La conoscenza personale e la comprensione reciproca come armi di sgretolamento dei conflitti: il 10 dicembre, Rondine Cittadella della Pace porterà alle Nazioni Unite l’esempio concreto d’una buona pratica sul grande tema dei diritti umani, di cui ricorrerà, in quella data, il 70° anniversario della Dichiarazione fondamentale. Elisabetta Belloni, segretario generale del Ministero degli Esteri, dice: “Rondine sarà la prova concreta ed esportabile di come i conflitti si possano affrontare e superare all’interno della società civile, ripartendo dal dialogo e da rapporti interpersonali, in un’ottica di sviluppo collettivo, scongiurando che degenerino in conflitto armato”.

Il volo all’Onu di Rondine è uno dei maggiori riconoscimenti fin qui ottenuti in vent’anni d’attività, ripercorsi, nei giorni scorsi, nell’Auletta dei Gruppi alla Camera, in occasione della presentazione del rapporto annuo 2017, presente, fra gli altri, il vice-presidente della Camera Ettore Rosato.

“Giunti a 20 anni di attività – afferma il presidente di Rondine Franco Vaccari – di questa esperienza davvero unica nel suo genere con cui abbiamo sperimentato tentativi di riconciliazione civile, diplomazia dal basso ed educazione alla trasformazione creativa dei conflitti in diverse contesti, il Metodo Rondine ha davanti a sé una nuova sfida e un momento significativo di riflessione e confronto per comprendere se possa essere uno strumento a disposizione dell’Onu nella diffusione della pace”.

Il Metodo Rondine, sperimentato nel laboratorio di Rondine nella Cittadella della Pace di Arezzo, dove si sono formati circa 180 ragazzi provenienti da luoghi di conflitto in tutto il mondo (dal Medio Oriente al Caucaso, dall’Africa sub-sahariana al subcontinente indiano, dai Balcani all’America), che a casa loro non si rivolgerebbero la parola, prevede un percorso unico che per due anni li vede convivere con il proprio nemico, imparando ad affrontare il conflitto e a gestirlo, sviluppando nuovi modelli relazionali e competenze specifiche, fino alla definizione di un nuovo modello di governance e di leadership, che consente loro di intervenire nei contesti di provenienza di conflitto o post conflitto, come agenti del cambiamento attraverso azioni e progettualità concrete.

E’ un metodo oggi codificato e riconosciuto a livello accademico, pronto per essere condiviso e applicato sui contesti più vari dal livello interpersonale al conflitto sociale fino ai contesti bellici o postbellici come dimostrano i risultati del progetto di ricerca ‘Studio e divulgazione del metodo Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti’ presentati con il rapporto annuo 2017. La ricerca è stata realizzata dalle Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e degli Studi di Padova con il contributo di Fondazione Vodafone Italia.

A testimoniare l’interesse crescente sul Metodo Rondine da parte delle Università americane c’era Susan Allen, direttore del Center for Peacemaking Practice della George Mason University: “Il metodo di Rondine potrebbe essere utile nelle aree Stati Uniti, dove abbiamo profonde divisioni politiche e persino un razzismo e una violenza strutturale ancora più profondi”.

A ulteriore conferma delle nuove frontiere applicative del Metodo Rondine sono stati presentati i risultati del progetto “Initiative for democratic and peaceful elections” in Sierra Leone, che rappresenta la prima applicazione concreta del Metodo Rondine nei luoghi del conflitto.

Rondine Cittadella della Pace

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.