I dati dei tanti minorenni presenti online devono essere tutelati, sui social network come sugli altri siti internet consultati. Per questo motivo, in California è stata studiata ed emanata una nuova norma che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio del 2015. Da quella data, tutti i siti internet visitabili dal territorio californiano dovranno essere dotati di un “pulsante dell’oblio” che permetta agli under 18 di poter cancellare ogni dato postato: una foto, una frase, un evento, dati personali, qualsiasi cosa. Non è ritenuto giusto che siti internet, applicazioni, servizi online e cellulari utilizzino dati dei “nati digitali” californiani per scopi pubblicitari, ricerche di mercato o che li conservino nei database.
Questa legge – sponsorizzata dal senatore dello Stato della California Darrell Steinberg e promulgata dal governatore Jerry Brown – spinge oltre il discorso del diritto all’oblio, legato dalle nostre parti soprattutto al mondo dell’informazione e alle banche dati dei giornali consultabili online, una sezione che comunque resta ancora poco regolamentata e giudicata caso per caso.
Nello stato che ospita la Silicon Valley, però, si è già avvertita la necessità di legiferare sul diritto all’oblio, tutelando particolarmente i minori. Chi è sotto i 18 anni potrà cancellare direttamente i propri dati (scomodi, offensivi, imbarazzanti) così da poter tutelare la propria persona negli anni a venire. Il “pulsante dell’oblio”, in realtà, esiste già nei social network principali (Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram) e praticamente in tutto il mondo, anche se una “traccia” resta ugualmente nelle memorie digitali. Per quanto riguarda post pubblicati da terzi, quella che è stata ribattezzata la “legge-gomma” permetterà ai giovani californiani di chiederne la cancellazione al tribunale competente, un po’ come avviene normalmente anche per gli adulti ma con un iter più breve.
Tutto questo servirà ai “nati digitali” di preservare la propria identità reale da eventuali errori commessi attraverso la propria identità digitale. È giusto, dunque, che su siti internet (soprattutto social network) non permangano tracce “storiche” che possano in futuro risultare anche scomode.
Dario Sautto
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