Prosegue il grande impegno Rai verso la realizzazione di prodotti di alta qualità sia tecnologica che culturale. Media Duemilaha intervistato Alberto Morello, Direttore Centro Ricerche Rai.

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Secondo lei il pubblico televisivo italiano è pronto alla Tv 3D? In quanto tempo la “nuova” Tv si affermerà nelle case degli italiani?

Il grande successo del cinema  e degli eventi “live” in 3D spinge a credere che nel futuro prossimo anche l’intrattenimento domestico sarà sempre più “tridimensionale”. I televisori 3D saranno spinti sul mercato dalle nuove console giochi e dai lettori Dvd blu-ray 3D. Questo è uno stimolo per le televisioni ad occupare lo spazio del 3D in tempo reale, ad esempio per gli eventi sportivi, ma anche per i grandi eventi, i concerti e per i film più spettacolari. Le prime a muoversi in campo internazionale sono state le Tv a pagamento via satellite, DirecTV negli Usa e Sky in Europa, ma anche i broadcaster terrestri pubblici e commerciali stanno acquisendo consapevolezza della portata del fenomeno 3D.

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Dal punto di vista tecnico la tecnologia 3D è matura? Il Centro Ricerche Rai ha avuto un ruolo nel suo sviluppo?

Direi che dal punto di vista tecnico tutti gli elementi sono a favore di un successo della Tv 3D. In particolare si può dire che, al di là delle differenze fra gli occhiali attivi (shutter) e quelli passivi polarizzati, la tecnologia dei televisori 3D è molto simile a quella dei televisori 2D ad alta definizione, quindi i costi (almeno quelli industriali) tenderanno rapidamente ad allinearsi. Anche dal lato delle infrastrutture di trasmissione si può dire che, utilizzando lo standard tecnico “frame-compatible” attualmente definito dal Dvb e da Mpeg, non ci siano rilevanti costi aggiuntivi per gli operatori, e la banda trasmissiva richiesta per il 3D è esattamente la stessa di un programma HDTv 2D.

Il Centro Ricerche Rai ha avuto un ruolo importante nella definizione dello standard 3D del Dvb, perché ha curato  un aspetto fondamentale, quello della retro-compatibilità con gli attuali televisori HDTv. Si stava infatti delineando una soluzione che richiedeva la doppia trasmissione del segnale, quella per i televisori attuali HDTv e quella per i nuovi Tv 3D, mentre con la proposta Rai è possibile trasmettere il segnale una sola volta. È evidente il vantaggio per i broadcaster terrestri, che spesso hanno forti vincoli sulle frequenze disponibili. Questa soluzione retro-compatibile 2D è già stata inserita nell’HDBook italiano, che definisce le caratteristiche tecniche dei ricevitori televisivi “bollino Gold”.

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Nel corso della presentazione Rai “Arlecchino 3D” si è parlato dei grossi benefici di fruizione che questa tecnologia comporta. Ma il 3D e gli occhialini possono provocare disturbi. Con il 3D autostereoscopico (ovvero senza occhiali) quali rischi corriamo?

Dobbiamo innanzitutto chiarire che la televisione plano-stereoscopica (quella con gli occhiali) è l’unica tecnologia matura oggi, cioè è l’unica in grado di fornire immagini 3D ad alta qualità. Non mancano i progetti sul 3D televisivo senza occhiali (indicato come multi-view), e anche vari prototipi funzionanti. Tuttavia ancora per 5-10 anni dovremmo accontentarci del 3D con gli occhiali.

Non sono un medico, e quindi posso solo riportare, da profano, quanto ho letto e sentito a riguardo dei possibili disturbi del 3D. Il fenomeno fisico che causa l’affaticamento visivo nel 3D stereoscopico è noto: nel mondo reale il cervello comanda contemporaneamente (e senza che ce ne accorgiamo) la convergenza degli assi ottici dei due occhi e la messa a fuoco del cristallino, mentre nel 3D stereoscopico la messa a fuoco deve rimanere fissa sul piano del televisore (dove le due immagini si formano). Nella maggioranza delle persone il cervello impara rapidamente ad adattarsi a questa condizione innaturale, mentre in alcuni soggetti più sensibili nascono effetti indesiderati. Questi ultimi non sono del tutto conosciuti dal punto di vista medico: il campione di spettatori dei film 3D non è grandissimo, ed è ancora più ridotto nel caso specifico della televisione, che ha caratteristiche diverse per dimensioni e luminosità dello schermo e per distanza dello spettatore. Credo sia corretto dire che le fonti più accreditate non abbiano rilevato fenomeni preoccupanti o persistenti, e si limitino a consigliare una ragionevole limitazione dei tempi di visione 3D, specialmente per i bambini che sono i più sensibili. Speriamo che questo “cessato allarme” sia definitivamente confermato in futuro.

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La tecnologia 3D non riguarderà solo la TV del futuro ma anche tablet e smartphone. Ci da una sua opinione sul connubio smartphone e tecnologia 3D?

La tecnologia 3D per i tablet e gli smartphone ha il vantaggio di poter fare a meno degli occhialini, per il fatto che l’osservatore è singolo e può agevolmente spostare il dispositivo in posizione ideale per la visione 3D (cosa impossibile per la televisione, dove gli spettatori sono più di uno, e vogliono potersi muovere liberamente durante la visione). Sul futuro di queste applicazioni 3D non ho la sfera di cristallo, tuttavia rilevo una grande differenza con il cinema e la televisione, dove parliamo di una vera rivoluzione nel coinvolgimento emozionale dello spettatore. Per gli smartphone e i tablet credo che il 3D sia un gadget che inizialmente troverà riscontri dai patiti delle nuove tecnologie, e diventerà di massa  se e quando il prezzo addizionale diventerà trascurabile.

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intervista di Erminio Cipriano

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