Che influenze esistono tra blog e politica? La blogosfera contribuirà al risultato delle prossime elezioni? Un blog può aiutare la classe dei “politici di professione” a prendere alcune decisioni, a modificare alcune scelte? E ancora: che uso fa la “politica ufficiale” dei blog? Queste sono solo alcune delle domande, risolte le quali si potrà offrire un quadro dei complessi rapporti tra Internet e politica. Certe questioni, ovviamente, non riguardano solo l’intero panorama nazionale, ma anche, e in maniera forse ancora più marcata, la politica comunale e locale. A questo proposito, come vedremo, sarà molto interessante il caso di Milano. Ma andiamo con ordine. Partiamo da un’ovvietà: Internet ha cambiato il modo di comunicare. In particolare, e il blog ne è prova evidentissima, ha mostrato un lato attivo da parte di colui che era considerato, nei tradizionali media one-to-many, un soggetto passivo della comunicazione. I blogger amano sentirsi membri che contribuiscono, con la loro opinione, in maniera diretta alla società. Da molte parti si è detto che una delle note più positive di Internet è stata proprio quella di avvicinare una larga parte della popolazione alla “politica” (nel senso più ampio del termine) fino a ritenere la rete il primo vero strumento di democrazia diretta.Possiamo trovare degli esempi concreti di quanto appena esposto proprio considerando quelle realtà, come quella statunitense, in cui la cultura informatica è maggiormente diffusa. Sono molti, a questo proposito, coloro che sostengono il ruolo fondamentale dei blogger nella rielezione del 2004 di Bush alla Casa Bianca (“Blog for Bush”). Al di là delle tesi più estreme, è innegabile una certa influenza da parte di quelli che sono stati definiti “dei ragazzi in pigiama davanti al computer”. Ricordiamo, ad esempio, che la tesi che voleva l’attuale Presidente un disertore del Vietnam è stata smontata proprio grazie al contributo dei già citati Blog for Bush. In Italia com’è la situazione? Anche se il nostro Paese non ha un livello di diffusione di Internet paragonabile a quello americano, il fenomeno dei blog è arrivato con prepotenza anche da noi. Ci basti pensare che il blog di Beppe Grillo è considerato, nel momento in cui sto scrivendo, fra i primi venti del mondo. Più generalmente: cosa dicono i blogger della politica, se ne stanno occupando? Hanno intenzione di contribuire al risultato delle prossime politiche o delle prossime comunali, ad esempio nel caso specifico di Milano? Se sì, in che modo? E ancora, guardando dall’altro punto di vista: che utilizzo fa, la politica istituzionale, dei blog? I prossimi candidati vorranno usare questo mezzo di comunicazione e come?Rispetto allo studio di Marco Montemagno (montemagno.typepad.com) già citato la nostra inchiesta sul rapporto Internet-politica, sembrerebbe dare risultati un po’ diversi. Abbiamo rivolto le domande che ci siamo posti all’inizio a delle persone ben informate dei fatti, a dei blogger “professionisti”, nell’area di Milano e di Roma.A prima vista ci siamo accorti che, numericamente parlando, i blog di “sinistra” sono più di quelli di “destra” e contano, generalizzando, un numero maggiore di accessi giornalieri. Per incominciare abbiamo chiesto spiegazioni ad Alberto Biraghi, l’ideatore di due blog estremamente seguiti: “www.onemoreblog.org” e “cambiamilano.org”, due realtà, la prima a livello nazionale e la seconda milanese, tra le più seguite fra quelle di sinistra e non solo. Dal suo punto di vista questo fatto mostra con estrema chiarezza come l’approccio alla rete da parte della sinistra sia un fatto culturale. Le parole chiave, a questo proposito, sono “partecipazione e dibattito”. Secondo il suo parere, questa, che è la “conditio sine qua non” per fare un buonblog, è naturalmente assente a “destra”, proprio a causa dell’organizzazione più vetrinistica e accentratrice. Per questi motivi non stenta a definire, senza mezzi termini, “maldestri” i tentativi della destra di affacciarsi a questo mondo. L’esempio che ci porta Biraghi è quello di Scalfarotto: un perfetto “signor nessuno” che in poco tempo, e senza bisogno di attingere alle pingui casse dei partiti, è riuscito a generare un consenso tale da ottenere 25000 voti alle Primarie. Allora il blog è uno strumento per generare consenso? “Più che altro serve per riequilibrare la politica”, ci spiega Biraghi, ossia per riequilibrare le logiche di forza tra elettori e simpatizzanti, da un lato, e gli organismi ufficiali dei partiti, dall’altro. A tal proposito l’esperienza di questo blog e la Candidatura di Corritore vogliono rappresentare