienza online di bambini, adolescenti e famiglie sia il più possibile sicura e positiva.

Gli strumenti e i progetti che Google offre per garantire una navigazione più sicura  possibile ai minori  sono frutto di anni di attenzione, il risultato di importanti investimenti, di una strategia di prodotto  e di un dialogo costante con esperti di educazione e benessere digitale e mentale, con le associazioni per la protezione dei minori e ovviamente con le istituzioni, spiega Martina Colasante che precisa: “Cerchiamo di rispondere alle preoccupazioni delle famiglie  rispetto all’evoluzione degli stili di vita e delle tecnologie, e naturalmente dei rischi, per i più piccoli”.

Google che organizza le informazioni per renderle accessibili e utili, per tutti, nel mondo, adesso si trova difronte anche a 2,5 miliardi di bambini, un numero mai così alto nella storia dell’evoluzione digitale.  I minori di 15 anni costituiscono il 40% dei nuovi utenti di internet si legge nella slides  che Martina Colasante presenta.

Secondo i dati  di Save the children, il 78% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet ogni giorno. “Nei confronti di questi navigatori, cosi’ giovani, Google ha una responsabilità ancora più grande – precisa Martina Colasante nel suo intervento-. Ha la responsabilità non solo di proteggerli, ma anche di offrire loro un’esperienza online più che valida: un’esperienza eccezionale. Crediamo infatti che i vantaggi della tecnologia possano coesistere con esperienze digitali sicure, soprattutto grazie a tecnologie avanzate e all’intelligenza artificiale”.

Queste le ragioni per cui Google sviluppa tecnologie “ageappropriate”: “ Vale a dire, tecnologie che si adattano alle esigenze specifiche di sicurezza, apprendimento, privacy di bambini e adolescenti, tenendo conto anche del diverso livello di maturità man mano che si cresce”.

Google progetta rispettando le scelte e il desiderio di flessibilità delle famiglie, crea permettendo l’esplorazione che significa giocare e divertirsi online e protegge i bambini e i loro dati dai rischi della rete.

“Family Link è lo strumento di controllo parentale  su Google punta anche come “mezzo per avviare delle conversazioni con i propri figli sui rischi della rete, concordare dei limiti e gettare le basi per un approccio fiducioso ma giustamente prudente alla tecnologia.  Molti governi europei, incluso quello italiano, hanno riconosciuto l’utilità degli strumenti di controllo parentale, definendo degli obblighi per i genitori o per i fornitori di tecnologie – precisa Colasante”.

A cosa serve Family link

I genitori possono creare un account Google per i loro figli e gestirlo secondo le loro esigenze,  limitare il tempo di utilizzo del device o delle singole app, controllare quanto tempo i loro figli utilizzano su un determinato servizio, bloccare e sbloccare il device in qualsiasi momento.

Il genitore può controllare le app  decidendo quali possono essere scaricate o acquistate, consentire o bloccare acquistie download e gestirne i consensi (privacy, accesso al microfono, rubrica ). E’ possibile anche applicare restrizioni ai contenuti. Ad esempio, stabilire che le app, i giochi, i film con l’age rating – classificazione delle opere per età – più alto non possano comparire nell’app store.

“Insomma, Family link ha l’obiettivo di aiutare le famiglie a costruire delle abitudini tecnologiche sane, costruendo degli spazi flessibili e personalizzati all’interno dei quali bambini e ragazzi possono vivere delle esperienze digitali più sicure – spiega Martina Colasante -.Avere un account proprio per un bambino è molto più sicuro che usare quello dei genitori, o non averne affatto. Un account proprio permette infatti ad app e servizi digitali di sapere chi hanno davanti, se un adulto o un minore, in modo da applicare le restrizioni o le precauzioni necessarie”.

Poi passa a spiegare le specifiche restrizioni applicate da Google agli account di minori. I minori di 18 anni non ricevono pubblicità personalizzata e per loro è attivata di default la modalità Safe search sul Motore di ricerca (che filtra contenuti sessualmente espliciti); le impostazioni di default per la privacy e per la sicurezza sono più stringenti (es. I video su YouTube vengono caricati in modalità privata.

In Google Play, i minorenni possono visualizzare solo contenuti con classificazioni appropriate alla loro età e su Maps, la cronologia delle posizioni è disattivata e non puo’ essere attivata: non è possibile condividere la posizione.

L’ultima parte dell’intervento speiga come Google arriva a conoscere l’età dell’utente dei suoi servizi perché fino a che l’account  è collegato a Family link  il processo è semplice.

“Ma come fare a proteggere i minori in tutti gli altri casi? Ad esempio quando un minore mente sulla propria età? O quando usa il telefono o il computer di un genitore? – sottolinea Colasante- . Per questo abbiamo sviluppato degli strumenti che permettono di confermare l’età dei nostri utenti rispettando la privacy“.

Per capire l’eta dell’utente Google cerca segnali quali ad esempio il collegamento fra l’account e una carta di credito ed anche alle ricerche effettuate:”quando i segnali indicano che la persona che abbiamo davanti ha dichiarato di essere un adulto ma si comporta come un bambino – precisa Colasante –  allora chiediamo qualche informazione in più, perché abbiamo bisogno, a questo punto, di verificare l’età”.

Per verificare l’identità Google da la possibilità di scegliere tra diversi metodi (carta di identità, carta di credito, Selfie) per venire incontro alle diverse esigenze personali e  per agire  in un’ottica di inclusione perché non tutti hanno una carta di identità o una carta di credito “soprattutto in contesti di povertà e marginalizzazione – conclude Maritina Colasante – ecco perché sono in essere anche collaborazione con soggetti privati, come ID, per una stima dell’età attraverso la tecnologia del riconoscimento facciale”.

Tutti gli strumenti a disposizione delle famiglie per guidare l’esperienza online dei propri figli di Google hanno lo scopo di contenere il rischio di accesso a contenuti non adatti a lui o a lei.

 

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.