Piccolo è bello, in Italia continua a funzionare. Parlo della Ferrari, la macchina da corsache nel 1947 ha fatto capolino sul mercato italiano. “Ci volle un bel coraggio, ma il nostro fondatore lo aveva – spiega Stefano Lai , direttore della comunicazione – perché nel 1929 quando il mondo piangeva per la prima grande crisi economica lui mise in piedi la scuderia Ferrari, club riservato ai giovani ricchi modenesi per correre con le auto”.
70 anni, compleanno speciale che la Ferrari festeggia anche invitando i giornalisti dell’associazione UGIS(Unione Giornalisti Italiani Scientifici) a visitare la fabbrica. Entriamo nel tempio di Maranello. Vietato fotografare. Il culto di Enzo, il fondatore è palpabile, si sente nell’aria. Si vede nella palazzina che ha ospitato il suo primo ufficio ed è ancora lì, simbolo della storia. Vicino c’è il nuovo capannone industriale dove la robotizzazione ha raggiunto livelli altissimi. Ci sono voluti 10 anni per la transizione, dal vecchio al nuovo modo di costruire le Ferrari.
Cammino fra la catena di montaggio che sforna circa 32 auto standard al giorno e una decina super personalizzate. “Tailor made”.
Postazione dopo postazione, guardo ammirata pezzi scendere dall’alto per essere assemblati e controllati da una coppia di umani (ci sono anche delle ragazze). In questo lunghissimo corridoio seguo la costruzione delle Ferrari, alla fine della passeggiata, molto controllata, ecco l’auto dei sogni completata.
Questa è l’Italia che funziona. La Ferrari è forse l’unica azienda automobilistica che fa tutto dalla fonderia fino al prodotto finale. La lastratura viene fatta a Modena alla carrozzeria Scaglietti (famoso carrozziere che lavorava come esterno per Enzo Ferrari), poi le macchine rientrano a Maranello per essere verniciate, provate e consegnate.
La pista nasce nei primi anni 70, inizialmente serviva per i test della Formula 1: “Ora la usiamo per fare corsi di guida ai nostri clienti – ci spiegano – per attività non legate alla formula 1. Siamo circa 3000 persone, vendiamo in 60 paesi, l’Italia pur essendo la madre patria delle macchine si presenta come è un mercato piuttosto piccolo perché rappresenta solo il 2%. Negli Stati Uniti il maggior numero di vetture vendute”.
La lista di attesa per diventare proprietario di una Ferrari è di un anno e mezzo, nonostante ciò dal 1990 il fatturato cresce.
Anche la Ferrari nel 2019, secondo il progetto Marchionne, proporrà macchine ibride. Ma la caratteristica delle vetture è trasferire emozioni al suo guidatore. Il rombo del motore è la base dell’emozione, quindi le self guiding car non abita qui e probabilmente non vedremo mai Ferrari a guida autonoma.
“Non facciamo pubblicità – spiega Lai – ma nessun altro marchio al mondo viene visto ogni 15 giorni da milioni di telespettatori in tutto il mondo. La nostra produzione bandisce la fretta. Il nostro obiettivo non è la velocità di produzione. Ai nostri collaudatori chiediamo di assicurare che la vettura sia in grado di offrire le emozioni giuste per l’uso a cui è destinata”.
Il fatturato supera i 3 miliardi di euro. La fabbrica è gestita con energia pulita, impianti di rigenerazione, e fotovoltaici il tutto per ridurre le emissioni. Per quanto riguarda il sociale due i progetti in corso: la ricostruzione di un complesso scolastico di Amatrice e otto milioni di euro per l’educazione dei bambini meno fortunati nel mondo.
Il 2016 è stato un anno positivo 8014 le auto consegnate, ha significato segno + 4,6% rispetto all’anno prima. Insomma l’Italia con prodotti di nicchia e qualità funziona.

Ferrari

 

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.