“È un libro sulla rete delle reti, non su internet, che parla di contenuti, di etica e responsabilità dentro la rete”. Lorenza Lei, già direttore generale della Rai, oggi presidente di RaiPubblicità e docente di Alta Qualifica alla facoltà di Architettura de La Sapienza, presenta il suo volume “ET_NET la rete delle reti” (ed. Rubettino), la cui prefazione è a firma di Tonino Paris.
Scritto con il linguaggio di un tweet e con tutti i segni grafici dell’era 2.0, il libro ripercorre tutte le reti del nostro esistere: da quella del pescatore, nata bidimensionale mentre attende sulla spiaggia, ma pronta a diventare a tre dimensioni una volta in mare; a quella costruita nella Roma antica, fondata sui bisogni (ad esempio con la rete idrica) e sui valori (con lo ius); fino all’ultima, planetaria, di Facebook. “La rete – spiega la Lei – è un’idea divenuta realtà tantissimi anni fa. Dalle fognature alla rete idrica, abbiamo capito che i contenuti sono la base di ogni progetto di rete. Internet è solo uno strumento, esattamente come l’inglese. Passare dall’antica Roma a Facebook è un po’ forte. Però si può dire che, se lo riempiamo di contenuti, Facebook può essere sicuramente un modo per parlarsi, per creare comunità. Poi, però, ci deve essere un rispetto dell’etica, del senso pubblico”.
Donna di comunicazione, Lorenza Lei nel libro non dimentica un passaggio sul potere del linguaggio e sulla televisione. “Per la velocità con cui i media evolvono – scrive – non possiamo limitarci a tenere lo sguardo fisso al presente. E anzi, “navigare” nel mondo delle reti con mente aperta e spirito di osservazione è quanto mai necessario, soprattutto oggi che con un semplice telefonino chiunque può trasformarsi in fonte di notizie. Ma se la rete non è virtuale, è l’insieme di tutti noi, mai si deve disgiungere la teoria delle reti dal senso dello Stato. Oserei dire – spiega – anche dall’etica dei bisogni primari di ogni essere umano, come la salute, la cultura, l’istruzione, il lavoro, la casa, l’ambiente. Etica dello Stato vuole dire rispettare questi bisogni che diventano valori e sono principi per trasformare il sapere in conoscenza. Ma dunque, le rete può aiutare al cambiamento dentro un piano di sviluppo industriale del Paese, ma non può essere considerata rete se abbandonata soltanto al fatto che esiste”.