All’appuntamento annuale di Confindustria digitale si parla di reti, infrastrutture, Start-Up e pubblica amministrazione. Il quadro è sempre di un Paese in ritardo, dove la digitalizzazione dei processi aziendali e della pubblica amministrazione garantirebbe vantaggi e risparmi. L’intero ciclo – ordine – consegna – fatturazione – pagamento porterebbe le imprese italiane a risparmiare 60 miliardi di euro di costi, 15 solo per la fatturazione elettronica. Ed è proprio il Presidente del Consiglio Enrico Letta, che in conclusione sostiene: “l’Europa ha bisogno di un mercato unico, non possiamo competere con il mondo cinese o americano con 28 diverse nazioni che hanno le loro regole, le loro leggi. Il mercato unico europeo partirà dalle telecomunicazioni. Questo è l’obiettivo che mi sono posto e che porterò avanti. Il prossimo consiglio europeo è molto importante perché con le elezioni in vista, da novembre in poi i lavori si fermeranno. L’”EXPO” è l’appuntamento per far ripartire l’Italia e sono certo che per vincere bisogna saper dire no, c’è bisogno di qualcuno che comandi e porti avanti i progetti”. Per quanto riguarda la scuola il primo ministro italiano ha annunciato reti wireless in tutti gli edifici.
Neelie Kroes del resto in apertura di giornata ha già sottolineato che il roaming in Europa deve finire. Della necessità di abbattere l’IVA sui prodotti in generale si è fatto portavoce Alberto Tripi.
Stefano Parisi, Presidente di Confindustria Digitale ha focalizzato quanto gli obiettivi dell’agenda digitale siano determinanti: “Gli Stati membri hanno una grande opportunità al prossimo Consiglio Europeo del 24 ottobre dedicato all’Internet Economy. Trasformare gli obiettivi dell’Agenda Digitale in un “Digital Compact”, un impegno vincolante per tutti i paesi dell’Ue. Il Fiscal Compact ha reso possibili le politiche di rigore. Sono state misure dure, necessarie, che certo non hanno favorito la crescita dell’economia. Ma ora è giunto il momento di dare segnali positivi e di speranza ai cittadini. Ai capi dei Governi che si riuniranno a Bruxelles chiediamo di usare la stessa determinazione posta nell’inseguire il risanamento dei bilanci pubblici per vincolare i paesi Ue su un Digital Compact che renda fattibili le politiche di sviluppo. L’Europa deve incrementare la sua produttività, tornare a essere il centro dell’innovazione, ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche per ridurre la pressione fiscale, aumentare le opportunità di lavoro per tutti.
Oggi l’Ue ha urgente bisogno di darsi una politica per la crescita che non sia basata sulle risorse pubbliche. Se l’Italia è indietro in Europa, l’Europa è indietro rispetto al resto del mondo”.
Alcuni dati: dal 2010, anno in cui l’Ue si è data un’Agenda Digitale, il mercato Ict nordamericano è cresciuto del 6%, quello dell’area latinoamericana del 18%, quello dell’area asiatica del 14%, mentre il mercato europeo è calato del 2%. Negli Stati Uniti il 36% dei brevetti registrati è nel settore dell’Ict, il 46% in Cina e solo il 27% in Europa. Gli investimenti in venture capital negli Stati Uniti sono 7 volte e mezzo superiori a quelli europei e l’Ict rappresenta il 43% del totale contro il 37% europeo.
Secondo Parisi occorre far crescere il mercato digitale italiano, portando la filiera Ict a pesare dall’attuale 3,5% del Pil al 5-6%, come avviene nei principali paesi europei, negli Usa o in Giappone. L’obiettivo è aumentare il mercato Ict italiano di 20-30 miliardi di euro l’anno. nel 2020 bisogna arrivare ad una copertura totale a banda ultra larga in 30 Mb/s, ad oggi solo Olanda Belgio, Lussemburgo e Malta hanno già superato il 90% delle case coperte. L’Italia è molto indietro con appena il 14% delle case raggiunte dal servizio.