Il Rapporto sul futuro del mercato unico “Much More Than A Market“, predisposto da Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors, è stato presentato a Roma. Il suo scopo è contribuire alla riflessione sul futuro dell’Unione Europea (UE), e specificamente alla preparazione della nuova Agenda Strategica del Consiglio europeo per gli anni 2024-29
L’incontro, organizzato dalla Fondazione Cotec, è stato aperto dal presidente della Fondazione, Luigi Nicolais.
Senza mercato unico difficile vincere la sfida dell’innovazione
“Noi Europei abbiamo un limite che è l’incapacità di creare un ambiente unico che sia favorevole all’investimento, alla ricerca e, soprattutto, al salto di dimensione del mercato. Abbattere le frontiere e creare l’interconnessione: questo è l’obiettivo che l’Europa deve darsi”.
Enrico Letta apre così il suo intervento per la presentazione romana del rapporto che lo ha portato in giro per l’Europa prima per la ricerca ed ora per le presentazioni.
Un viaggio nei limiti della nostra Europa
E’ interessante constatare che la sua esperienza di viaggi ha fatto emergere che non c’è interconnessione ferroviaria per l’alta velocità fra le capitali del vecchio continente, per esempio.
“Scrivere questo rapporto è stata per me un’esperienza intensa, mi sono molto interrogato sul perché in Europa siamo così indietro sui temi dell’innovazione rispetto agli altri paesi del mondo. Infatti soltanto il 10% delle imprese utilizza IA mentre in Usa l’80% e in Cina il 50%”.
La quinta libert
La quinta libertà, idea già avanzata da Jacques Delors, da presidente della Commissione Europea è anche il tema centrale del rapporto (scaricabile sul sito del consiglio europeo e su quello dell’istituto d’Europa). “Negli ultimi 30 anni, è mancato qualcosa nella nostra Europa – sottolinea Letta – ed è la quinta libertà. Siamo nel XXI secolo e l’intangibile nell’economia è la cosa più importante. La quinta libertà è legata al Mercato Unico del futuro che deve essere sempre più in grado di promuovere, oltre alle quattro “tradizionali”, cioè libertà di movimento di persone, merci, servizi e capitali anche il potenziamento della ricerca, dell’innovazione e dell’istruzione.
Investire in Europa è difficile
Letta spiega: “Chi vuole fare innovazione da noi deve affrontare una situazione complicata, indagando sui motivi del perché ciò avviene ho constatato che prima di tutto in Europa abbiamo una scarsa predisposizione al rischio. Un esempio concreto è il campo del risparmio”.
In Italia si sa siamo il popolo dei BOT, guadagno e poco rischio. Il punto è che questo contesto non sostiene i rischi dell’impresa che ha bisogno di capitali. Letta parla concretamente di una dimensione troppo piccola delle nostre imprese che non aiuta chi ha idee da sviluppare. In particolare dice che rispetto alla dimensione demografica gli Stati Uniti sono più piccoli di noi eppure ci battono sul terreno della competizione e innovazione.
Due i motivi principali: il primo riguarda la predisposizione all’innovazione e al rischio, di cui abbiamo già riportato ed il secondo è dovuto alla frammentazione interna. Infatti gli investitori stranieri devono affrontare un contesto in cui si parlano 24 lingue, ci sono 27 sistemi di diritto commerciale diverso, 27 sistemi fiscali diversi.
Il 28esimo ordinamento dello Stato virtuale europeo
“Negli USA è più semplice investire – precisa Letta -. Ecco perché per ovviare a questo problema ho presentato l’idea del 28esimo ordinamento dello Stato virtuale europeo. Questo Stato ha il suo diritto commerciale, il suo sistema fiscale. L’impresa è libera di scegliere quel 28esimo ordinamento virtuale. Ovviamente vale nel momento in cui tutti i paesi d’Europa accettano che vale ovunque”.
Parla di spazio, nuova frontiera dell’innovazione. La frammentazione in Europa fa sì che arrivano prima India, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Turchia. Intanto le nostre imprese medio, piccole di eccellenza nel settore spaziale ricevono proposte di acquisto. E qui la dimensione aziendale gioca un ruolo determinante, così come l’accesso ai capitali.
“Con questo rapporto incentrato sul tema della quinta libertà – conclude Letta – ho voluto, dunque, provare a dare l’allarme. Innovazione, conoscenza e ricerca mancano in Europa”.