di SALVATORE IACONESI

C’è una lieve agitazione nel villaggio. Le persone continuano ad entrare e uscire dalle precarie costruzioni in cui vivono: si guardano negli occhi, si scambiano rapide domande e poi si voltano verso il limitare del piccolo insediamento, aspettando.

Il sole è già alto nel cielo quando, da lontano, come nelle scene dei film, sull’orizzonte inizia a distinguersi una figura. L’evento viene immediatamente notato e il villaggio sembra tirare un sospiro di sollievo collettivo: le persone si avvicinano al bordo del paesino in uno stato di allegra sollecitudine. La figura all’orizzonte si avvicina ed iniziano a distinguersi alcuni particolari: è un uomo a cavallo, circondato da larghe borse nere, leggermente appoggiato all’indietro sul fianco di una cassetta metallica.

Siamo nel nordest della Cambogia, nella zona di Ratanakiri. Il cavallo, poi recentemente sostituito da motociclette offerte da Honda, è parte del progetto con cui American Assistance for Cambodia e Japan Relief for Cambodia hanno portato la connettività Internet in uno dei luoghi più remoti del pianeta. I villaggi di quest’area non hanno acqua, elettricità, telefoni cellulari, televisione e giornali. 13 villaggi di questa zona ora hanno l’e-mail.

Il progetto vede alcuni operatori mobili (nel senso letterale della parola: mobili come “a cavallo” o “in motocicletta”) girare periodicamente per i 13 villaggi del progetto e fermarsi per mettere su un centro di comunicazione ibrido. A bordo del mezzo di trasporto, infatti, sono dotati di una serie di apparecchiature in grado di fornire una serie di servizi, tra cui la telefonia satellitare e un sistema custom con cui raccogliere i messaggi memorizzati nel computer alimentato per 6 ore al giorno con l’energia solare e usato dagli abitanti dei villaggi per preparare i propri messaggi di posta elettronica.

Mentre le persone utilizzano il singolo telefono satellitare per chiamare i propri parenti ed amici lontani (magari emigrati in cerca di condizioni di vita migliori) il computer a bordo del cavallo/motocicletta scarica tutti i messaggi di e-mail preparati dalle persone nel corso dei giorni precedenti – sono in grado di farlo grazie ad un percorso di formazione realizzato dalle organizzazioni -, per portarli poi ad un hub centralizzato dove verranno scaricati ed inviati. Allo stesso modo le risposte vengono depositate sul computer del villaggio dove le persone potranno leggerle.

Questa suggestiva iniziativa (alcuni comunicati stampa possono essere trovati a questo indirizzo http://www.firstmilesolutions.com/Cambodia/pressrelease.htm) è solo uno dei casi che vedono sorgere nel mondo progetti il cui scopo è quello di portare connettività e strumenti di comunicazione nei luoghi più difficili e remoti del pianeta.

Il processo è tutt’altro che semplice, ma porta risultati inaspettati, ricchi di risvolti positivi e di scenari di sviluppo per il futuro.

Come nel caso di Tribal Networks, un progetto collaborativo che, partendo dalla regione Tadla-Azilal del Marocco, sta realizzando nuove forme sperimentali ed efficaci di sistemi di connettività capaci di raggiungere zone impervie tra montagne, altipiani e valli.

In particolare nel villaggio remoto di Igourdane Tribal Networks ha realizzato un collegamento ad alta velocità capace di sfruttare il dislivello delle montagne per fornire la connettività. La strategia messa in atto da questa organizzazione prevede di acquistare terreni poco pregiati e di destinarli all’implementazione di un intero ecosistema operativo capace di portare alla popolazione i vantaggi della connessione in maniera organica: un progetto di coltivazioni permanenti, un centro di formazione, e l’infrastruttura che dall’alto delle montagne irradia la connessione ai villaggi sottostanti. Il tutto utilizzando tecnologie poco costose, integrate in maniera ecologica nell’ambiente e in crescita coordinata con il processo di stimolazione della cultura di rete, capace di mettere le persone del luogo in contatto con nuovi mercati per i propri prodotti, nuove persone interessate alle loro tradizioni e nuovi modi di comunicare il proprio punto di vista sul mondo. In maniera autonoma e libera.

Cambiando continente, saltiamo in Brasile per conoscere il progetto Expedition Brazil Connected. Nato da uno sforzo di Nokia Siemens Networks, il progetto ha visto la creazione del Village Connection system. Innovativo e poco costoso, il sistema viaggia all’interno di una automobile attraversando lo stato di Bahia per portare telefonia e accesso Internet a quelle popolazioni che sono praticamente isolate dalle altre città, come Muniz Ferreira e Cravolândia.

In uno sforzo integrato, l’iniziativa porta nei villaggi sia tecnologia e connettività – facilitando le persone che possono così avere esperienze di inclusione digitale e migliorando i servizi offerti da scuole e amministrazioni pubbliche – che opportunità di imprenditoria sociale, formando ed organizzando micro-imprenditori che possono allestire il proprio Village Connection system e offrire alle comunità i servizi di telefonia e di accesso Internet in maniera indipendente dalle grandi aziende.

