Roma. La presentazione del Rapporto mi rende ancora più convinto della politica infrastrutturale sulle TLC e sui media che ha adottato questo Governo. Se da un lato sembra crescere un’offerta sempre più competitiva e sempre più attraente dal punto di vista della quantità e della qualità, è giusto concentrare l’intervento pubblico su due dei quattro fattori necessari per lo sviluppo dei contenuti digitali indicati nella relazione dal presidente Alberto Tripi: lo sviluppo delle infrastrutture e l’adeguamento e la semplificazione della regolamentazione.

In altre parole creare le condizioni affinché i contenuti possano essere veicolati e destinati a grandi fasce di utenza sfruttando appieno le occasioni offerte dall’innovazione tecnologica.

Nel corso di una serie di audizioni in Parlamento, ho avuto modo di indicare le linee strategiche per favorire la diffusione delle nuove tecnologie in Italia.
Il nostro punto di partenza è svantaggiato rispetto agli altri Paesi più industrializzati, tre importanti indici: il tasso penetrazione della banda larga, il tasso di incremento di questa penetrazione e lo sviluppo della rete in fibra.

Di fronte a questi dati, il Governo vuole accettare la sfida per superare il digital divide.
Se non riuscissimo a cogliere le opportunità di ogni tipo di offerta dalla banda larga e larghissima, rischieremmo di essere emarginati nel contesto internazionale dell’innovazione.
Le reti di nuova generazione garantiranno la convergenza di tutte le reti sul protocollo Internet, ponendo i protagonisti del mondo ICT di fronte a nuove sfide a beneficio dei cittadini che si sentiranno parte della società dell’informazione.
La rivoluzione tecnologica che vogliamo mettere in atto è imponente: per questo abbiamo definito un modello di investimento solido e moderno. Lo Stato finanzierà, come punto di partenza, circa il 10 per cento del capitale necessario. Ma auspichiamo che sia solo l’inizio. Un 10 per cento che verrà speso secondo il modello di gara su Reti aperte nell’ottica della Public private partnership:
definita come meccanismo più virtuoso per innescare, produrre e moltiplicare il valore di progetti di investimento di tipo infrastrutturale. Questo modello è contenuto nell’art. 14 del disegno di legge AC 1441 “Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” – presentato il 2 luglio 2008 – per attuare il programma di interventi infrastrutturali nelle aree sottoutilizzate. Si tratta dello sviluppo di un sistema aperto di reti di comunicazione elettronica pubbliche e private volte alla fornitura di servizi avanzati di informazione e comunicazione in tutto il Paese.

Ci si avvarrà della tecnica del project financing, con una dotazione di 800 milioni di euro per il periodo 2008/13 a valere sui fondi FAS. Appare qui utile riepilogare e precisare che le modalità di intervento pubblico previste nel DDL rispetteranno i principi regolamentari e normativi richiamati dalla Commissione europea.

L’adeguamento e la semplificazione della regolamentazione

Il Governo ha definito nel decreto legge poi convertito in legge (n. 133 del 6 agosto 2008) un intervento organico che va dalla semplificazione della disciplina generale della concessione dei diritti di passaggio – abolendo qualunque diritto speciale o esclusivo – sino alla previsione delle opportune modifiche al codice civile che favoriscano la posa di cavi e di infrastrutture avanzate di comunicazione all’interno dei condomini anche attraverso specifiche agevolazioni tributarie. L’intervento individuato prevede anche l’istituzione di un regime agevolato per l’utilizzo del suolo pubblico che non ostacoli gli investimenti in reti a banda larga prevedendo – nelle aree sottoutilizzate – la gratuità per un congruo periodo di tempo dell’utilizzo del suolo pubblico per la posa di cavi infrastrutture a banda larga.
Oggi dunque è molto più facile posare fibra nel Paese: dall’intervento in strada fino alle case dei cittadini. Crediamo che ciò sarà un elemento decisivo nello sviluppo di questo settore come il mercato e la stessa Autorità avevano più volte sottolineato.

