Elena Perotti, alla riunione che l’Osservatorio TuttiMedia ha dedicato alla direttiva sul Copyright, offre una panoramica internazionale, che è quella di WAN-IFRA, l’associazione mondiale degli editori, di cui fanno parte le associazioni nazionali di editori dei giornali. 

“Anche in questo contesto la preoccupazione emerge chiara perché di fronte alla riduzione degli introiti pubblicitari la sostenibilità dell’impresa diviene sempre più difficile da attuare. Negli ultimi 10 anni la spesa pubblicitaria per i giornali è stata sostanzialmente dimezzata, nel 2019 negli USA si è perso il 17,8 % degli investimenti rispetto all’anno prima e la pandemia non ha fatto che peggiorare il quadro – precisa Elena Perotti, che dà il via al dibattito-.  Il New York Times, per esempio, nel 2020 ha avuto un incremento degli abbonamenti digitali pari a 2,3 milioni di unità, ma ha comunque perso il 26% degli introiti pubblicitari. La pubblicità resta una delle principali fonti di reddito dell’industria della stampa e sta diminuendo inesorabilmente, addirittura ci si aspetta che nel 2022, quindi in anticipo rispetto alle previsioni originarie, il digitale digitale diventerà il mezzo pubblicitario dominante superando i due terzi della spesa totale per i media . La ghiotta torta della pubblicità digitale è solo in minima parte intercettata dai mezzi di informazione tradizionali, i leader del mercato sono Facebook e Google con il 25,8 e il 28,9% della quota di mercato, a questo si aggiunge il 10% che va a Amazon.  A tutti gli altri media resta il 35%. Ed anche l’incremento di entrate dovuta alla circolazione dei contenuti nel digitale non è sufficiente a contenere le perdite degli editori”.

Elena Perotti è portavoce di una preoccupazione internazionale che mette in dubbio la sopravvivenza stessa dei mezzi d’informazione tradizionali e le professionalità che vi girano intorno, con la consapevolezza che i contenuti creati da professionisti sono le fondamenta della stessa democrazia.  “Iniziative giudiziarie e legislative sono in corso negli Stati Uniti, in Canada, America Latina – continua -.  L’Europa ha scelto di puntare sul copyright per arrivare ad una redistribuzione dei profitti tra piattaforme ed editori, una strada completamente diversa è quella australiana dove vige la negoziazione imposta dal Governo. L’autorità della concorrenza, dopo mesi di studio, ha evidenziato che il monopolio delle piattaforme nei mercati di competenza è un dato di fatto e che gli editori, soprattutto i più piccoli, non hanno altra scelta che accettare quanto viene loro offerto per garantirsi una presenza digitale”.

L’Australia la soluzione l’ha trovata con il News Media and Platforms Bargaining Code, nato per favorire le negoziazioni tra editori e piattaforme e correggere gli squilibri del mercato. Il codice, presentato nel luglio 2020 è diventata legge il 2 marzo 2021, lascia alle parti la libera negoziazione solo se l’accordo si conclude in un lasso di tempo prestabilito, dopo di che interviene un collegio arbitrale. L’arbitro raccoglie l’offerta dell’editore e quella della piattaforma per sceglierne una, o modifica quella che ritiene più equilibrata. L’accordo che risulta dall’arbitrato è segreto, inappellabile e dura un anno. Se entro 30 giorni dalla conclusione dell’arbitrato, le parti non sottoscrivono l’accordo arriva la sanzione civile, il cui importo può essere di diversi milioni di dollari australiani.

“Gli editori per aderire al News Media Bargaining Code devono dimostrare che nell’anno precedente hanno avuto entrate superiori a 150.000 dollari australiani, di aver prodotto per lo più notizie con lo standard che in Australia definisce il servizio pubblico. Mentre il Ministro della comunicazione non ha ancora indicato quali sono le piattaforme che si vedranno applicare il codice – precisa Elena Perotti – e che saranno obbligate a dare un preavviso agli editori nel caso in cui decidano di modificare l’algoritmo usato per le notizie. Risulta evidente che il Governo osserva prima di prendere ulteriori decisioni, a giudicare dagli accordi che Facebook e Google concludono si può già dire, però, che il codice, il suo effetto, lo sta sortendo. In effetti lo scopo del codice é spingere ad accordi privati ecco perché buona parte dei media guarda con attenzione i progressi australiani dell’ultimo anno per emularli”.

“In Canada l’Associazione Nazionale degli editori ha esplicitamente chiesto al Parlamento di prendere esempio dal sistema australiano. In definitiva è evidente che sta per partire una nuova era dove la concorrenza leale è priorità, allo scopo anche di permettere un adeguato compenso per chi produce notizie. La stampa indipendente esiste solo se le entrate permettono di garantire stipendi a giornalisti, fotografi, ed anche finanziare la loro formazione e la loro sicurezza. In molti danno per scontata la libertà di stampa che in realtà dipende dalle leggi e dai regolamenti ma anche dal mercato e dai profitti”.

 

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.