L’e-commerce è uno dei pochi settori industriali che sia in Italia sia in Europa sta registrando una crescita economica a doppia cifra. Infatti, il suo valore complessivo è di 358 miliardi di euro ed è determinante nella creazione di centinaia di migliaia posti di lavoro in vari settori, dalla logistica e filiera collegata, fino alle figure che operano nelle aree digital dei siti online.
Dunque, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo di maggio 2014 e, in seguito dell’insediamento di una nuova Commissione Europea, Ecommerce Europe e Netcomm hanno definito le proprie priorità e linee guida. Ecommerce Europe – la principale associazione attiva a livello europeo sui temi del Mercato Unico Digitale, un ambito nel quale sussistono problematiche legate al coordinamento transfrontaliero tra le varie Direzioni Generali, Stati Membri e Deputati del Parlamento Europeo – e Netcomm chiedono alle Istituzioni europee un “one-stop-shop” per le politiche inerenti all’e-commerce, proponendo una prospettiva integrata su cinque aree politiche chiave: sicurezza e privacy su internet, diritti dei consumatori, e-payements, questioni fiscali ed e-logistics.
Secondo Ecommerce Europe e Netcomm, per una crescita sana del settore e-commerce è necessario armonizzare la legislazione che riguarda privacy e protezione dei dati personali, senza rallentare il processo di innovazione con irragionevoli oneri amministrativi per l’industria. Andare avanti con l’e-identification e l’autenticazione: sia i consumatori, sia i rivenditori otterrebbero grandi benefici attraverso da un meccanismo di e-identification pan-europeo, affidabile e user-friendly, che sia anche business-friendly.
L’industria, poi, dovrebbe sviluppare per suo conto un marchio di fiducia pan-europeo e scoraggiare qualsiasi iniziativa dei legislatori europei su questo fronte. Ecommerce Europe svilupperà, insieme a importanti stakeholder del settore, un framework no-profit pan-europeo per marchi di fiducia. Sarebbe importante fornire una guida all’implementazione della Direttiva sui diritti dei consumatori, un buon passo avanti verso il completamento del Mercato Unico Digitale, anche se non piacciono le disposizioni sull’obbligo di rimborso e sul diritto di recesso per ordini multipli. Intraprendere azioni pan-europea per la concorrenza leale per garantire la parità di accesso agli strumenti di comparazione e ai motori di ricerca. Per il settore, sarebbe importante anche assicurare il rapido lancio di un Sistema Comune Europeo online per la denuncia e la risoluzione delle controversie.
Sulla questione dei pagamenti, servirebbe un mercato sicuro e trasparente, già a buon punto Ecommerce con la revisione della Direttiva sui servizi di pagamento terzi (TPPs). È innegabile che abbassare i costi di pagamento sulle commissioni interbancarie multilaterali (MIF) per i consumatori e i rivenditori sarebbe un vantaggio per consumatori e rivenditori. Andando verso un mercato del “commercio mobile”, o “m-commerce” sempre più vasto, bisognerà anche facilitare l’interoperabilità dei sistemi di pagamento di tutti gli Stati Membri e tra tutti i dispositivi online.
La differenza di 10 punti percentuali sull’IVA tra i vari Stati Membri dell’UE (Lussemburgo 15%, Danimarca 25%), poi, rappresenta un grave impedimento alla parità di condizioni necessaria a favorire il commercio transfrontaliero e a completare il mercato interno. L’Unione europea dovrebbe muoversi verso la creazione di ciò che la Commissione europea ha definito un codice comune dell’IVA. Andrebbe anche sviluppato un “one-stop-shop”, un punto informativo pan-europeo per affrontare le questioni fiscali.
Infine, l’e-logistic, ovvero andrebbero incorporati tutti gli stakeholder nel processo di completamento del mercato unico della consegna dei pacchi al fine di assicurare un mercato transfrontaliero sostenibile delle consegne.
Dario Sautto