Denotazione e connotazione, abitudini. Il femminismo è anche nelle parole. Se ingegnera non sembra corretto è semplice: la mente associa alla parola un mestiere che fino al secolo scorso era per soli uomini. La parola e il genre relativo poco hanno a che fare con la nostra abitudine e attitudine mentale.
Molte parole sembrano strane solo perché rappresentano una novità. Apericena: questo è un esempio concreto.
La presentazione di Femminili singolari, l’ultimo libro di Vera Gheno, sociolinguista, collaboratrice dell’Accademia della Crusca, docente all’Università di Firenze, è l’occasione per parlare del femminismo perché il femminismo è nelle parole, come spiega il sottotitolo del libro.
Vera Gheno esperta di comunicazione mediata dal computer parla di Tweet, di frasi su socilal network, che narrano la storia di chi non vuole cambiare perché intriso di pregiudizi ed educazione di genere, ma anche di quella moltitudine silenziosa che ascolta. “Sono certa che quella maggioranza silenziosa che in rete non commenta, non si espone sia una grande opportunità – dice – perché il mio lavoro è seminare. Se una di queste persone si incuriosisce, approfondisce il mio pensiero sulla necessità di lasciare alla parole una denotazione, ho già avuto successo”.
Farsi chiamare ingegnera, avvocata è giusto: In passato queste professioni ivenivano esercitate solo dai maschi, ecco perché bastava si usava solo la declinazione l maschile, non è una ragione per continuare in un epoca in cui la parità e l’evoluzione hanno portato ad una società completamente diversa.
“Mi chiedo se a farmi chiamare un sociolinguista – dice Vera Gheno – invece che una sociolinguista ne guadagnerei in professionalità”.
La scrittrice è una donna divertente che cerca di convincere la platea sulla necessità di essere femministe. Siamo lì ad ascoltarla quindi fa poca fatica a tiraci dalla sua parte.
La questione delle parole di genere non è una novità dell’oggi. Alma Sabatini, linguista, saggista e attivista femminile è autrice del “Il sessismo nella lingua italiana”, testo curato per la presidenza del consiglio dei Ministri e la Commissione Nazionale per la parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna risale al 1987/88. In rete è reperibili l’estratto :“Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”.
Ma torniamo a “femminili singolari” un libro che si divora e che riporta all’essenza della nostra lingua che non ha autorità che possano imporre cambiamenti. L’Accademia della Crusca non ha potere decisionale come succede con l’ Académie Francais e in Spagna con la Real Academia.
Laura Boldrini pretendeva di essere chiamata la presidente e in molti remavano contro: qualcuno avrebbe mai chiamato la regina Vittoria d’Inghilterra re?