di GIULIA BELARDELLI

Negli Stati Uniti, patria del giornalismo libero e culla del web journalism, quattro esperti si interrogano sullo stesso quesito: “Può la natura incontrollata di Internet rappresentare una minaccia per la nostra società, o addirittura per la democrazia?”.

Il dibattito, organizzato presso il Press Club di Washington D.C. dal Miller Center of Public Affairs della University of Virginia, ha visto contrapporsi due approcci diversi. Da un lato quello di Farhad Majoo, autore del libro True Enough – Learning to Live in a Post Fact Society, editorialista del magazine Slate e opinionista di New York Times e Time Magazine, e Andrew Keen, imprenditore della Silicon Valley, autore di The Cult of the Amateur – How the Internet is Killing Our Culture. Secondo entrambi l’informazione su Internet, per quanto abbia il vantaggio di raggiungere un numero sempre maggiore di persone, presenta dei rischi in materia di accuratezza e completezza delle notizie. Rischi che, dal loro punto di vista, possono tradursi in una minaccia per il dibattito pubblico in un’arena democratica.
Di tutt’altro avviso è Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, l’enciclopedia libera, internazionale e partecipativa di Internet, per il quale il Web è sinonimo di democraticità e libero accesso all’informazione. Con lui è Micah Sifry, cofondatore ed editore del Personal Democracy Forum, conferenza annuale supportata da un sito Internet che si occupa di analizzare il modo in cui la tecnologia sta cambiando la politica.

Il quadro: l’informazione su internet negli Usa. Secondo gli esperti del Miller Center, oggi l’80% degli americani considera Internet una fonte cruciale di informazione. Tra questi, sono sempre di più coloro che posizionano il Web al primo posto nella gerarchia delle fonti, prima di televisione, giornali e radio. I media tradizionali, con la loro dipendenza dagli editori e il naturale orientamento verso le deadline, sono spesso visti come condizionati e non sempre aggiornati. D’altro canto l’informazione su Internet, con la sua vocazione polifonica e plurale, è da più parti accusata di lacune dal punto di vista dell’accuratezza e della veridicità dei fatti.

Farhad Majoo: “Il rischio è relazione simbiotica tra lettori e giornali on line”. Nel suo “attacco” a Internet come fonte di informazione Farhad Majoo parte da una considerazione di carattere psicologico: “Tutti gli esseri umani hanno la tendenza psicologica innata a scegliere persone e fonti di informazione che rafforzino le loro convinzioni più radicate”. Secondo l’editorialista di Slate, ci sono numerosi studi che dimostrano la validità di questa osservazione, anche per quanto riguarda il giornalismo. “La questione – ha spiegato durante il dibattito – è che, con la proliferazione delle fonti caratteristica dell’era di Internet, questa tendenza sta aumentando. In altre parole, sono sempre di più le persone che si rivolgono quasi esclusivamente a fonti di notizie che riflettono le loro opinioni. L’altra faccia del problema è che network e giornali, dal canto loro, rispondono a questo trend assecondando le aspettative del pubblico. In questo modo – ha aggiunto Majoo – si crea una sorta di relazione simbiotica in cui i siti di news dicono al lettore ciò che questi vuole sentirsi dire, e quest’ultimo si rivolge a loro perché vi trova ciò che si aspetta”.

Jimmy Wales: “Il dialogo è sempre un bene per la democrazia”. Per Jimmy Wales, Internet è il riflesso del processo democratico: persone diverse che, seppur virtualmente, si incontrano, discutono e provano a tramutare le loro idee in realtà. “Il tutto – ha detto il fondatore di Wikipedia – all’insegna di due principi fondamentali: impegno e passione”. “Sulla Rete abbiamo tante strade e tante piazze in cui la gente può trovarsi per dar vita a questo processo virtuoso. Wikipedia ne è un esempio: ad avere la meglio, alla fine, non è questo o quel punto di vista, ma la definizione più ampia possibile di un determinato concetto”. Wales fa anche una critica ai media tradizionali, accusati di lasciare poco spazio alle analisi neutrali dei fatti. “È per questo che i cittadini preferiscono il Web: piuttosto che accendere la televisione e vedere due politici che si danno dell’idiota a vicenda, scelgono di navigare in Rete, esprimere la loro opinione e sentire cosa altre persone razionali hanno da dire”.

Andrew Keen: “Internet è una tecnologia, ha bisogno di professionisti e autorità”. Convinto detrattore di Internet come strumento democratico, Andrew Keen ha preso di mira il fondatore di Wikipedia e la sua definizione di democrazia. “Per fortuna la nostra società si fonda sulla democrazia rappresentativa, non su quella diretta. La politica, per essere giusta, ha bisogno di figure professionali altamente qualificate in grado di prendere decisioni per la comunità. È proprio questo livello di professionalità ed esperienza che manca nella Rete”. Secondo Keen, il problema non è la tecnologia di Internet in sé e per sé, ma la lettura che se ne dà. “Per sua natura Internet è piatto, senza centro né autorità. E la verità – ha aggiunto – è che ogni democrazia ha bisogno di autorità”.

Micah Sifry: “Oggi tutti possono partecipare al discorso pubblico: è merito di Internet”. Per Micah Sifry, cofondatore ed editore del Personal Democracy Forum, Internet è linfa vitale per la democrazia perché espande e arricchisce la libera circolazione di idee e informazioni. “È ciò che si afferma nel primo emendamento: difendere e promuovere in tutti i modi la libertà di stampa. La grande novità di Internet è che ha messo la stampa nelle mani di ognuno di noi. Oggi, a differenza del passato, tutti hanno la possibilità di partecipare attivamente alle conversazioni pubbliche. Dieci anni fa solo chi era ricco e potente poteva avere uno spazio e dire la propria. Ora si sta compiendo una rivoluzione”.

Giulia Belardelli

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