una “spinta dal basso” degli elettori verso i partiti. In conclusione, per Milano è fondamentale il ruolo del blog, proprio nel tentativo di “allargare un concetto”. Qui viene fuori la sua anima di giornalista: “Grazie al mio lavoro ho accesso alle notizie. Quello che faccio è metterle in rete e guardare l’articolo che si fa da solo, come avviene per le righe del codice di un programma Open Source”.Insomma, il suo, come Biraghi stesso lo definisce, è “il grido di piazza Navona di Moretti” (forse sarebbe meglio dire l’urlo di piazza del Duomo!), un urlo per cambiare Milano. Continuando nel panorama sinistrorso dei bloggermilanesi si trovano centinai di spunti e di siti interessanti.Siti di organizzazioni politiche, siti personali in cui si lascia ampio spazio a post che riguardano, in maniera più o meno diretta, la politica e blog di satira. A questo proposito segnaliamo “silvioberlusconi.splinder.com”. Questo sito, che viene indicato anche da “blogmilano.cityblog.it” (a nostro avviso uno dei più completi sulla città di Milano), raccoglie alcune frasi del Cavaliere così da permettere lo sfogo carnevalesco dei blogger; come al solito il tenore dei post varia da un ridanciano sfottò ai più beceri insulti da osteria.Insomma, la Blogosfera di sinistra è molto estesa e gli internauti che la compongono sono molto propensi, ad ogni livello, a parlare di politica e di società, argomenti che rimangono fra i primi posti nei loro interessi.Com’è la situazione a destra? Abbiamo già detto che i blog dichiaratamente appartenenti a quest’area sono numericamente minori e contano molti meno accessi giornalieri (non capita di rado che alcuni di essi non abbiano mai avuto nessun post lasciato da altri utenti). Come mai? Abbiamo girato la domanda a Roberto Nicolai (aka Robinik), che da pochissime settimane (dal momento in cui stiamo chiudendo l‘articolo) ha creato “blog4cdl” (www.b4cdl.com), una sorta di portale per i blog pro CDL. Effettivamente, Robinik non nega che a destra siano molto pochi, ad oggi, i super-blog da 4000 accessi al giorno che si occupano primariamente di politica e società, ma ci fa ragionare su alcuni dati. Consideriamo i numeri di “Meetup” (una sorta di “luogo d’incontro” a tema o interessi) a fine elezioni USA 2004: 6.069 Bush Supporters; 131.953 Kerry Supporters; 66.237 Democrats; 10.192 Republicans. Questi dati parlano chiaro di una numerica predominanza Democratica; eppure, probabilmente, la realtà dei Blog-for-Bush, come dicevamo, è stata anche più incisiva di quella dell’opposizione. Perchè? Forse, ci suggerisce Nicolai, le ragioni sono principalmente due: in primo luogo l’organizzazione, in secondo luogo la causa è da ricercare nel DNA stesso dei blog. Per spiegare questo concetto ritorniamo in Italia. In poche parole Robinik sostiene che la filosofia del blog non è quella delle community o dei siti d’informazione (così come non ha nulla a che fare con la logica dei forum), il blog, sembra dirci, ha senso solo nella Blogosfera. In altre parole: un blog grandissimo non varrà mai come un network affiatato. Secondo questa tesi, molti dei blog di sinistra, seppur enormi come numero di visite e di post, sarebbero delle specie di “siti travestiti da blog”. Un lettore consulta questo sito più per ascoltare un’Autorità che per contribuire in maniera veramente attiva. Una prova di questo: la “Blogroll”.Blog4cdl, ci spiega Robinik, che esiste da pochissimo tempo, contiene link a 97 blog di centro-destra con la denominazione DOC ed è collegata persino alla realtà dei Blog for Bush! E la sua realtà non è l’unica: “Consideri il progetto “toque-ville.it” (che rappresenta un’area non del tutto eterogenea rispetto a quella della CDL, ossia quella liberale). Qui anche se sei un perfetto sconosciuto, se trovano interessante un tuo post, lo pubblicano in prima pagina, contribuendo a far crescere un network“.Insomma, Nicolai ci rimanda direttamente al concetto di “the power of the tail” del fondatore di Technorati: un blog, se anche conta cinque accessi al giorno, è fondamentale per far rimbalzare una notizia in rete.Abbiamo chiesto anche a lui (che oltre ad aver creato blog4cdl, ne ha uno personale in cui inserisce anche post politici): perché un blog sulla politica? La risposta è senza mezzi termini:” ci stiamo apprestando, purtroppo, ad una delle campagne elettorali più dure. Attraverso i blog, come è successo per le presidenziali americane, cercheremo di smascherare quelle tesi che si insinueranno nel tentativo di denigrare i candidati della CDL“. In altre parole, l’intento di Robinik è didascalico: da un lato smontare gli