Mariarosaria Taddeo, napoletana, vive a Londra e quando chiede a Google dove andare a cena riceve indicazioni perlopiù di pizzerie. Questa è la profilazione. Il mondo digitale che ci conosce “non consiglia Sushi a un campano”. Inizia con semplicità e concretezza il talk di Mariarosaria Taddeo, Research Fellow presso l’Oxford Internet Institute (Università di Oxford) dove ricopre il ruolo di Vice Direttrice del Digital Ethics Lab.
E’ anche membro della facoltà dell’Alan Turing Institute di Londra. Si definisce una filosofa e un’eticista. Nel 2018 è stata nominata tra le 50 donne italiane più influenti nell’ambito della tecnologia e tra le “100 Brilliant Women in AI Ethics”. In 18 minuti ci spiega perché l’Intelligenza delle macchine non deve farci paura. “La singolarità e il transumanismo sono cose da science fiction – dice -. In realtà l’Intelligenza artificiale è un mezzo per agire meglio e siccome sta diventando come l’elettricità, bisogna fare in modo che sia usata per costruire un mondo migliore”.
E fino a qui penso si possa essere tutti d’accordo ma la conclusione di questa riflessione conduce all’empatia. “Il design intelligente che è una cosa umani che hanno la responsabilità di dare forma alla realtà che lasciamo ai figli. In questo contesto l’empatia è fondamentale”. Oggi però con l’affective computing si vuole dimostrare che le macchine possono anche arrivare ad emulare l’empatia….. naturalmente sentirla è un’altra cosa e forse resta solo all’essere umano.
In effetti la definizione che Mariarosaria Taddeo da dell’IA è questa: “Risorsa di agenti autonomi capaci di imparare e interagire e che possono essere usati per eseguire compiti che altrimenti richiederebbero l’intelligenza umana per essere eseguiti con successo”.
E precisa: “Le macchine non hanno intuizioni e coscienza, si comportano come se fossero intelligenti….. la novità nella storia dell’umanità sono le macchine autonome fino ad ora eravamo abituati a quelle automatiche”.