Sarà restaurato e trasformato il carcere borbonico del ‘700 di Santo Stefano, isoletta dell’arcipelago pontino accanto a Ventotene: due luoghi natali dell’idea europea, che durante il Ventennio ospitarono, come detenuti o come confinati, anti-fascisti che lì concepirono il progetto d’integrazione.

L’obiettivo è fare diventare il vecchio carcere un centro per giovani studiosi dei Paesi dell’Ue e del Mediterraneo, che potranno approfondire le proprie ricerche in un luogo simbolicamente importante per la nascita dell’Europa unita.

L’ambizioso progetto è stato annunciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante una recente visita a Ventotene. L’annuncio è già stato seguito dallo stanziamento di 70 milioni di euro da parte del Cipe, nell’ambito del piano Cultura e Turismo proposto dal Ministro Franceschini e destinato alla valorizzazione della struttura e alla realizzazione di un sistema di accoglienza per incrementarne la fruizione.

L’impegno e la volontà del governo italiano sono riscoprire e attualizzare le ragioni prime che diedero origine al grande progetto di unificazione europea, proprio tornando e ripartendo da luoghi simbolo dell’europeismo, Santo Stefano e Ventotene, dove tra il ’41 e il ’43 venne elaborato il Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli con Paolo Rossi ed Eugenio Colorni.

L’intenzione, confermata, di recuperare a tale scopo il carcere borbonico di Santo Stefano, in disuso dagli Anni Sessanta e conseguentemente in stato si abbandono, e il territorio tutto intorno richiede una chiara individuazione degli obiettivi concreti che si vogliono raggiungere, al di là del significato simbolico.

La scorsa settimana, l’Istituto Affari Internazionali, fondato nel 1965 proprio da Spinelli, ha organizzato, in collaborazione con l’Associazione per Santo Stefano in Ventotene Onlus e con il patrocinio del Ministero dei Beni culturali e del Comune di Ventotene, un incontro sull’isola dal titolo ‘Quale futuro per Santo Stefano’ per discutere e valutare proposte e progetti di recupero e valorizzazione dell’ex carcere, attraverso relazioni di esperti e testimonianze di esperienza analoghe già realizzate altrove e con la partecipazioni d’Istituzioni italiane ed europee interessate.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.