Più di un secolo e non si direbbe: La Stampa con i suoi 150 anni è protagonista di due momenti dedicati al presente che guarda al futuro.
La fondazione Giovanni Agnelli apre al Talent Garden con Davide Dattoli che arriva anche a Torino e la villa, dimora del senatore Agnelli, diventa simbolo dell’innovazione.
Presso lo stabilimento del quotidiano torinese, acquistato dalla famiglia Agnelli nel 1926, si parla di Futuro dei giornali. Il gotha del giornalismo mondiale si è riunito per condividere modelli di business rivolti a contenuti che per la loro qualità non possono essere gratuiti.
Carlo De Benedettialla platea richiede di promuovere gli Stati Generali dell’Editoria, la prova generale è qui, la viviamo in questo pomeriggio dedicato a “The Future of Newspapers”. McLuhan diceva: “Il Futuro del Futuro è il presente”.
Ed in effetti Jeff Bezos,patron di Amazon racconta di aver comprato nel 2013 il Washington Post quasi per divertimento e di aver riportato i conti in pareggio grazie ad una gestione del tutto simile alla sua Amazon: concentrazione sul cliente.
Presente in sala all’inaugurazione del Talent Gardene poi al convegno sul futuro dei giornali Diego Piacentini, chiamato da Renzi a dirigere il team che deve traghettare l’Italia nel mondo del digitale, non accetta inviti. Pochissime le manifestazioni, non istituzionali da lui presenziate. Amazon è la sua azienda, per Bezos fa l’eccezione.
Oggi, 21 giugno 2017, chi è in questa sala è parte di un processo inesorabile. “Non si può fermare il futuro dice Bezos. Bisogna saltarci dentro. Anche se significa che il giornale stampato su carta diventa un lusso, un oggetto da esibire. Un po’ come possedere un cavallo.
Derrick de Kerckhove seduto accanto a me commenta: “McLuhan diceva che ogni nuovo mezzo di comunicazione trasforma il precedente in una forma d’arte. Ci siamo”.
Varrebbe la pena approfondire la questione delle piattaforme, la carta è una delle tante oggi a disposizione?
Nessuno ne parla. E’ certo però che l’ultimo numero del New York Times non sarà stampato nel 2018.
Il DNA dei giornali è sempre lo stesso, il business model è cambiato. Qualità – Fiducia – correttezza sono le competenze che servono per aggredire il mercato, ma come coniugarle in un mondo dove il territorio (digitale) è proprietà di pochi che lo affittano?
Facebook e Google, i giganti del presente, i feudatari, ma anche mezzi per raggiungere più utenti, rappresentano gli avversari ed anche un’opportunità. Tutto è il contrario di tutto, il ché significa che la relazione è ancora tutta da costruire.
Il modello Economist che ha saputo ampliare il parco di abbonati è un esempio, così come i giornali di nicchia Il Politico e The Information che vivono su abbonamenti con un costo molto sostenuto. In questo caso il prodotto è un servizio di approfondimento, la lingua inglese aiuta. In Italia, sarebbe possibile vendere un abbonamento annuale a 15mila euro?
Il nuovo gruppo Gedi, nato dalla fusione de la Stampa con il Gruppo Editoriale L’Espresso è già la novità dell’oggi. Ricorda la lezione di Andrew Ross Sorkin “Too big to fail”.
La proposta concreta di De Benedetti passa a Paolo Gentiloni che arriva per la cena a Palazzo reale e cita Mark Twain. La verità è un bene prezioso, non bisogna sprecarla. Il problema oggi è capire dov’è questa verità.