“Fate le leggi e noi le rispetteremo” dice il presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt, all’OCSE che dichiara guerra ai paradisi fiscali ed indirettamente, dunque, a tutte le OTT che si arricchiscono in Europa e pagano non si sa dove. Mentre gli editori, ormai alle corde, lanciano un appello al nuovo governo per una riforma di settore senza per questo chiedere sussidi. Quale può essere la politica industriale capace di frenare la flessione produttiva e cogliere le occasioni di sviluppo senza interventi a pioggia? Secondo noi prima di tutto il prodotto.
Le versioni su iPad dei maggiori quotidiani sono la copia del giornale cartaceo. Noi ne compriamo due “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica”. Le pagine sono tante che ti viene l’angoscia, troppe anche in digitale. Giovanni Giovannini, agli inizi di questo secolo, sosteneva che i quotidiani dovevano diminuire le pagine. Oggi alzandoci un’ora prima del dovuto, noi abituali divoratori di righe, non riusciamo a leggere tutto quanto vorremmo. In più bisogna controllare la versione free di entrambe le testate perché altrimenti non sei aggiornato.
Caparbiamente per un periodo abbiamo continuato a comprare la carta, poi siamo passati all’iPad ed alle versioni chiuse da downloadare, oggi pensiamo sempre più spesso che possiamo fare a meno dell’abbonamento per essere informati. Domenica scorsa il fondo di Scalfari era su Repubblica.it alle 13.00. Alcune notizie interessanti sui comportamenti sociali della gente dentro e fuori la Rete spesso le troviamo solo nelle versioni online, libere. Siamo abbonati da più di un anno e nessuno di noi è riuscito a trovare il tempo di leggere il magazine serale di Repubblica sebbene la grafica sia accattivante. Allora? C’è bisogno di un prodotto nativo per aggeggi digitali.
Altrimenti la sirena Google acquisterà sempre più adepti perché incanta, produce servizi su misura e ti facilita la vita. Ecco perché presto acquisterà il palazzo di via Solferino che giustamente il sindaco Albertini ha dedicato come destinazione all’Editoria. Paradossalmente, chi non ha bisogno di stare in centro, per un contatto diretto con i cittadini, ci sarà ed i giornalisti, che dovrebbero vivere di questo, saranno lontani dal cuore pulsante della città.