Cara Beatrice,
come vanno i tuoi studi a SciencePo? Che si pensa all’università delle grandi trasformazioni del mondo? Il nostro mestiere ci suggerisce ottimismo verso tutte le innovazioni che migliorano la qualità di vita. Non senza esercitare un’attenzione critica estesa alle conseguenze previste e impreviste sul sistema globale. Dall’intelligenza artificiale avremo un aiuto formidabile per risolvere problemi e organizzare progetti in tempi brevissimi. La nostra intelligenza umana, benché limitata, dovrà mediare le proposte della tecnologia informatica.
Purtroppo ci tocca, anche senza Intelligenza Artificiale, contestare la falsità delle dichiarazioni ‘mezze verità’, ovvero quelle che, omettendo parti dell’informazione, ne limitano l’apprezzamento. Andiamo dalle proposte di relazioni sociali a quelle elettorali, dalle statistiche di no-vax a quelle di yes-carbon, dalle tattiche di marketing alle vendite promozionali. Ma ci sono anche ‘le camere dell’eco’ che sono una specie di leccalecca su profilazioni mirate di target.
Non si tratta solo di sfidare gli algoritmi delle macchine. C’è anche una parte di esseri umani con i quali serve molto dialogo, molta diplomazia, molta pazienza, molta tolleranza, molta mediazione. Cose che le macchine non hanno ancora assimilato. Il sistema informatico digitale enumera le problematiche e connette le realtà che ha imparato. Le sottigliezze sentimentali o estetiche e le individualità della creatività non sono ancora comprese. Riso e pianto non sono calcolati, oppure sono risolti come comportamenti biochimici. Le vittime di guerra o di inquinamento o di fame sono numeri, non dolori. Al massimo una macchina saprebbe scrivere un bel necrologio.
In un mondo politicamente in disordine, qual è il nostro, le parole del potere viaggiano più con le emozioni autoreferenziali che con la ragione. Per qualcuno l’inquinamento è un complotto, i vaccini sono un’opinione, i bombardamenti sono necessari come il taglio degli alberi, i debiti sono sempre un’eccellente soluzione finanziaria. Pagheranno i posteri.
Temo che, se affidassimo alle macchine la guida autonoma della società, finiremmo nel caos, perché le macchine non analizzano le idee, non dirimono le contraddizioni. Come la prima sentenza di re Salomone, le macchine probabilmente taglierebbero a metà il bambino conteso.
In attesa di insegnare l’etica alle macchine (e non è scontato se e come ci arriveremo), alcune istituzioni, ancorché legate ai business, alle lobbies economiche e alle pressioni di potere, combattono gli abusi delle posizioni dominanti e stanno attivando controlli di concorrenza alle grandi proprietà delle risorse, alle piattaforme della tecnologia informatica e della finanza capitalista, troppo potenti per essere controllate da un qualsivoglia potere statale. Succede con le Big Tech, delle quali c’è chi chiede lo scorporo delle attività, ma anche con i grandi fondi finanziari e con le industrie che hanno l’oligopolio dei combustibili fossili o dei minerali rari. Succede negli Usa, ma anche in Cina. In Europa forse c’è la sensibilità più alta dal punto di vista morale, ma poiché anche la burocrazia è la più complessa, le regolamentazioni sono più lente e più complicate. E tu Beatrice, tieni presente che in un mondo in trasformazione tecnologica molto accelerata e globalizzata, anche l’etica è in movimento turbolento.
Tante cose da valutare. Da studiare. Tu che studi la politica dovresti tener conto di tutto. Non facile, ma provaci. Il pianeta ha bisogno che la tua generazione sia preparata e capace. A presto, cara.
Paolo