napoli 3.0Il web è un oggetto democratico oppure una giungla? Quanto è distante dal giornalismo della carta stampata? E quali strumenti hanno il giornalista e il lettore per difendersi?
Sono solo alcune delle domande alle quali gli esperti del settore hanno provato a rispondere nel corso del convegno tenutosi lo scorso 30 maggio all’hotel Alabardieri di Napoli incentrato su etica, web e social media organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania in collaborazione con “Napoli 3.0 – Linguaggi e percorsi di comunicazione”, la manifestazione ideata da Marco Ferra e Angelo Cirasa per studiare l’evoluzione dei mezzi di informazione e mettere a confronto gli operatori del settore.
«Il web rappresenta quanto di più democratico, libero e selvaggio possa esistere. – ha esordito Giovanni Marino di Repubblica – Ciò può essere un bene, ma questa opportunità a volte viene sfruttata in un modo non corretto. Quando, come il caso del manichino con la maglia della Roma impiccato al rione Sanità, ci si trova a trattare immagini forti che alimentano l’odio e la rivalità, cosa si fa? Il web è sempre a caccia di clic, che significano traffico, pubblicità, ovvero la nostra sopravvivenza. C’è quindi un limite? Sì, ed è rappresentato dal buonsenso. Per me la prima cosa da fare – ha continuato Marino – è chiedere consiglio a chi ne sa più di te, a chi ha una responsabilità più alta della tua. La cronaca non va censurata ma va interpretata, mediata. Il confronto con in colleghi giovanissimi nati direttamente sul web non è facile: alcuni ‘buttano dentro’ qualsiasi contenuto senza porsi alcun problema. Ma credo che attraverso il dialogo e il rispetto reciproco, sforzandoci di ascoltare, possa venire fuori qualcosa di buono: non dobbiamo stizzirci in questo confronto con chi ha una cultura giornalistica differente».
Francesco Bellofatto, docente di Educazione ai New Media all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha parlato della questione della necessità di «comprendere come la società risponde alla rivoluzione e come i media intendano stare al passo». «Non vedo contrapposizione tra carta stampata e web e credo non sia neppure un problema di codifica. – ha detto Bellofatto – Il nativo digitale approccia altresì la comunicazione con moltissimi codici diversi, non apprendendo dal maestro ma confrontandosi con l’altro. Su questo, posso citare due testi di riferimento e una studiosa che sta seguendo attentamente come me l’evoluzione dei media digitali, Maria Pia Rossignaud: ‘L’intelligenza collettiva’ di Pierre Levy e ‘L’intelligenza connettiva’ di Derrick de Kerckhove.
Il web, insomma, ha totalmente abbattuto la distanza tra la fonte e il lettore della notizia. I media tradizionali potrebbero rivendicare a questo punto l’autorevolezza delle fonti, essere una garanzia. La carta stampata ha una grande responsabilità e non si deve fossilizzare: il modello della ‘certificazione’ sul web è da prendere in considerazione ma bisogna fare attenzione, poiché se questo certificato proviene solo dagli utenti stessi, può venire meno il nostro ruolo di mediatori».
Adriano Albano, caposervizio del Tgr Campania, ha illustrato diversi esempi di come i giornali di carta si siano evoluti a livello digitale. «Il restyling del sito del Corriere della Sera ha creato un po’ di scompiglio tra i lettori con molte foto sulla home page. – ha spiegato Albano – In America, invece, il sito del New York Times somiglia sempre più a un quotidiano con molto testo e poche foto. Abbiamo poi il caso di Fanpage, un caso particolare di esperienza metagiornalistica. Il portale fa della curiosità del lettore la motrice del proprio successo (scopri perché…) e il ‘quiz’ sta diventando un modo per agganciare gli utenti e portarli sulla propria pagina. Una questione rilevante è quella della pubblicità che, su internet, sta influenzando la natura degli articoli dei giornali. Si tratta di una contaminazione perversa, e i giornalisti devono mantenersi distanti da queste pressioni». Albano ha poi sottolineato l’importanza della figura del «social media manager», una figura a metà tra marketing e giornalismo che cura la promozione della propria testata su internet.
Paolo Barbuto, responsabile del sito ilmattino.it ha discusso dell’importanza delle fonti informative. «La gente su internet non è sempre convinta di aver saputo la verità. – ha affermaro Barbuto – Per cui ci sono quelli che cercano di effettuare autonomamente un lavoro di filtraggio, e quelli che non ci riescono cercando invece un punto di riferimento. Credo che la forza dei giornali sia ancora questa. Inoltre, per alcuni giornali è importante essere fortemente legato al territorio. Riuscendoci, con sicurezza e rapidità, si conquista una fetta di lettori enorme. Il futuro delle testate può essere questo insieme al fatto di formare sempre meglio i giovani giornalisti. Questi ultimi vivono un momento delicato. In prima battuta poiché bisogna puntare sull’autonomia e sulla maggiore attenzione agli stipendi. E poi perché quando si scrive una notizia per il web e la si pubblica, sappiamo in tempo reale il lettore cosa ne pensa. Ciò può essere da un lato una meravigliosa fonte dal punto di vista della qualità, dall’altro la troppa interattività può rovinare il lavoro quando il giornalista viene sommerso dalle critiche. Noi dobbiamo e possiamo difendere la nostra etica e il nostro lavoro. Anche online la tutela delle fonti, dei minori, e tutte le regole che ci siamo posti, non cambia rispetto alla carta».

Francesco Ferrigno

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Francesco Ferrigno
Giornalista, esperto di comunicazione, copywriter. Laureato in Scienze della Comunicazione e successivamente specializzato in digital journalism e content marketing. Collabora con diversi quotidiani, portali web e agenzie di comunicazione, tra cui Media 2000, Antimafia 2000, iGv Network, Il Mattino.