Finestra sull’Europa – Media Duemila prosegue una collaborazione con il Coris della Sapienza, pubblicando articoli di studenti e studentesse centrati sui temi dell’Unione europea, con attenzione, in particolare, all’innovazione normativa e tecnologica.
Il 2023 è stato proclamato ‘Anno europeo delle competenze’, alla luce di quanto enunciato dalla presidente della Commissione europea nel discorso del 2022 sullo stato dell’Unione. Ursula von der Leyen, in quell’occasione, aveva affrontato un tema essenziale: la necessità di investire in istruzione e formazione a livello europeo.
La ripresa dalla pandemia, il processo di digitalizzazione, la risposta alla crisi climatica e il contrasto agli attacchi ai valori europei rendono tale esigenza impellente. Una forza lavoro dotata delle capacità richieste contribuisce alla crescita sostenibile, produce più innovazione e migliora la competitività delle imprese.
Proclamando l’ ‘Anno europeo delle competenze’, la Commissione psi ropone di dare nuovo slancio all’apprendimento durante tutta la vita lavorativa, promuovendo più efficaci investimenti nella formazione e nel miglioramento delle competenze per sfruttare in toto le potenzialità della forza lavoro europea e per sostenerla nel passaggio da un lavoro all’altro.
Bisogna accertarsi che le capacità professionali siano adatte alle necessità del mercato del lavoro, in collaborazione con le parti sociali e le imprese, facendo collimare le aspirazioni delle persone e la gamma di competenze con le opportunità lavorative.
Nicolas Schmit, commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, afferma: “Le competenze significano posti di lavoro di qualità. Durante l’ ‘Anno europeo delle competenze’, abbiamo l’opportunità di collegare i punti tra la formazione orientata al mercato del lavoro e la carenza di manodopera. Per garantire che la transizione verso un’economia ‘carbon neutral’ sia veramente equa e inclusiva, abbiamo bisogno di investimenti massicci e immediati nelle competenze delle persone”.
Speciale attenzione sarà dedicata all’inserimento attivo di un maggior numero di persone nel mercato del lavoro, in particolare donne e giovani, soprattutto coloro che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non hanno un impiego.
Tali iniziative vengono introdotte anche in risposta ai dati Eurostat 2020 su istruzione e formazione, i quali mettono a nudo i limiti di un’Unione europea che ha nel sistema di istruzione terziaria uno dei suoi punti deboli.
Infatti, meno della metà della popolazione in età da studi universitari possiede una laurea. Meno laureati equivalgono a meno personale altamente qualificato e specializzato e, di conseguenza, a meno possibilità di poter essere competitivi in un mondo sempre più orientato verso nuovi modelli.
Non a caso l’Ue, in termini di innovazione, fa fatica a tenere il passo con Australia, Canada, Corea del Sud e Stati Uniti. Il dato è anche un campanello d’allarme, se si considera l’ansia di transizione verde e digitale, processi che apriranno la strada a nuovi mestieri, per cui serviranno nuove leve lavorative adatte allo scopo.
Dunque, l’Ue dovrà sapere cambiare rotta o mettere in piedi un sistema di formazione alternativo a un’università che non sembra tenere il passo con i tempi.
Alessia Novelli