Che succede se per un grande evento mediatico (per esempio: il Festival di Sanremo) lo sponsor (‘unico’?) è una compagnia di telecomunicazioni, che utilizza anche il conduttore e direttore artistico come testimonial, mentre un altro importante conduttore è testimonial di una società di telefonia concorrente? In realtà ci sono altri sponsor e altre spinte, anche se la norma prevede che gli sponsor di un programma televisivo non possano influire sui contenuti. Ma in un sistema apparecchiato da aziende, agenzie e agenti, tutti sono cuochi di uno spettacolo molto sfaccettato. Facce di business. Gli investimenti pubblicitari, nonostante il servizio pubblico, non sono ininfluenti sulle scelte dei ruoli. Il protocollo pubblicitario sembra più importante di quello sanitario. Il confine tra editore e pubblicità è sempre più labile. Il miele artistico è una bella calamita. Forse il pubblico non saprà distinguere nella melassa mediatica. Tutti insieme, appassionatamente all’ascolto.
166 – ENTROPIA MEDIATICA
Pur navigando in una certa nebbia, i cittadini del mondo si sono accorti di stare sulla stessa barca. La pandemia è stata utile, almeno in questo senso. Ma quanta confusione! Troppi input frammentati confondono le visioni, complicano le decisioni. Le informazioni consumano la comprensione. Diminuisce l’attenzione e la riflessione. Il bombardamento mediatico, fatto di valanghe di parole, titoli roboanti, concetti scollegati, immagini provocanti, inviti contradditori al consumo o alla serrata, bersaglia il pubblico senza tregua. I giornali perdono i lettori diligenti, le onde dei social prendono i surfers sulle creste, ma pochi possono pesare i pro e i contro, perché i criteri di misura sono sconnessi. Insomma, le tendenze all’equilibrio e alla sostenibilità sono dispersive, l’educazione cognitiva è superficiale, rinunce e sacrifici sono indesiderati. Permane un divario di cultura tra un’intelligenza volonterosa e tanti azioni comuni senza saggezza. Dicono che l’entropia mediatica sia in aumento.
167 – NEUROMARKETING
Eye-tracking, elettroencefalogrammi EEG, risonanze magnetiche fMRI, tomografie PET, topografie SST, magnetoencefalografie MEG, stimolazioni transcraniche TMS, risposte psicogalvaniche GSR, test implicit association IAT: sono nomi e acronimi di analisi di laboratorio che supportano le ricerche di neuromarketing. Come suggerisce il recentissimo ‘Manuale di Neuromarketing’ di Garofalo-Gallucci-Diotto (ed. Hoepli), il monitoraggio del cervello mostra come si attivano le sue parti quando i sensi sono stimolati. Le emozioni, più che le ragioni, attivano i neurotrasmettitori per esercitare volontà di acquisto o di azione. L’impatto dei prodotti, delle vetrine, delle immagini, degli slogan, degli spot pubblicitari può essere misurato scientificamente e le campagne di comunicazione (anche politiche) possono trovare nel neuromarketing un supporto formidabile. Ne fa testimonianza scientifica l’Associazione Italiana di Neuromarketing (AINEM), promossa nel 2017 da Francesco Gallucci, professore di Marketing delle emozioni presso il Politecnico di Milano. https://www. neuromarketingitalia.it/ainem/
168 – DIGITALI AL GOVERNO
I manager di una multinazionale tecnologica, per gestire un’amministrazione pubblica, sono più efficienti dei politici e dei funzionari nominati in area sociale? Gli algoritmi programmati da un’intelligenza artificiale danno risultati più affidabili? Già Berlusconi, anni fa, scese in campo con i manager della sua azienda per gestire l’Italia, ma la tecnologia non era così forte; oggi i ‘tecnici’ hanno ruolo prevalente nel governo dell’economia, e si spera non abbiano conflitti di interesse. Chi sa gestire dati e profili dei consumatori può conoscere risorse e bisogni dei cittadini meglio di un governor, può controllare il traffico, l’anagrafe, la salute, i redditi, le proprietà, i pagamenti delle tasse, i comportamenti sociali, le abitudini ludiche, le preferenze alimentari. In USA lo Stato del Nevada già offre una sorta di cessione di sovranità amministrativa a imprese tecnologiche private per combattere l’inadeguatezza degli enti locali e poter erogare servizi efficaci secondo misura. Succederà anche in Italia? Addio ciance e privacy. E’ il futuro, bellezza. Ma teniamoci un pensiero democratico e analogico.