Le statistiche europee dicono che gli italiani comprano poco online, relativamente ai consumatori degli altri Paesi Ue: il computer, la carta di credito, gli azzardi della consegna dei prodotti sono tutti fattori disincentivanti per molti di noi. Però, le statistiche dicono pure che gli italiani, un po’ per volta, e certo in ritardo, si stanno abituando allo shopping online: in un anno l’e-commerce è aumentato del 22%, con oltre 200 milioni di transazioni, per uno scontrino medio di 90 euro. A fare da traino, i viaggi in aereo e in treno, ma non solo.
Lo si capisce anche dalla pubblicità televisiva, dove i siti di vendita stanno ormai facendo la parte del leone e intensificano i loro messaggi. Segno che sentono di poter ormai andare alla conquista d’un pubblico più ampio e ‘generalista’; e pure non più giovane, visto che la tv, in Italia, la vede soprattutto chi ha 60 anni o più.
L’ultimo rapporto Net Retail di Netcomm, di cui l’ANSA diede per prima notizia il mese scorso, stima che oltre 22 milioni di italiani hanno effettuato almeno un acquisto online nella loro vita (quasi il 40%, una percentuale altissima). La rilevazione è fatta in collaborazione con Human Highway, Banzai, Postecom e QVC.
Gli acquirenti online abituali sono 11 milioni (almeno una volta al mese), un quarto dei quali circa ha fatto negli ultimi sei mesi acquisti da dispositivo mobile. Gli e-shopper hanno in media 40 anni, sono per il 57% uomini –un dato che mi sorprende- e pagano sempre meno alla consegna e sempre meno col contante.
Tuttavia, l’e-commerce, “nonostante la crescita e i volumi significativi, è ancora limitato a poco più del 2% del valore complessivo dei consumi delle famiglie italiane (abitazione esclusa)”. E se la crescita dovesse continuare a un tasso intorno al 20% annuo, il Net Retail varrà in Italia 50 miliardi di euro nel 2020, il 7% dei consumi al dettaglio.
Man mano che l’e-commerce cresce, cambiano pure le abitudini per genere e per età. I non più giovani online fanno soprattutto gli acquisti per la vita di ogni giorno, mentre gli ‘under 40’ guardano soprattutto a servizi e prodotti per il tempo libero. E prodotti in passato tendenzialmente “rosa” – coupon, biglietti per il cinema, libri cartacei – ora sono maschili. Mentre le donne restano prevalenti nell’abbigliamento e nel settore dei cosmetici.