Siamo tutti immersi in un vortice di parole, ma non le solite. A casa, al lavoro, al gioco, per strada e attraverso i media condividiamo l’oceano delle parole con un nuovo protagonista: la parola generata dalla macchina.
ChatGPT e le sue sempre più numerose varianti ci stanno sommergendo di invenzioni linguistiche oracolari. Il problema è che laddove si poteva dubitare degli oracoli, anche se non sempre impunemente, ci saranno sempre meno motivi o opportunità per dubitare delle macchine. Esse hanno dimostrato la loro superiorità rispetto alla conoscenza e al giudizio umano in un numero sufficiente di settori critici quali l’istruzione, la sanità, la finanza, la politica e non dimentichiamo il settore militare.
L’ultimo sviluppo dell’IA sta portando la competizione uomo macchina a un nuovo livello.
Il linguaggio umano viene fagocitato dalla trasformazione digitale.
Il ruolo del linguaggio è in discussione ora che l’IA generativa può produrlo con un input minimo da parte dell’uomo.
Con poche parole come spunto, l’intelligenza digitale può creare poesie “alla maniera di…”, redigere documenti scientifici simili a,  scrivere memorie per i politici come è successo in questi giorni, programmare software funzionanti, creare musica o immagini. Molti i vantaggi e i pericoli nuovi.
Meccanizzare il linguaggio significa prenderne il controllo e, con questo controllo, gestire gli esseri umani come Stanley Kubrick aveva in qualche modo previsto con HAL, il sistema operativo della missione spaziale in 2001. Ciò che molti temono oggi è che l’IA si impadronisca del potere quasi algoritmico del linguaggio colonizzando gli esseri umani per servire interessi che hanno poco o nulla a che fare con gli obiettivi umani.
Noi di Media Duemila non condividiamo questo timore, avendo osservato e studiato diversi casi di cambiamenti sociali guidati dalla tecnologia e avendo concluso che, dopo le prevedibili lotte e i disagi che ogni transizione comporta, le società umane hanno alla fine recuperato un equilibrio, una nuova ecologia che è quella che esploriamo. Sembra più plausibile che l’IA stia diventando essa stessa la chiave di transizione tra i sistemi di scrittura e il sistema operativo digitale. Senza dubbio occorre prestare attenzione, cura e regolamentazione alla distribuzione e all’uso delle nuove tecnologie di riferimento dell’IA, ma non si deve essere guidati dalla paura. Attualmente, il gatto è fuori dal sacco, per così dire, centinaia di milioni di persone hanno assaggiato il nuovo frutto. Non si può tornare indietro, ma guardiamo avanti e guidiamo il pianeta Terra in una direzione migliore.
E come disse Giovanni Giovannini nel 1983, anno di nascita di Media Duemila: “Esaltare e demonizzare la tecnologia sono entrambi atteggiamenti comunque sbagliati perché ciò non fa che enfatizzarne il potere. E’ giusto invece mettere al centro di tutto questo l’umanità e le innumerevoli scelte che deve fare quando si confronta con le nuove tecnologie”.
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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".