Fake News regole e limiti dell’algoritmo è il secondo appuntamento sul tema organizzato in giugno dall’Osservatorio TuttiMedia perché interessa tutti i media.
Oreste Pollicino, membro del gruppo di esperti della Commissione europea parla del fenomeno che è protagonista del “ReportFakeNewsUe – A Multi-dimensional approach to disinformation”, e anche eperto chiamato a far parte del Forum dei Multistackeholder sulla disinformazione appena costituito, che si riunirà per la prima volta il 14 giungo, immediatamente dopo il nostro incontro.
Definire il fenomeno per Oreste Pollicino, professore di diritto Costituzionale alla Bocconi, è il primo passo per affrontare correttamente il problema.
“Il problema definitorio è importante – spiega – perché prima di parlare di Fake News e di sistema regolatorio dobbiamo capire a cosa facciamo riferimento ed in questo il rapporto dell’Unione europea aiuta perché parla di disinformazione che lede il diritto dei cittadini europei all’informazione verificabile”.
La disinformazione è quindi un danno…
“Sì perché si concretizza in un danno al diritto del cittadino europeo di essere informato, questo è un concetto che ripeto continuamente. Nel report europeo mettiamo in evidenza il valore in gioco che non è l’informazione in generale, ma il diritto ad essere informati in Europa. Negli Stati Uniti lo stesso diritto, anche se con ruolo costituzionale, è declinato in maniera diversa. Non si parla il diritto all’informazione verificabile. Il valore della verificabilità, è la pietra miliare della declinazione europea del diritto all’informazione. Non importa se si tratta di vecchi o nuovi media, l’importante è che sia garantita la verificabilità delle fonti di informazione”.
Blockchain può aiutare il processo di verifica?
“Sono scettico perché non è una tecnologia che può essere così usata com’è. Ciò non significa che bisogna essere perplessi o rigettarla, ma bisogna approfondirne le applicabilità per capirne l’utilità. E’ certamente interessante dal punto di vista dell’automatismo, ma non permette di accertare in un secondo momento l’esattezza dell’informazione. E la prassi definita judicial review, che è una colonna portante dei paesi di rule of law”.
Siamo all’Intelligenza artificiale, punto di snodo del cambiamento nella nostra società. Nel rapporto si legge che è utile se sottoposta ad un adeguato controllo umano…
“Da sempre le novità tecnologiche sono strumenti usati dall’uomo, ecco perché sono d’accordo su questa combinazione.
Il rapporto è assolutamente a favore dell’algoritmo con la possibilità di verifica, al fine di evitare abusi causati da una mancata trasparenza. Non bisogna celare dietro automatismi responsabilità che restano prerogativa assoluta dell’essere umano. L’entusiasmo per la tecnologia non deve farci dimenticare la necessità della consapevolezza e della responsabilità”.
Cittadinanza digitale per lei cosa è?
“Anche in questo caso, è necessario riscoprire le radici costituzionali della parola cittadinanza che significa partecipazione nella società a progetti di carattere politico e pubblico. Oggi la novità è che la partecipazione si ottiene con una velocità maggiore e con minori oneri burocratici. I vantaggi, però, non devono essere in contrasto con i diritti individuali dettati dai nostri principi costituzionali”.
L’educazione è un altro tema del rapporto…
“Certo perché non si può lavorare solo su un approccio regolatorio che eventualmente ci sarà, solo se in questo anno l’autoregolamentazione non avrà successo. E’ opportuno, quindi, lavorare sul coinvolgimento delle scuole, ambiente dove si forma la nostra capacità di critica, fondamentale nella lotta alla disinformazione. L’autoregolamentazione supportata da standard che le piattaforme migliorano e da istituzioni che investono in cultura, ricerca e formazione scolastica può creare un ambiente equilibrato”.