Intervento di Arcangelo Iannace (Dirigente Fieg) al corso di formazione dal titolo: “Da Internet all’Intelligenza Artificiale Generativa: giornali e giornalisti alla sfida della creatività” organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti.

“Oggi celebriamo con questo corso di formazione i 40 anni di vita della rivista Media Duemila, ragione che mi impone di sottolineare che nel 1983, Giovanni Giovannini, allora presidente FIEG, ha fondato la rivista e la scuola di giornalismo della Luiss con Guido Carli, presidente dell’Università di Confindustria. Con Maria Pia Rossignaud che dirige Media Duemila, siamo stati allievi del primo anno di questo corso che ha segnato la svolta nell’accesso alla professione giornalistica.

Dico questo perché Giovanni Giovannini, docente della scuola solo nel 1983, ci portò in visita aIl Tempo, quotidiano con sede di fronte a Palazzo Chigi, ci introdusse all’allora direttore Gianni Letta e davanti alla linotype disse: “Voi siete testimoni di un passaggio epocale, perché siete fra gli ultimi a vedere quella che è la storia attuale del giornale che si stampa con la linotype, ben presto, però, anch’essa diventerà la preistoria dell’editoria italiana”.

Era l’epoca, infatti, in cui si stava passando dai sistemi delle linotype a caldo ai sistemi editoriali a freddo ed aggiunse “che la velocità del cambiamento avrebbe stupito tutti”.

Ed oggi siamo qui per capire come affrontare il cambiamento che corre, il mio è il punto di vista delle imprese FIEG in merito all’avvento dell’IA nell’editoria giornalistica.

In particolare, condivido una sorta di sintesi dell’audizione del 7 novembre 2023 promossa dal Comitato presieduto da Giuliano Amato, istituito dal dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio. Premetto che l’IA è già uno strumento in uso nelle redazioni delle testate dei quotidiani, dei periodici e delle agenzie di stampa: consente di automatizzare i processi ripetitivi liberando tempo. Permette, dunque, a chi fa il giornale di dedicarsi ad altre attività indispensabili per migliorare il prodotto e in più consente di analizzare grandi quantità di dati e in tempo reale così da produrre informazione verificata. Altre opportunità sono collegate alla personalizzazione dell’offerta di prodotti editoriali, pratica che permette di creare contenuti maggiormente rispondenti alla domanda di informazione da parte degli utenti lettori.

In sintesi, l’impiego di IA consente prima di tutto di sviluppare la creatività editoriale in maniera tale da produrre contenuti originali e innovativi implementati con nuovi formati multimediali; ed in secondo luogo induce un aumento della produttività perché semplifica i processi liberando i giornalisti dalle attività che sono ripetitive e permette loro di concentrare le energie su attività che creano maggior valore aggiunto.

Questa nuova catena del valore per crescere ha bisogno che gli editori sviluppino una rete di collaborazione con gli operatori tecnologici specializzati nel mondo dell’IA ed anche che si possa sostenere un investimento cospicuo nella ricerca e nella formazione.

Ho parlato finora di opportunità ma esistono anche rischi. L’uso dell’IA nell’editoria giornalistica, infatti, permette la diffusione di fake news, può essere causa di perdita di fiducia nelle fonti d’informazione tradizionali e conseguentemente della stessa professione giornalistica ed infine ha ricadute negative inerenti al campo della privacy, della sicurezza dei dati e della tutela del diritto d’autore. Il punto più critico riguarda la possibilità di manipolazione dell’informazione pubblica e, il deficit di responsabilità da parte di chi produce e diffonde contenuti in rete.

Tutelare i contenuti diventa sempre più difficile in un contesto dove è la macchina che li produce, ecco perché il nuovo mercato necessita di regole in tempi abbastanza rapidi. Nell’ultimo periodo abbiamo dovuto constatare l’arrivo di regole venti o trent’anni dopo il verificarsi dei fenomeni. Mi riferisco al sistema radio televisivo che a fronte di una sentenza che liberalizzò l’etere nel 1976, giunse ad una legislazione del settore solo con la legge Mammì del 1990.

La norma, dunque, non poteva fare altro che fotografare l’esistente, piuttosto che governarlo e disciplinarlo. In maniera analoga la faccenda dei diritti connessi con l’utilizzo dei prodotti editoriali creati dai giornali nelle piattaforme online ha visto una regolamentazione solo vent’anni dopo lo sviluppo di tali piattaforme digitali.

Per gli editori l’IA deve essere strumento a supporto delle redazioni e non un loro surrogato, le istituzioni devono assicurare il primato dell’uomo sulla macchina e non viceversa.

Per quanto riguarda l’IA generativa viene richiesta trasparenza e tracciabilità in modo che il lettore sia informato quando il contenuto è generato dalla macchina.

Per facilitare il lavoro di chi deve regolamentare, gli editori associati alla Fieg stanno elaborando delle linee guida che le singole imprese potranno recepire quali codici di comportamento.

Il principio di queste linee guida è che l’utilizzo dell’IA da parte degli editori deve essere finalizzata ad efficientare i processi di produzione della notizia, deve essere un supporto del lavoro giornalistico e che la supervisione finale da parte del giornalista è garanzia di attendibilità dell’informazione.

L’informazione di qualità non può che essere professionale e prodotta dal giornalista insieme all’editore”.

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