A che punto siamo in Italia? Qual è, oggi, il reale impatto dell’innovazione tecnologica sulla vita dei pazienti, ma anche sul lavoro di medici e infermieri e sulla gestione delle aziende sanitarie? Siamo partiti da queste domande per realizzare la ricerca sui Livelli di Innovazione Tecnologica in Sanità (LITIS), che è stata presentata a Roma il 25 febbraio scorso. Una ricerca che nasce dalla stabile collaborazione tra FORUM PA e Federsanità ANCI, impegnati già dal novembre 2008 in un percorso per la costituzione di un Tavolo di lavoro permanente sull’innovazione in sanità che coinvolga i direttori generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere e i vertici regionali deputati. La ricerca LITIS rappresenta una novità assoluta nel panorama italiano, perché per la prima volta sono stati coinvolti i direttori generali delle aziende sanitarie, ai quali abbiamo chiesto, non di fornirci indicazioni sulla presenza di strumenti tecnologici e infrastrutture informatiche all’interno della loro azienda, ma di entrare nel dettaglio dei processi e servizi innovativi realmente attivati e fruibili da cittadini, medici e altro personale socio-sanitario, manager e personale amministrativo (prescrizioni elettroniche, certificati digitali, Fascicolo Sanitario Elettronico, gestione integrata delle patologie, telemedicina). E la risposta è stata superiore alle aspettative: ben 147 direttori generali su 220, quindi un campione ampissimo, hanno contribuito a tracciare una fotografia inedita e molto dettagliata sullo stato e la diffusione della sanità elettronica nelle strutture pubbliche italiane. La ricerca si è avvalsa del supporto metodologico del CNR ed è stata realizzata in stretta collaborazione con il Dipartimento per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Tecnologica del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. È soprattutto uno il dato che emerge: molte aziende possiedono già gli strumenti necessari per sviluppare pienamente la sanità elettronica (ad esempio infrastrutture e applicazioni software in grado di produrre documenti digitali), ma non le sfruttano appieno e, perciò, sono in grave ritardo nella realizzazione di processi e servizi innovativi. Esistono, quindi, grandi potenzialità di sviluppo, ma per ora sono pochi gli effetti dell’innovazione tecnologica in sanità sulla vita quotidiana dei cittadini, soprattutto se si fa il confronto con altri settori. Vediamo, ad esempio, che il pagamento del ticket via Web è disponibile soltanto nel 7% delle aziende sanitarie; una differenza davvero notevole rispetto all’e-banking, offerto dalla quasi totalità delle banche italiane. Più diffusa è invece la possibilità di prenotare gli esami via Web, offerta dal 22% delle aziende, anche se spesso riservata soltanto ad alcune tipologie di prestazioni. Anche in questo caso, tuttavia, il confronto con un’altra applicazione di Internet, ossia la prenotazione di viaggi (biglietti aerei, ferroviari, traghetti, hotel, e così via) è decisamente a sfavore della sanità. Se si guarda poi al passaggio dalla carta al digitale per ricette e certificati, anche qui le percentuali non sono elevate: la ricetta elettronica interessa il 22% dei medici di famiglia e il 20% di quelli ospedalieri, mentre i certificati digitali sono presenti, in forme sperimentali, solo nel 5% delle aziende sanitarie. La telemedicina, poi, ovvero la tecnologia applicata alla cura a distanza dei pazienti, riguarda un numero davvero marginale di cittadini. Ma, se questi sono i dati attuali, ci sono notevoli margini di miglioramento; le basi strutturali, infatti, fanno ben sperare: molto buona, ad esempio, è tra gli operatori la diffusione di strumenti per la condivisione dei dati clinici (71% delle aziende) e la presenza di meccanismi di collaborazione per la notifica elettronica di eventi di rilevanza socio-sanitaria (50%). C’è anche un buon utilizzo di documenti con firma digitale (36% delle aziende). Un quarto delle aziende sanitarie (24%) impiega al proprio interno il Fascicolo Sanitario Elettronico/Dossier Sanitario, anche se poi la percentuale si dimezza (12%) nel caso dei medici di famiglia. Da notare, infine, il forte divario geografico riscontrato nella ricerca: sono state individuate 5 classi per indicare il livello di innovazione tecnologica in sanità raggiunto dalle aziende. Nessuna azienda del Sud risulta nella fascia di eccellenza, mentre vi rientra il 50% delle aziende del Nord-est. Insomma, il fenomeno dell’innovazione tecnologica in sanità risulta estremamente disomogeneo e necessita di politiche e strategie di ampio respiro, che puntino sull’innovazione non in modo episodico, ma secondo un approccio che garantisca un impatto reale sulla vita dei pazienti, sul lavoro degli operatori e sulla gestione delle aziende sanitarie. In quest’ottica, il modello relativo ai livelli di innovazione messo in piedi da Federsanità ANCI e da FORUM PA con la ricerca LITIS vuole offrire un punto di riferimento per poter misurare, d’ora in avanti, i progressi fatti da ciascuna struttura e, sulla base di questa misurazione, pianificare gli interventi di innovazione all’interno di un processo di governance condivisa.

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Gianni Dominici | Direttore Generale FORUM PA

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