corte europea
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Da lunedì scorso, e almeno fino a lunedì prossimo, vado in giro portando appuntata sul bavero della giacca una spilla con su scritto ‘Io voto, elezioni europee, 22/25 maggio 2014’ –in inglese, come se dirlo in italiano stonasse-. La spilla, vistosa non per i colori – nero e grigio, un mortorio -, ma per le dimensioni, m’è finora valsa qualche domanda imbarazzante e molti sguardi tra il commiserevole e l’astioso.
La domanda, in realtà, imbarazza chi la fa, non me: “Quali elezioni?, per che cosa si vota?”. Gli sguardi sono di alcuni dei molti euro-scettici, sansepolcristi o dell’ultim’ora, che si trovano in giro di questi tempi, in tv o nelle piazze.
Quegli sguardi sottintendono: “Ecco uno che vota per l’euro e per il rigore, per l’Europa delle banche e ‘alla tedesca’, per l’eurocrazia e la burocrazia”. Invece di vedere uno che vota per la solidarietà, l’accoglienza, la crescita, il lavoro, anche per l’euro certo. E per la pace. E per la libertà, che l’integrazione ha consolidato e allargato.
Se poi, come giornalisti, vogliamo trovare un motivo in più per andare alle urne domenica –un voto in più, anche euro-critico o euro-scettico, rafforzerà l’Unione, accrescendo la legittimità democratica del nuovo Parlamento europeo-, pensiamo all’iniziativa dei cittadini per un’azione dell’Unione a favore del pluralismo dei media e della libertà di stampa e d’espressione.
Se n’è discusso a Roma, presso la Federazione della Stampa, confrontando la diversità delle campagne nei Paesi dell’Ue, le varie letture dell’attualità europea e, in Italia, gli spazi attribuiti dai media a liste e partiti. Nell’occasione, sono stati pure discussi gli esiti delle ricerche effettuate dall’Osservatorio di Pavia e dall’AgCom e le notazioni della cattedra di Comunicazione politica di Roma Tre
Media Initiative è la campagna europea che sta raccogliendo in tutta l’Unione il milione di firme necessario per chiedere alla Commissione di Bruxelles di avviare l’iter legislativo a tutela del pluralismo dei media e della libertà d’informazione. Una tutela che, nei singoli Paesi, può soccombere a conflitti d’interesse o tentazioni autoritarie: la dimensione europea, anche in questo caso, sarebbe garanzia e scudo.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.