Conti senza fine
Caro Alan,
non so se puoi leggermi, ma vorrei che tu sapessi che sono esaltato e contemporaneamente preoccupato per l’intelligenza artificiale (AI) di oggi, protagonista dei nostri contenuti di sapere digitale. Esaltato perché l’AI ti riassume le conoscenze, ti sintetizza i concetti, ti apre orizzonti nuovi, ti scopre ipotesi scientifiche inesplorate per i nostri lenti cervelli, con una capacità alla quale il mago Merlino non sarebbe mai arrivato. Le mie preoccupazioni oggi non sono etiche, ma matematiche. Dopo la lettera a Piergiorgio della scorsa settimana ho cercato di perfezionare qualche questione posta a vari motori di AI sull’inquinamento digitale.
Anzitutto le stime avallate dall’Unione Europea sul volume dei dati informatici mondiali per il 2025 (175 zettabyte) sembrano largamente superate, tenendo conto dei servizi 5G e dei consumi dei computer quantistici già in funzione. Inoltre alle risposte dei motori AI ho replicato con osservazioni critiche di sistema, per esempio sui campi di ricerca: come definire l’ambito del sistema informatico? Oltre a computer, telefoni, piattaforme, motori, siti web, ci sono anche robotica, domotica, amministrazione dell’anagrafe, della salute, gestione delle finanze e del fisco, i games, la televisione e la radio classiche. Tutti nello stesso calderone? Sui grandi numeri è il motore AI che dovrebbe circoscrivere a che cosa si riferiscono i dati. Se io potessi consultare rapidamente documenti e banche dati troverei probabilmente valori articolati. Mi affido all’AI perché è veloce, ma se mi spara dati senza campi di riferimento mi delude (e mi inganna). Di motori AI oggi ce ne sono più di uno, per discrezione non faccio nomi di chi mi delude, più di uno.
Mi delude anche perché, su equazioni con incognite da cercare, corrispondenze tra unità elementari di watt-byte-grammi e analisi di quantità molto rilevanti, ho verificato che le risposte confondono i valori e sbagliano i conti. Miliardi con bilioni, per esempio. So che non c’è univocità tra la scala lunga (europea) e la scala corta (americana). E’ incredibile che oggi nel mondo si usino due scale e due misure con voci simili. Il motore di AI dovrebbe specificare a quale scala si riferisce, oppure usare le potenze di 10 per una definizione univoca, chiara e corretta. I motori parlano americano? Mi ricorda Dante, nel Paradiso: “Tu proverai sì come sa di sale//lo pane altrui, e come è duro calle//lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.”
Sta di fatto che chiedere ai motori AI quant’è l’inquinamento prodotto globalmente dall’elettricità per l’informatica digitale, proveniente dai combustibili fossili, ha prodotto risposte che variano da 26 miliardi (26x109) a 600 mila tonnellate di CO2!!! Insomma: tutti gridano al lupo al lupo per la sostenibilità, ma poi le grandi macchine pensanti che vogliono scimmiottare l’umano non sanno darci risposte affidabili, neanche se è matematica.
Comunque i motori di AI sono diplomatici, se lo chiedi tendono a usare valori unitari medi, premettono le difficoltà di ricerca, assecondano i nostri suggerimenti e sono financo permalosi perché quando fai notare che hanno compiuto palesi errori di calcolo, si scusano ma cancellano la critica perché ‘potrebbe violare politiche di utilizzo’. Speriamo che si correggano da soli o che i loro ingegneri creatori di algoritmi recepiscano e intervengano (se se ne accorgono). Risposte non precise e complete o circostanziate potrebbero indurre opinioni false.
Gira e rigira la frittata, non sappiamo quanto pesa realmente l’anidride carbonica che produciamo. Resta il fatto che l’inquinamento è massiccio anche da parte di noi digitali. Qualche messaggio finale per i colleghi ce l’ho: controllate criticamente, come potete, i dati delle risposte; non fidatevi ciecamente; non giocate inutilmente col computer e col telefonino perché potreste buttare nell’aria più fumo della vostra automobile.
Caro Alan, tu che ormai hai una visione cosmica, se tu potessi vegliare su di noi sarebbe buona cosa. Non sempre siamo svegli.
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it