di ELEONORA FRANCESCHINI –
“Azioni per la crescita e per l’occupazione”: più volte il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha insistito sulla necessità di questi provvedimenti, tanto per l’Unione europea, quanto per l’Italia.
E per il nostro Paese finalmente qualcosa si è mosso. Lo scorso 4 ottobre il decreto legge per lo sviluppo ha avuto il via libera del Governo: è un grande passo avanti per l’Agenda Digitale e una grande soddisfazione per il premier Monti, che spera di colmare il gap tecnologico dell’Italia.
Sono molti i punti di forza del decreto, pubblicato il 19 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale, tra i quali spicca il “pacchetto start-up”. Sebbene secondo Alberto Onetti di Mind the Bridge – fondazione californiana che aiuta le imprese italiane a trovare il loro spazio a Silicon Valley – ci sia una visione ancora troppo nazionalistica e poco attenta ai contatti e alle relazioni con l’estero, gli aspetti positivi del decreto sono stati illustrati durante un evento organizzato dallo studio legale Cleary Gottlieb.
<<Per realizzare la normativa abbiamo dovuto creare un set di regole e norme spesso in contrasto con quelle esistenti. Abbiamo puntato sull’innovazione e toccato le start-up a 360 gradi, seguendole dalla nascita alla crescita>>, ha notato Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del Ministero dello sviluppo economico. Le agevolazioni si applicano a imprese nuove con sede in Italia, che non hanno distribuito utili e caratterizzate dall’innovazione: devono, cioè, come spiegato dall’avvocato Paolo Rainelli, <<avere nello statuto la produzione di valori o servizi ad alto contenuto tecnologico>>. Perché questo requisito sia riconosciuto, le imprese possono investire almeno il 30% della produzione in ricerca o sviluppo, avere un terzo dei collaboratori altamente qualificati o possedere titolarità o licenza di privativa industriale. Per beneficiare delle agevolazioni, le aziende già esistenti possono dichiarare di possedere i requisiti necessari per essere considerate start-up innovative entro 60 giorni dalla conversione del decreto in legge.
Carmelo Fontana, legale di Google, ha illustrato le nuove opportunità di retribuzione per i dipendenti. Il loro salario sarà costituito da una parte fissa ed una variabile, relativa anche ad azioni e titoli partecipativi che potranno essere emessi per la prima volta anche dalle Srl; questo tipo di compensi potrà essere attribuito pure ai fornitori di servizi delle società: <<E’ un grande passo per il work for equity>>, ha notato Fontana.
Interessanti, oltre che attese, le normative inerenti i contratti: le start-up potranno assumere personale con contratti a termine, con un limite di 6 mesi e un massimo di 36, rinnovabili più volte anche senza soluzione di continuità. Riguardo il regime fiscale, come illustrato dall’avvocato Vania Petrella, le start-up innovative “godranno di un incentivo all’investimento”: le deduzioni e le detrazioni saranno limitate nel tempo e gli strumenti di equità saranno esentati fiscalmente purché rispettino condizioni specifiche.
Il decreto, infine, non manca di considerare le difficoltà che le start-up possono incontrare. Queste aziende avranno a disposizione 24 mesi per ricapitalizzare e in caso di sovra indebitamento avranno due valide alternative al concordato preventivo e al fallimento: potranno stipulare un accordo con i creditori per decidere il termine entro cui saldare i debiti o procedere alla liquidazione dell’intero patrimonio.
Eleonora Franceschini
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