DARIO SAUTTO –
Vinton Cerf, uno dei padri fondatori della Rete, già alcuni anni fa si era posto il problema dei mega archivi online, delle possibili conseguenze che essi avrebbero potuto avere sulla vita delle persone e sulle tracce lasciate da ognuno di noi sulla rete. Lui pensava (e tuttora pensa) che “non è possibile uscire di casa per andare alla ricerca di contenuti da rimuovere dai computer della gente affinché il mondo si dimentichi di qualcosa”.
E Le Monde riporta un articolo del Washington Post: “LA NSA ha accesso a milioni di elenchi di email”. La fonte naturalmente è Snowden. In un solo giorno la NSA ha intercettato 444743 liste di contatti di Yahoo, 105068 di Hotmail, 82857 da Facebook, 33697 da Gmail e 22881 da altri fornitori di accesso. È l’agenzia stessa a fornire questi dati in un Power Point. Se queste cifre le proiettiamo su un anno, arriviamo a 250 milioni di liste. I dati raccolti comprendono indirizzi fisici, informazioni economiche e familiari ed in alcuni casi è anche possibile leggere le prime righe del messaggio. Le informazioni secondo il giornale americano vengono raccolte in tutto il mondo attraverso dei nodi. Questo mentre Facebook ti obbliga ad apparire nelle ricerche e Google annuncia che userà foto degli iscritti nel suo social network per pubblicità!
Un problema recente quello della diffusione di dati personali senza regole. La Reding parla di “diritto all’oblio” nel prossimo numero di Media Duemila evidenziando la necessità di regole condivise almeno in Europa. Le sentenze dei giudici continuano a basarsi sulle leggi esistenti e spesso ciò che si decide in Italia è diverso. Reputazione, privacy, informazione e censura, parole tutte da riscoprire.
A luglio la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito che “rimuovere un articolo dall’archivio di un sito d’informazione equivale a una censura, anche se un tribunale nazionale ha accertato una violazione del diritto alla reputazione”. La sentenza del 16 luglio 2013 sul ricorso n. 33846/07 riguarda un caso polacco sul quale la Corte di Strasburgo si è espressa così: “Anziché rimuovere l’articolo dall’archivio del giornale, è sufficiente inserire una nota che informi il pubblico della pronuncia dei giudici che hanno accertato il carattere diffamatorio dell’articolo”. Tutto questo perché “gli archivi web dei giornali sono protetti dall’articolo 10 della Convenzione che garantisce la libertà di espressione, ed hanno anche un ruolo centrale per il loro valore storico”. E, su un caso spagnolo, la Corte di Giustizia Europea ha spiegato che non si può nemmeno accusare Google – o un altro motore di ricerca – per l’eventuale violazione della privacy, poiché fornire uno strumento per la localizzazione dell’informazione ”non implica alcun controllo sui contenuti presenti nelle pagine web di terzi”.
Il problema del diritto all’oblio è venuto fuori da poco, grazie alla facile fruibilità degli archivi storici dei giornali e alla semplicità di ricercare fatti accaduti in passato e raccontati dalle cronache giornalistiche. Prima, in pochi si sarebbero sognati di recarsi all’emeroteca per spulciare i faldoni impolverati che contenevano gli archivi giornalistici e ricercare un fatto di cronaca passato. Per trovare un articolo di “interesse”, poi, ci sarebbero voluti anche giorni.
In California il problema del diritto all’oblio è già un passo avanti, travalica il muro dell’informazione e approda direttamente sui social network. Secondo Eric Schmidt di Google, i teenager corrono il rischio che “ogni loro errore rimanga indelebile online”. Così, una norma californiana – che entrerà in vigore nel 2015 – cercherà di tutelare i cosiddetti “nati digitali” che, pur essendo minorenni, usufruiscono già di Twitter, Tumblr o Facebook, rispondendo però alle norme degli adulti. Qui il problema è poter cancellare “errori di gioventù”, come una foto scomoda, la partecipazione a qualche evento “sbagliato”, cose che potrebbero pregiudicare la vita futura. Grazie alla cosiddetta “legge-gomma”, l’utente – se residente in California – al compimento dei 18 anni potrà richiedere la rimozione dalla rete di dati personali che considera “scomodi”.
Appuntamento giovedì 24 ottobre, presso la sede della Fieg di Roma (via Piemonte, 64) alle ore 15 per il Premio “Nostalgia di Futuro” dedicato alla memoria di Giovanni Giovannini.
Dario Sautto
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