La professionalità e la specializzazione utili a trasmettere correttamente le informazioni di importanza vitale esaltano il lavoro del giornalista.
Il futuro del lavoro passa per una corretta integrazione dei fondamentali della professione con la specializzazione. I giornalisti infatti non sono, né possono essere tuttologi. Il valore della conoscenza deve essere riconosciuto anche nel tempo ed i giornalisti possono ribadirlo rimettendosi in gioco.
Chi esercita la professione non è un piazzista di messaggi qualsiasi. Per questo c’è la pubblicità.
La professione e la società hanno bisogno di professionisti che siano – attraverso l’offerta di informazione qualificata e certificata -. Catena di un valore che si autogenera attraverso le menti che collaborano.
Con l’Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila siamo sempre a scrutare le avanguardie, l’innovazione perenne che caratterizza i nostri giorni. Nello speciale di Media Duemila dedicato a fake news e salute diamo spazio all’importanza della vita biologica e a chi la racconta, un contesto in cui la capacità professionale, la competenza e soprattutto le specializzazioni fanno la differenza, come si legge negli interventi che abbiamo raccolto.
L’Agcom ha presentato nel mese di novembre di quest’anno il rapporto “News vs. fake nel sistema dell’informazione” durante il convegno Agcom dedicato ai “Giornalismi nella società della disinformazione”. Avendovi partecipato come relatore, potendo ascoltare inoltre illustri protagonisti dei nostri giorni, pare di poter dire proprio che questi punti siano oggi assai condivisi nel mondo della professione, dell’editoria, della cultura.
Nel rapporto Agcom si legge che: “In Italia, il 57% della produzione di contenuti fake news riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% argomenti di carattere scientifico. Si tratta di tematiche che presentano un forte impatto emotivo, possono risultare divisive e spesso, come nel caso delle notizie su scienza e tecnologia, non vengono trattate adeguatamente dal sistema informativo tradizionale”.
Il punto è proprio questo: trattare adeguatamente e correttamente qualsiasi notizia ma soprattutto quelle che incidono sulla vita e sui comportamenti delle persone e di intere comunità. Molti media hanno ritenuto necessario aprire l’informazione generalista a rubriche e inserti specializzati per trattare le tematiche della salute delle persone.
L’Asmi (Associazione Stampa Medica), per la sua parte, ha costituito un gruppo di giornalisti specializzati che provano a fare punto comune di riferimento.
Non mancano difficoltà nel trattare notizie che riguardano la salute, i medici e le medicine, anche perché “nella catena” di produzione delle notizie nelle redazioni dei media diverse sono le sensibilità e gli obiettivi dei progetti editoriali, talvolta attratti da modelli di comunicazione che privilegia gli effetti speciali sulla complessità e concretezza delle cose.
Ed è per questo che ancora di più occorre un giornalismo professionale che si imponga per le competenze, per la credibilità e che sia basata sull’etica della conoscenza.
In questo mondo che evolve, dove il giornalismo cede o perde per strada talune delle sue principali peculiarità, è indispensabile dare un senso e un valore alla specializzazione, aprendosi sempre di più all’esercizio del dovere di accogliere nuove conoscenze, di restare aggiornati, di proporsi con adeguata preparazione, tanto più quanto le materie trattate sono sensibili per la vita delle persone.
Sanità e farmaci non possono essere affrontati con gli stessi approcci e gli stessi linguaggi della competizione politica o di un talk show. Nel tempo della cosiddetta algocrazia, dei torrenti impetuosi d’informazione, spesso mossa da algoritmi misteriosi, il giornalismo, in tutte le sue espressioni, è in crisi. I problemi di riposizionamento del lavoro, della professione e del suo reddito si sommano a sempre nuove difficoltà crescenti.
È vero, purtroppo, che due punti di criticità per il giornalismo professionale emergono su tutti: l’assenza di uno stabile e diffuso modello di business che sorregga un’occupazione rispettata e dignitosamente remunerata per la sua attività e l’assenza della consapevolezza della necessità di un umanesimo digitale.
A questo punto è evidente che abbiamo bisogno di consapevolezza e di regole nuove. Le specializzazioni sono un arricchimento per la professione, richiedono una robusta formazione, sono fondamento di garanzia per i lettori e i radio e video ascoltatori.
La verifica delle fonti è essenziale sempre e ancor di più ora che sono diventate, apparentemente, infinite e a disposizione, con la rete, di immense moltitudini. Il giornalismo può riscoprire un ruolo nuovo e indispensabile nel selezionare le informazioni corrette, nel proporre con autorevolezza il confronto, nel presentare i risultati del progresso scientifico.
Saper utilizzare i big data diventa indispensabile.
Servono, inoltre, percorsi di formazione adeguati su cui far rifiorire il giornalismo di inchiesta, e di approfondimento, accanto a nuovi modelli di business editoriale che possano sostenere un lavoro professionale qualificato e credibile.
Il tema delle risorse non e secondario. L’informazione di ricerca e di inchiesta ha bisogno di essere sostenuta, in maniera trasparente. Sono benemerite organismi, fondazioni, istituzioni che con spirito veramente umanitario, nel senso di attenzione e promozione dei diritti umani, vorranno dare una mano a far vivere questo tipo di giornalismo nel tempo della confusione universale.
L’innovazione è permanente e non è solo tecnologica.