insulti, dall’altro contestare quanto di sbagliato viene sostenuto a sinistra. Infatti, tirando fuori un’insolita vena socratica egli ci confessa: “per esempio io sono proibizionista. Ma fondamentalmente lo sono perché non esiste capacità critica. Bisogna informare e dare gli strumenti adatti a poter valutare. Se uno conoscesse veramente, sono sicuro che le sue opinioni su aborto, droga, ecc… sarebbero alquanto diverse”. A questo punto una domanda era d’obbligo: centralizzando non si rischia di fare perdere l’originale caratteristica propulsiva della rete? Esiste una tentazione di censura? Nicolai ci risponde con un esempio: “Una delle cose che deve accomunare i siti che ruotano intorno a blog4cdl è quella di condividere il progetto del partito unico. Per questo escluderemo i post che seriamente dibattono su questo quesito, anche se non concordano con noi? Nient’affatto! Si figuri che io ho addirittura chiesto una sorta di gemellaggio, volto ad uno scambio di post, per instaurare un dibattito con un blogger di sinistra”.Andando oltre, la rete Robinik, che risiede a Brescia, ha voluto darci un saggio dell’unità e della funzionalità del network-4-CDL fornendoci il nominativo di un contatto milanese: Otimaster. Quello che lui ha creato è il classico esempio di blog personale, con un numero di 400 accessi singoli al giorno, in cui non si dibatte solo di politica, ma di quello che interessa al blogger (una sorta di diario di rete): America, tecnologia, politica, ecc… . Non è un giornalista di professione, né ha alcun interesse politico in prima persona. Lui, come dicevamo poco sopra, rappresenta l’esempio perfetto del blogger, ossia della persona che si vuole sentire partecipe e utile alla causa che perora e lo fa attraverso la sua testimonianza e le sue capacità. Ci sembra anche un po’ più disincantato (e in questo ci è parso molto più realista!) dei suoi colleghi sul ruolo che la Blogosfera avrà nelle prossime elezioni: “in America l’apporto dei blogger è stato davvero importante, in Italia, per me, è ancora presto per poter valutare. L’Italia non è al passo con l’America, come diffusione della cultura informatica. Forse questo fenomeno è esploso troppo tardi per incidere profondamente alla prossime politiche”. Per quanto riguarda Milano? “Per le comunali sono più ottimista. L’argomento è più delimitato e quindi c’è molto più margine d’azione in tempi ristretti, ma non vedo nulla all‘orizzonte”.Continuando nella nostra ricerca ci siamo resi conto che più ci si allontana dal centro (da ambo i lati), più i contributi si fanno radi.Siamo andati a chiedere spiegazioni di questo ad un giovane militante di Alleanza Nazionale, Tommaso Baschera (presidente di Azione Universitaria – destra in ateneo dell’Università Cattolica di Milano, nonché uno dei responsabili cittadini del movimento): “Lei rappresenta un gruppo di giovani, che quindi dovrebbero essere più portati alle nuove tecniche di comunicazione, che possiede una scolarizzazione medio-alta: per quale motivo avete un utilizzo così poco incisivo di Internet e un totale disinteresse per i blog?”. Ecco la risposta: “In realtà utilizziamo Internet, ma solo per un primo contatto. Per farci conoscere. La politica vera preferiamo farla nei nostri circoli, nelle nostre Federazioni”.Abbiamo chiesto maggiori delucidazioni e la risposta è stata chiara: “abbiamo un’alta concezione della politica. Su Internet tutto sembra diventare una sorta di rumore di fondo. Non vogliamo che un dibattito si trasformi in una conversazione da bar.”Ecco allora come il panorama ci risulti veramente eterogeneo, ma almeno una caratteristica di fondo che accomuna tutti questi comportamenti pensiamo di averla trovata. Volendo tirare delle conclusioni, ci sembra che, al di là dei punti di vista, tutti siano mossi da una seria volontà di migliorare la società e il proprio contesto. Non è un “lieto fine” smaccatamente buonista, come ci ha detto anche Alberto Biraghi a tal proposito: “ho fatto un blog per cambiare Milano perché vorrei che mia figlia avesse una città migliore in cui vivere”.Effettivamente tutti gli intervistati, nonostante le differenze del caso, vedono il loro operare nella rete (così come nella vita reale) come uno sforzo volto al medesimo scopo: contribuire ad un mondo migliore.Quanto e se questo slancio dal basso sarà capace di modificare concretamente il risultato delle prossime politiche e delle comunali, ad oggi è impossibile a dirsi. Su una cosa però siamo certi: la rete sta cambiando e con questa anche la società “reale”. La politica riuscirà a tenere il passo?Davide de Corzent media2000@tin.it |