Due intellettuali si confrontano sul ruolo e la responsabilità dello scrittore nella società contemporanea. In equilibrio tra rischi di derive retorico-populiste e volontà di incidere sul reale.

La parola, veicolo di conoscenza e informazione, sembra oggi aver perso il proprio potenziale critico, la sua fondamentale funzione di stimolo. Negli ultimi due decenni l’informazione giornalistica e la televisione l’hanno ridotta a puro strumento retorico, volto a creare consenso oppure a offrire slogan di facile presa. Lo scrittore può ancora contribuire alla crescita di una coscienza democratica diffusa e matura? O siamo condannati a subire questo svuotamento di significato? Pascale e Rastello affrontano il difficile rapporto tra intellettuale e società, partendo da un assunto di base: l’impegno oggi più urgente è quello di allontanare la parola dalla retorica e dalla spettacolarizzazione, in modo che si riappropri della propria natura di strumento conoscitivo.

Autori:

Antonio Pascale| giornalista e scrittore, ha pubblicato con Minimum Fax, Einaudi e Laterza; collabora con numerose testate giornalistiche, tra cui “Il Mattino” e “Limes”.

Luca Rastello| i suoi libri sono pubblicati da Einaudi, Bollati Boringhieri e ChiareLettere. Ha scritto per “Diario” e diretto “Narcomafie”. Attualmente collabora con “la Repubblica”.

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