Dal 1° gennaio 2019 la fatturazione elettronica è diventata ufficialmente realtà anche tra privati (titolari di partita Iva, tranne alcune specifiche eccezioni): la Legge di Bilancio approvata il 30 dicembre 2018 ha eliminato in maniera definitiva la tradizionale forma di fatturazione cartacea a favore di un modello di gestione completamente digitale, basato sulla creazione di documenti esclusivamente sotto forma di file, denominati nello specifico Xml, ovvero Extensible markup language. Le fatture digitali così realizzate (attraverso computer, tablet o smartphone) vengono trasmesse ai destinatari attraverso un apposito sistema di smistamento, il cosiddetto Sdi (Sistema di Interscambio), lo stesso già utilizzato da alcuni anni nella pubblica amministrazione: il sistema svolge sia la funzione di controllo della correttezza del documento, sia – nel caso di esito positivo – l’instradamento verso l’utente finale. E fin qui la teoria: ma come si sta comportando il sistema in questi primi giorni di attività e scambio di fatture digitali?
A sentire il Codacons non bene, visto che ha già parlato – tramite Carlo Rienzi, presidente dell’associazione – di “caos fiscale”, denunciando il malfunzionamento della piattaforma web realizzata per gestire il flusso delle e-fatture e annunciando che presenterà un esposto per interruzione di pubblico servizio. Come si legge nel comunicato di Rienzi, si è deciso di “Presentare un esposto per interruzione di pubblico servizio e si chiede di prorogare i termini per l’invio della documentazione, stante l’impossibilità riscontrata nei giorni scorsi da tanti e tanti utenti del sito dedicato alla fatturazione elettronica”.
Ma l’Agenzia delle Entrate smentisce queste affermazioni e puntualizza che “A partire dal primo gennaio 2019, sul sistema di interscambio (Sdi) sono già transitate quasi un milione e mezzo di fatture elettroniche senza che il partner tecnologico Sogei abbia rilevato alcun problema tecnico o rallentamenti” e continua sottolineando come “Per il 97% dei documenti inviati è stata già resa disponibile la ricevuta dell’invio prima degli ordinari 5 giorni previsti dal provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate”.
Fa sentire la sua voce anche L’ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) con un comunicato del 21 gennaio, in cui palesa tutte le proprie preoccupazioni per un sistema tutt’altro che efficiente, sulla base di alcuni dati numerici raccolti. Se, infatti, a prima vista, i 34 milioni di fatture elettroniche trasmesse da oltre 600 mila operatori, con uno scarto percentuale pari al 5,6% (fonte Agenzia delle Entrate del 15 gennaio), possono far sembrare la situazione in pieno controllo, una lettura più attenta dei dati fa emergere una visione meno rosea: l’insieme totale dei soggetti tenuti all’emissione della fattura elettronica supera i 4 milioni di unità, contro i solo 2 milioni medi di invii giornalieri di fatture registrate dall’Agenzia. Questo significa che c’è un numero enorme di fatture non ancora registrate e “messe in circolo”. Spiega Marco Cuchel, Presidente dell’ANC: “Il dato medio di 0,5 fatture al giorno per singolo contribuente è a nostro avviso allarmante, la prova che non sono pochi i soggetti economici, multinazionali comprese, che decidono di non emettere fattura, vuoi perché non ancora adeguatamente attrezzati, vuoi perché non intenzionati a rispettare l’obbligo a fronte degli adempimenti imposti dalle nuove procedure”.
Le preoccupazioni non possono che aumentare con l’avvicinarsi della fine del mese, quando è prevedibile un massiccio aumento delle fatture inviate; sempre Cuchel puntualizza su questo aspetto come “Il sistema messo in piedi è tutt’altro che semplice, le criticità che si registrano continuano ad essere troppe e se pensiamo che con la fine del mese si registrerà verosimilmente un sensibile aumento della mole degli invii, appaiono oltremodo fondate e giustificate le preoccupazioni di tanti professionisti e imprese, preoccupazioni alle quali l’Associazione Nazionale Commercialisti non smetterà di dare voce”.