Since Sputnik and the satellites, the planet is enclosed in a manmade environment that ends “Nature” and turns the globe into a repertory theater to be programmed.
Dal momento che Sputnik e i satelliti hanno racchiuso il pianeta in un ambiente artificiale, termina la “Natura” e il globo diviene un teatro di repertorio da programmare.

Marshall McLuhan

La visione lungimirante di McLuhan si realizza pienamente nel nostro tempo. “Programmare” è la parola chiave per la citazione riportata in apertura. Prima della conquista del genoma, prima del clonaggio di Dolly, prima dei satelliti, solo la natura programmava la realtà perché era il principio della creazione di ogni specie.
Ormai programmato a partire dalle orbiti dei mille satelliti, il pianeta stesso è divenuto un contenuto da gestire. Tutta la terra è programmata a partire da un singolo ambiente elettronico. Programmare vuol dire fare in modo che un’operazione si realizzi con un ordine predeterminato e possibile attraverso gli algoritmi, piccole regole basate sulla logica 0/1 da cui nasce tutta la cultura digitale. Sono proprio gli algoritmi che ricompongono tutte le tracce che noi lasciamo in rete (e pure sulla strada) e creano il nostro multiforme doppio digitale. Siamo programmati, anche noi umani perché, in una certa maniera, viviamo in una sorta di aura elettronica fatta da miriadi di satelliti invisibili che Influiscono su comunicazione e comportamenti.
Gli algoritmi riflettono non solo il nostro lato esterno, ma anche il nostro percorso fatto di azioni e emozioni. Infine decidono cosa è meglio per noi. I data scientist possono essere superati dalle nuove machine intelligenti e sempre più autonome? È questo che preoccupa i futuristi, soprattutto perché dopo due cent’anni di lotte che hanno portato alla conquista della libertà di coscienza, oggi siamo a delegarla alle nostre macchine.
Stiamo vivendo una mutazione velocissima, il mondo del futuro lo intravediamo nelle attuali tendenze tecnologiche, sociali e politiche. I cambiamenti sociali sono veloci e spesso violenti, come quelli naturali. Faccio un esempio per tutti: il clima.
Il mondo con la sua complessità ci salta in faccia. Viviamo con l’ansia ecologica, con l’incertezza timorosa del terrorismo, con la paura di scontri nucleari in un caotico contesto geopolitico.
Bè per uscire dalla crisi c’è bisogno, certamente di una programmazione concertata. Ma non siamo pronti. Come diceva Bill Gibson 25 anni fa: “Il futuro è già qui; però non è distribuito in modo abbastanza uniforme”.
Detto questo, per programmare il mondo gli algoritmi possono essere utili, per esempio, per promuovere processi d’ingegneria sociale. La Cina ha deciso di attribuire meriti secondo i comportamenti in rete: “credito sociale” (iniziativa già in corso dal 2010).
Sesame Credit è un gioco sociale che permette a tutti quelli che lo usano di vedere i crediti propri e degli altri. Un pò come si vede in Free Fall, tragica puntata di Black Mirror dove nasce un caos sociale a partire da questo genere di gamification, apparentemente innocente.
Il livello di complessità delle interazioni tra persone, mondo, rete, robotica e intelligenza artificiale richiede nuovi livelli di conoscenza ed anche una visione più larga, più sistemica. Forse per questo ho scelto di riflettere al nostro convegno annuale “Nostalgia del futuro” su questo concetto della programmazione, quale nuovo angolo di visione della realtà odierna.
In questa edizione iniziamo un percorso conoscitivo per capire in quale misura le nostre vite sono già programmate e in che modo è ancora possibile contribuire alla gestione delle trasformazioni in corso.

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".