E, d’altra parte, il Brasile non è nuovo all’idea dello sviluppo sociale e culturale attraverso l’inclusione digitale: è da ormai diversi anni che il governo brasiliano, nell’ambito del progetto Cultura Viva, promuove il sorgere dei Pontos de Cultura ovvero luoghi dedicati alla cultura digitale creati in maniera partecipativa con le popolazioni locali e che, tramite assegnazione diretta di fondi, tecnologie e connettività realizzate tramite un kit progettato appositamente anche grazie al contributo di alcuni italiani, operano in maniera autonoma producendo musica, video, micro-imprese e iniziative di innovazione sociale, consapevolezza ecologica e di cultura partecipata.

Saltando di nuovo in Africa è possibile venire a conoscenza delle iniziative di Google in partnership con aziende non profit come Inveneo, startup come O3b e gruppi di ricercatori come quelli dell’Università del Michigan che, in luoghi impervi come Entasopia, in Kenya, nelle zone popolate dai Masai, portano strumenti tecnologici nelle mani delle persone. Una stazione solare, pensata per resistere senza bisogno di alcuna manutenzione per periodi di diversi mesi anche a fronte di condizioni ambientali durissime, alimenta un impianto satellitare e i pochi computer a disposizione della popolazione. Gli organizzatori di questa iniziativa stanno immaginando uno scenario altamente innovativo, fatto di connettività accessibile e praticamente gratuita, capace di attivare in maniera dirompente le politiche di inclusione digitale e di far nascere iniziative dedicate alla cultura, all’agricoltura e all’imprenditoria sociale.

Progetti come questo ben si sposano con l’iniziativa individuale delle persone nelle parti remote del pianeta che sembrano ben disposte ad accogliere le opportunità offerte dalla disponibilità di tecnologie e connettività.

In questo senso è eclatante l’esempio stimolato da Grameen Bank e da Grameen Telecommunications in Bangladesh. La possibilità di usare i prestiti sociali offerti dai primi per acquistare i servizi di telefonia e Internet a basso costo offerti dai secondi ha permesso la nascita di una intera classe di imprenditori composta quasi esclusivamente da donne. Queste sono infatti in grado di creare business sociali nei propri villaggi offrendo servizi di telecomunicazione ai compaesani che non possono permettersene l’accesso in proprio.

Il successo di questa iniziativa ha trovato immediatamente numerosi operatori desiderosi di emularne gli effetti, come ad esempio in Uganda dove il maggiore operatore di servizi di telefonia mobile, MTN, ha creato il “village phone“.

Di enorme interesse sono anche altri effetti a corollario di questi progetti, direttamente collegati alla loro caratteristica di generare richiesta di dispositivi di comunicazione mobile a costi estremamente bassi, ma caratterizzati sia da elevati gradi di resistenza agli agenti atmosferici ed ambientali, sia capaci di riproporre le suggestioni provenienti dagli immaginari dei Paesi più ricchi.

Strettamente collegato alla disponibilità di servizi a basso costo in zone remote del pianeta è infatti il fenomeno dello Shanzhai ( 山寨 ), ovvero della realizzazione di copie di dispositivi famosi create o a bassissimi livelli di qualità, per abbassare i costi, o per rispondere a specifiche caratteristiche della richiesta di mercato.  Assistiamo quindi a prodotti “iphome” invece di “iphone”, “Sumsung” invece di “Samsung” e “Nckia” invece di “Nokia” dare battaglia ai produttori originari, specialmente nei Paesi più lontani dall’Europa e dagli Stati Uniti.

Potrebbe essere interessante continuare ad elencare le centinaia di progetti che in tutto il mondo stanno sorgendo per proporre modi di portare connettività e cultura digitale nelle parti remote del pianeta. Potremmo citare il Comunicaciòn sin Fronteras in Costa Rica; oppure DakNet, nato da una collaborazione tra il MIT e il Governo Indiano; o le iniziative a sostegno dei diritti umani promosse da Vilma Almendra, la “laptop warrior” dalla città di Santander de Quilichao nel sud ovest della Colombia, attraverso il telecentro a servizio delle popolazioni locali; o, ancora, le barche convertite in centri di telecomunicazione in Bangladesh dalla ONG Shidhulai Swanirvar Sangstha.

Da tutti questi esempi potremmo trarre diversi tipi di osservazione, ad esempio il notare come ognuno di essi porti effetti diretti e, ben più importante, ad un intenso moltiplicarsi degli effetti “a corollario”, stimolati dall’inserimento nelle comunità delle possibilità di comunicazione, informazione, condivisione della conoscenza e di creazione di azioni coordinate offerte da Internet e dalle altre forme di comunicazione digitale e mobile.

Salvatore Iaconesi
salvatore.iaconesi@artisopensource.net
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