“Di fronte alle sirene dei populismi, complice la disinformazione, abbiamo bisogno di una cultura costituzionale e per questo l’opinione pubblica deve essere informata chiaramente e correttamente per comprendere gli inganni che spesso si celano dietro tecnicismi giuridici e urla faziose”.
Come arrivare allo scopo? Facendo conoscere le attività della Corte costituzionale.
Donatella Stasio durante la presentazione del libro “Storie di diritti e democrazie. La corte costituzionale nella società”, scritto con Giuliano Amato, sottolinea, più volte, la necessità di condividere con le masse il lavoro delle Corti Costituzionali, baluardo a salvaguardia della democrazia: “Una costante alfabetizzazione costituzionale – ha sottolineato Donatella Stasio – è più che mai necessaria”.
Un pomeriggio presso la sede dell’ordine Nazionale dei Giornalisti dedicato ad un argomento di attualità nel mondo globale che ha coinvolto oltre gli autori del libro “Storie di diritti e democrazie. La Corte costituzionale nella società” edito da Feltrinelli anche l’onorevole Ferdinando Casini, i giuristi Marta Cartabia, Giovanni Maria Flick e Giuliano Amato.
In effetti, come è stato detto da tutti i relatori, questo organismo dalle cui funzioni dipende la democrazia è poco conosciuto dal grande pubblico.
Donatella Stasio ha riportato l’esempio di Netanyahu che voleva normalizzare la Corte Suprema, una delle corti più famose per la sua coraggiosa giurisprudenza a tutela dei diritti delle minoranze e ha precisato che “nel mondo siamo di fronte a una regressione democratica senza precedenti, con carattere inediti, perché non ci sono colpi di Stato, non ci sono insurrezioni, né rivoluzione, la democrazia viene erosa attraverso interventi normativi che singolarmente non sembrano pericolosi, dall’interno delle maggioranze politiche dei governi in carica e democraticamente eletti e supportati da un ampio consenso elettorale”.
C’è il rischio di un progressivo svuotamento della democrazia costituzionale secondo Stasio, anche attraverso l’attacco all’indipendenza dei giudici che conduce verso autocrazie “o quelle che con un ossimoro vengono definite democrazie illiberali la cui caratteristica è di essere guidate dal leader carismatici che pretendono di parlare in nome del Popolo della nazione”.
“La sfida di questa epoca è arginare le migrazioni democratiche che si presentano attraverso la negazione del pluralismo. Cittadini, media, giuristi e Corti costituzionali devono essere capaci di vedere arrivare il cambiamento – conclude la giornalista autrice -. In Germania, Francia, Austria, Canada sono scese in campo a garanzia dei diritti del pluralismo, delle minoranze. Eppure quando io sono arrivata alla Corte costituzionale ho scoperto che solo il 15% degli italiani la conosce. C’era e c’è un’enorme vuoto informativo da colmare”.