Europa Matrigna. Sovranità, identità, economie. Thierry Vissol, Donzelli Editore, 2019, pp. 231.
Il problema per le sovranità nazionali non è tanto la globalizzazione quanto piuttosto il processo parallelo di concentrazione del capitale che ha creato mostri economici e finanziari multinazionali e globali, questa volta non solo americani. Le loro dimensioni, e i profitti generati al di fuori del controllo delle autorità nazionali, trasformano queste entità in un pericolo mortale per le democrazie.
È ciò che afferma Thierry Vissol – economista, storico, docente universitario ed ex funzionario della Commissione europea, oggi direttore del Centro euro-mediterraneo Librexpression della Fondazione Giuseppe Di Vagno – nel suo libro Europa Matrigna, un’opera in cui analizza i grandi temi del dibattito sull’Europa.
Secondo Vissol le ragioni che trasformano le autorità nazionali in un pericolo per le democrazie sono diverse: la prima è che il loro obiettivo non è la ridistribuzione della ricchezza ma, al contrario, il suo costante accaparramento; la seconda ragione è che il loro modello di crescita si basa sulla competizione, sia interna che esterna, e quindi sull’esclusione dei soggetti più deboli e meno produttivi; la terza ragione, che fa da corollario alle prime due, viene dalla loro logica di sviluppo che include l’imposizione di una logica economica non solo incurante dell’aspetto politico-sociale, ma generatrice di vincoli che condizionano le decisioni politiche limitando una delle principali prerogative degli Stati.
Vissol sottolinea che l’identità politica nazionale o europea potrà essere ricostruita o approfondita solo attraverso una regolamentazione dei settori economici e finanziari e da norme derivanti da un contratto sociale democraticamente ideato e non dalla forza dei vicoli economici imposti da entità economiche e finanziarie prive di ogni legittimità democratica. Ciononostante, nessun Paese europeo, da solo, è in grado di farlo. Parafrasando la citazione di Simone de Beauvoir: la globalizzazione impone l’alleanza europea, ma non la determina.
Su questa destabilizzazione dell’identità politica, dovuta all’indebolimento della capacità dello Stato-nazione o dell’Ue di adottare misure politiche estranee a una logica esclusivamente economica, si innesta il problema della destabilizzazione dell’identità culturale occidentale risultante dall’immigrazione, la cui crescita di flussi è commisurata all’aumento delle disuguaglianze internazionali e dei conflitti di identità.
Thierry Vissol conclude affermando che è necessario fare tutto il possibile per garantire che il riconoscimento di queste diversità comuni sia compatibile con i valori globali delle società democratiche, con i diritti umani, con lo spirito civico e con la ricerca del bene comune. Il che significa, come osserva Arjun Appadurai, ridurre l’attuale intolleranza generale verso le regole legali e democratiche, e verso la razionalità deliberativa.
Lavinia Giampiccolo
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