Prima puntata
Sono ormai passati più di 25 secoli da quando i filosofi hanno iniziato a discutere sul significato della realtà, qualcuno ha affermato che non esiste una cosa come la realtà, poiché ciò che è ora non è più quello di un attimo prima: un battito di ciglia in un occhio per esempio. Poi abbiamo chi sostiene che la realtà è qualcosa che possiamo solo percepire attraverso i nostri sensi e che i nostri sensi introducono una distorsione, quindi ciò che percepiamo è solo un’ombra della realtà.
Per il laico (ognuno di noi è un laico) la realtà è chiara, coincide con lo svegliarsi la mattina e aspettarsi di vedere ciò che abbiamo visto prima di andare a dormire. In caso contrario, siamo sorpresi. La realtà è lo spazio in cui viviamo e che ha senso per noi, lasciamo i discorsi oscuri ai filosofi.
Questo senso di vera “realtà” è così intrecciato alla nostra percezione del mondo che è la nostra percezione che crea (la nostra) realtà. Negli ultimi 100 anni i fisici hanno avuto una visione scientifica, misurabile, del mondo, di una realtà che non corrisponde alla nostra percezione: il fatto che ci sia un limite assoluto alla velocità, così che una volta che ti avvicini a quello il limite 1 + 1 è uguale a 1, non 2 !, o che qualcosa può essere in più punti allo stesso tempo e quindi la sua esistenza non è assoluta, ma dipende dal fatto che la stiamo osservando o meno……
Curiosamente, queste caratteristiche esoteriche della realtà hanno un effetto reale sulla nostra vita! Il GPS può funzionare solo perché gli ingegneri prendono in considerazione la dilatazione del tempo, come conseguenza delle diverse velocità in un determinato fotogramma di riferimento, i nostri occhi possono vedere perché gli effetti quantici rendono possibile la rodopsina nella nostra retina per intercettare i fotoni convertendoli in segnali elettrici per il nostro cervello. Solo pochi giorni fa un ricercatore mi ha spiegato il funzionamento di un giroscopio basato su fibra ottica che sfrutta l‘effetto Sagnac: fondamentalmente il fatto che un raggio di luce viaggerà sempre alla stessa velocità “c” indipendentemente dalla sua direzione (che è molto contro-intuitivo a proposito) e ciò che cambia è la fase, quindi avendo differenza in fase abbiamo interferenze tra due fasci di luce e questa interferenza può dirci la posizione relativa nello spazio di quei due fasci. Cito solo alcuni esempi ma in realtà ce ne sono molti.
Tuttavia, mentre ignoriamo l’oscura discussione sui filosofi dell’antichità, ignoriamo in modo simile la realtà fisica che sta dietro la nostra vita quotidiana, attenendoci a “ciò che percepisco è ciò che è”.
In questi ultimi anni, la tecnologia è diventata sempre più capace di ingannare i nostri sensi e questo crea un nuovo problema. Se ciò che percepiamo è ciò che sentiamo come reale, cosa succede quando questa percezione è distorta dalla tecnologia?
Prima di buttarci dentro, torniamo indietro per un momento. Al Future Direction Committee, FDC, della IEEE è stata creata un’iniziativa (due anni fa) per studiare le tecnologie che, in un modo o nell’altro, creano e distorcono la nostra percezione della realtà: benvenuti in Digital Reality.
Come suggerisce il nome, riconosciamo che questa non è “realtà”, è una creazione digitale, che usa bit e una varietà di modi per rendere quei bit in modo che possano essere percepiti, senza soluzione di continuità, dai nostri sensi.
A volte è una realtà digitale completa, o realtà virtuale, senza legami con la realtà “reale”, altre volte è una realtà digitale sovrapposta alla realtà reale, ciò che chiamiamo Realtà Aumentata, aumentata perché i bit si aggiungono agli atomi e creano una realtà mista.
Bisogna riconoscere che la tecnologia può creare una realtà diversa da quella a cui siamo abituati, una realtà digitale – digitale perché fa leva sui bit e che questa realtà digitale ha un’esistenza propria.
In un’iniziativa IEEE FDC parallela, dello stesso periodo, l’attenzione si è concentrata sull'”aumento” delle macchine contemporaneamente a quello degli umani: qui la chiave è la parola “simbiotico”. L’iniziativa vuole esplorare la fattibilità di una simbiosi tra uomini e macchine e le sue conclusioni.
Le parti cruciali di questa simbiosi sono:
- l’espansione (non solo la crescita) o l’intelligenza artificiale, rendendo le macchine sempre più consapevoli del proprio ambiente e contesto.
- la crescita delle protesi (usurate e incorporate) che sta aumentando gli umani e stanno diventando, non solo funzionalmente ma anche percettivamente, parte degli umani (il mio cervello nel tempo considererà una mano protesica, se ne avrò una, come parte integrante del mio corpo);
- la presenza di gemelli digitali, che collegano il mondo degli atomi (la realtà) al mondo dei bit (realtà digitale). (Prima puntata)