Il sottosegretario all’Istruzione Fioramonti alla terza edizione di “Inventing for Life”, summit di MSD Italia, una delle maggiori multinazionali farmaceutiche che investe in Italia 8 miliardi di euro in ricerca. L’obiettivo dei MSD è un’innovazione partecipata, mission condivisa dallo stesso sottosegretario, che individua un futuro in cui il paziente sia messo al centro: «L’obiettivo è avere un approccio allo star bene, alla salute, come un percorso da condividere. Il paziente diventa un interlocutore con cui immaginare un dialogo – afferma Fioramonti – Così si apre un’economia con profitti importanti e di qualità. Collaborazione tra pubblico e privato è importante. Il pubblico non è in grado di garantire quella multidisciplinarietà necessaria per affrontare sfide del futuro. Bisogna scommettere su modello diverso del futuro in cui i privati capiscono l’importanza della transdisciplinarietà. La salute è un elemento che risente di elementi che emergono da altri settori». Da “ricercatore prestato alla politica”, come si è definito Fioramonti, vi è anche la necessità di incrementare gli stanziamenti per ricerca e sviluppo: «perché la ricerca è il futuro dello sviluppo economico del nostro Paese – prosegue – In Italia, per troppi anni, si è investito troppo poco. Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che MSD investe 8 miliardi in ricerca e sviluppo, ovvero mezzo punto di Pil italiano. In Italia i privati investono 0,4 punti di Pil, mentre il pubblico 0,8 punti, lontanissimi dalla media europea e ancor di più da Paesi come Corea del Sud o Israele in cui si investe il 3 o il 4% del Pil». Investire nella ricerca, ripete il sottosegretario all’Istruzione, ha un ritorno dell’investimento che può produrre un moltiplicatore di oltre 4 punti, per cui ogni euro investito garantisce un ritorno di 4 euro: «Un Paese che sottoinveste o che non investe rischia non solo di avere disoccupazione, ma rischia di sabotare gli effetti a lungo termine di una generazione. Da quando mi sono insediato per me è stato fondamentale incentivare il pubblico affinché si investa di più e a dialogare con il privato».
Il futuro è nel migliorare la qualità di vita delle persone, ponendo al centro il paziente: «La sfida del futuro è un’attività collaborativa in vari settori industriali – dice Fioramonti, invitando i “padroni di casa” a collaborare con altre realtà industriali – per concepire l’essere umano come microcosmo di bisogni e aspettative, come controparte attiva con cui interagire per garantire più alta qualità della vita. La Salute ha un impatto su economia e ambiente. La Salute risente di scelte sbagliate o giuste in altri settori». L’obiettivo principe è quello di garantire non solo la terapia giusta ma una terapia sempre meno invasiva, una cura customizzata, perché: «quello che serve a una persona per garantirne il benessere è magari è diverso da altri. Calarsi nei bisogni degli individui è importante. L’ambizione è portare a ciascun individuo la terapia e l’approccio di cui ha bisogno, con uno sguardo significativo nei confronti dei più vulnerabili».
Lo Stato, secondo Fioramonti, in questo caso deve concepire un’idea di percorso e chiede a tutti di collaborare verso una direzione unica: «Immaginare un’economia diversa è quello che voglio portare nel mio Ministero e spero che gli altri Ministeri riescano a fare. Possiamo solo vincere insieme. Non esiste istituzione che può garantire risultati da sola – conclude Fioramonti – Le aziende farmaceutiche devono capire di comunicazione, di informatica, dell’interrelazione tra stili di vita e salute. Malattia non è solo che accade, vi sono cause eziologiche profonde e travsersali che portano disagi complessi. Serve una cultura scientifica e politica diversa e, con confronti come” quello di oggi, è possibile portare in Italia».
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