Il digitale terrestre: il calendario per aree tecniche

Quanto al digitale televisivo, anche qui abbiamo creato le condizioni per uno sviluppo accelerato della transizione alla nuova tecnologia.
Lo scorso 10 settembre, in esecuzione di quanto previsto dall’articolo 8-novies, comma 5, del decreto legge 59/08, convertito dalla legge 101/08, è stato firmato il decreto contenente l’individuazione delle aree tecniche e la loro suddivisione in un articolato calendario semestrale che si concluderà con le ultime due regioni, Sicilia e Calabria, alla fine del 2012 e il cui effetto, estremamente significativo, è che entro il 2010 il 70% degli italiani vedranno la televisione solamente in digitale. Rispetto alle tempistiche fissate dal precedente Governo, limitatesi alla fissazione della sola data finale di switch off su tutto il territorio nazionale (2012), abbiamo deciso di anticipare i tempi con un passaggio scadenzato regione per regione, concepito in una logica di ottimizzazione radioelettrica, di continuità tra le diverse aree e di attenuazione dei disagi per gli utenti.
Un’accelerazione che consentirà al nostro Paese di riconquistare una posizione di avanguardia a livello europeo.
Ci tengo ad evidenziare che il calendario è stato da me preventivamente concordato con tutti i presidenti delle Regioni italiane e che l’intesa con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è stata raggiunta con l’approvazione unanime dell’intero Consiglio.
Il 31 ottobre è stato confermato lo switch off in Sardegna.
È bene sottolineare che tale Regione sta per diventare l’area più vasta in Europa completamente digitalizzata, una peculiarità particolarmente significativa che qualifica il nostro Paese e di cui andare fieri. Ovviamente stiamo seguendo con grande attenzione tutte le fasi tecnico-operative del passaggio, in piena sintonia con i competenti uffici della Regione e con il lavoro di una adeguata struttura organizzativa già funzionante da diverso tempo.
A tal proposito, il Ministero ha realizzato una serie di iniziative di natura organizzativa, finanziaria e di comunicazione, predisponendo un programma di interventi a favore dei cittadini.

I televisori integrati

Per quanto riguarda lo sviluppo della TV digitale, è destinata ad assumere un ruolo rilevante, come è stato evidenziato nel Rapporto, la diffusione di televisori con sintonizzatori digitali integrati anche predisposti all’interattività e all’alta definizione.
La qualità della ricezione è infatti uno degli elementi trainanti per la diffusione della nuova tecnologia.

In tale logica va riconosciuta l’importanza della norma introdotta nella precedente legislatura, fortemente voluta dagli operatori e produttori di apparati, seguendo un’analoga iniziativa francese che ha reso progressivamente obbligatorio l’inserimento dei ricevitori digitali negli apparati televisivi (dal prossimo aprile) che ha già innescato dinamiche di mercato irreversibili. Ciò permetterà di dotare in tempi brevi tutte le famiglie italiane di ricevitori digitali in grado di consentire la visione della programmazione delle diverse piattaforme esistenti.
Quanto ai numeri rilevati da GFK, primo Istituto europeo di rilevazione sui consumi familiari, a maggio 2008 è di 2,367 milioni la quota raggiunta da tali televisori integrati, con un trend di crescita sostanziale via via che gli utenti si accingeranno a rinnovare il parco degli apparecchi televisivi del nostro Paese.

L’offerta televisiva


Nel giro di alcuni mesi la tradizionale offerta televisiva, quella che tutti gli italiani guardano per quasi quattro ore al giorno, concentrata su pochi canali generalisti, è destinata a trasformarsi radicalmente.
Già oggi, dopo la rilevante penetrazione della diffusione satellitare a pagamento operata da SKY, gli utilizzatori della TV digitale terrestre possono accedere a 28 canali nazionali gratuiti offerti in esclusiva sul TDT. A questa si affianca l’offerta pay sulla stessa piattaforma che rappresenta un’alternativa importante per l’utente rispetto all’offerta pay tradizionale, attraverso modalità e condizioni dei contenuti di pregio (calcio e cinema in primis accessibile a tutti). E la prospettiva, con il progressivo switch off delle 16 are tecniche indicate nel calendario previsto dal decreto recentemente emanato e con la cessione del 40 % della capacità trasmissiva da parte dei grandi operatori televisivi a soggetti indipendenti che si realizzerà entro l’anno è quella di un’offerta destinata ad incrementarsi, aggiungendo decine di canali nazionali generalisti e non, di operatori tradizionali e non, che innoveranno una TV generalista destinata ad evolversi profondamente, dando nuove opportunità di scelta in Italia, come in Europa, a tutti gli utenti televisivi.

Paolo Romani

Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni

(Da: Media Duemila n° 260, ottobre 2008)

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