L’ENPA, l’Associazione europea degli editori di giornali e l’EMMA, l’Associazione europea degli editori di periodici, sostengono con forza la normativa italiana di recepimento della direttiva sul copyright Mercato unico digitale (2019/790) attualmente all’esame del Parlamento nazionale.
Il decreto introduce strumenti che rafforzano il diritto connesso degli editori di giornali, tra cui un meccanismo di “negoziazione assistita”, ispirato all’Australian News Media Bargaining Code adottato all’inizio di quest’anno, che mira a garantire l’effettivo esercizio del diritto da parte degli editori. Noi di TuttiMedia abbiamo approfondito questo aspetto e riflettuto in generale sulla direttiva con un webinar che è poi diventato un numero speciale di Media Duemila “Copyright: Lo stato dell’arte” (luglio 2021).
Ho richiesto agli esperti che hanno partecipato alla discussione un aggiornamento rispetto al comunicato ENPA e EMMA. Paolo Marzano (LUISS) commenta così: “Credo che il governo italiano, in linea con quanto sta facendo quello francese, stia seguendo un approccio molto equilibrato che permetterà la miglior attuazione di questo nuovo diritto connesso. Dire che lo snippet non deve essere un succedaneo dell’articolo cui si riferisce anzitutto ci permette di evitare un esercizio per tutti molto difficile: quello di individuare il numero magico di parole massime che lo snippet può contenere. Ma permette anche di evitare che un numero anche minore di quello consentito eviti, si sostituisca alla lettura dell’articolo. Questo approccio, a ben vedere, non solo garantisce l’interasse economico dell’editore, ma anche il sopravvivere di un’informazione piena e compiuta, che non si trasformi in notizie asfittiche, divulgate in pochi passaggi che non permettono di capire appieno di cosa si parli. Ne va, insomma, dell’interesse di tutti”.
Giuseppe Colangelo (LUISS) sottolinea:”Come ha rilevato correttamente l’Autorità Antitrust, confermando le criticità da alcune parti più volte sollevate, lo schema governativo è ampiamente divergente dalla Direttiva europea, difforme persino dalla legge di delegazione del Parlamento e per di più palesemente anti-concorrenziale. Per quanto riguarda il primo punto, mentre la Direttiva ha introdotto un diritto connesso sull’utilizzo online delle pubblicazioni giornalistiche che favorisse la libera negoziazione tra le parti, il Governo italiano ha elaborato un diritto inedito ed autoctono che, sulla scia degli spunti della recente esperienza australiana, introduce un obbligo di equa remunerazione per gli editori, assegnando all’Autorità delle Comunicazioni il ruolo di arbitro ai fini della sua determinazione. Tuttavia, è doveroso ricordare come l’Australia non faccia parte dell’Europea e che il suo intervento prescinda dal diritto d’autore. Inoltre, il Governo italiano si è ripetutamente impegnato a non introdurre, in sede di recepimento, regole aggiuntive e livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive europee (gold plating). Tale impegno ha rappresentato uno dei criteri ispiratori della legge annuale di delegazione europea ed è stato ribadito esplicitamente nel PNRR. La proposta in oggetto, invece, oltre a costituire uno stravolgimento della Direttiva europea, introduce numerosi interventi aggiuntivi rispetto a quelli previsti in quest’ultima. Infine, rispetto ai risvolti concorrenziali, la proposta del Governo contempla un ingiustificato intervento regolatorio in assenza di alcuna evidenza di fallimento di mercato, finendo per penalizzare sia l’innovazione sia il corretto funzionamento del mercato. Dietro la palese ispirazione alla vulgata populista contro le BigTech, si cela, infatti, la tutela delle pretese protezionistiche dei grandi gruppi editoriali”.
Marco Bassini (Bocconi) ritiene che: “Il riferimento agli estratti molto brevi nell’implementazione italiana dell’art. 15 della direttiva Copyright è forse l’aspetto meno critico, al cospetto di un impianto – quello descritto dall’art. 43-bis della legge sul diritto d’autore che si vorrebbe introdurre – che sembra presentare profili di profonda divergenza dallo spirito della riforma e dalle norme volute dall’Unione europea e addirittura in odore di incostituzionalità per eccesso di delega rispetto al perimetro definito dalla legge n. 53/2021”.
Per quanto riguarda i brevi estratti Carolina Lorenzon (Mediaset) afferma: “Per noi rimane imprescindibile il principio sancito dal 3-step test introdotto dalla Convenzione di Berna e confermato dalla direttiva: l’estratto caricato sulla piattaforma che comunica al pubblico non deve essere lesivo dei diritti di sfruttamento economico del titolare dei diritti stessi e quindi non può essere considerato “molto breve” un estratto suscettibile di qualsiasi autonoma fruizione economica”.
Il comunicato ENPA e EMMA concludendo dice che la normativa di attuazione copre l’intero ecosistema della stampa e tiene conto delle esperienze europee e internazionali e dello spirito della legislazione comunitaria, che è quello di incoraggiare il dialogo e la negoziazione tra le parti per raggiungere un accordo che valorizzi effettivamente i contenuti editoriali.
Per quanto riguarda la nozione di “estratti molto brevi”, EMMA ed ENPA desiderano sottolineare che, in linea con il considerando 58 della direttiva, “è importante che l’esclusione degli estratti molto brevi sia interpretata in modo tale da non pregiudicare l’efficacia dei diritti previsti dalla presente direttiva. In altre parole, nel caso in cui l’uso di estratti molto brevi abbia un effetto di sostituzione della pubblicazione o dispensi i lettori dal farvi riferimento, ciò rappresenta una chiara violazione del diritto degli editori. EMMA ed ENPA sostengono, pertanto, l’approccio adottato finora da tutti gli Stati membri, nessuno dei quali ha stabilito una nozione quantitativa o un limite specifico di caratteri per definire la nozione di estratto molto breve.
EMMA ed ENPA seguiranno da vicino l’adozione, entro fine mese, del decreto di attuazione.