Caro Marco,
eccoti qualche commento conciso su argomenti che ci interessano da molti secoli. Che l’apparato democratico sia fragile, è evidente per tutti. Ma che la democrazia sia la forma di convivenza sociale più rispettosa per gli individui è altrettanto evidente. Il pluralismo proporzionato delle idee e dei comportamenti può garantire un’evoluzione rispettosa dei diritti per una collettività. Ci vuole un dialogo costruttivo e una partecipazione di tutte le parti della comunità. I privilegi ingiustificati di parte non fanno democrazia.
I risultati delle elezioni danno l’idea dei pesi sociali e c’è anche il peso apatico di chi non vota. Da noi, per chi vota le preferenze sono preimpostate, secondo la fedeltà dei candidati ai leader. I leader discutono poco, in Parlamento i peones devono obbedire e la maggioranza vince sempre. La maggioranza governa, il governo guida la produzione e la gestione di leggi, decreti, disegni, emendamenti, fiducie, slogan. Nei cosiddetti ‘milleproroghe’ e ‘omnibus’ si mette di tutto per accontentare lobbies ed elettori anche senza passare dal Parlamento. La divisione dei poteri era la garanzia della democrazia, ma oggi il potere esecutivo sta assorbendo il potere legislativo e condiziona perfino il potere giudiziario e le Corti. Ecco la fragilità del sistema.
I cambiamenti politici dipendono solo dai leader e da quanto carisma assumino dal popolo. Abbiamo una democrazia con personaggi apicali autoreferenziati, accompagnati da mezzi di comunicazione compiacenti, di qui o di là, che costruiscono le opinioni per il popolo. I contenuti dei media sono il ring per chi governa e per le opposizioni. Parole parole, qualche insulto. Non è che si capisca sempre chi abbia ragione, se ce ne fosse.
Il supporto mediatico è influenzato, prima ancora che dalle fazioni politiche, da poteri economici, corporativi. Ovviamente le lobbies più forti sono quelle più organizzate, perlopiù ricche e sedicenti più indispensabili per la comunità o per certe sue parti. Ci sono gruppi di pressione internazionali e locali, del settore finanziario, energetico, farmaceutico, ma più semplicemente anche quello dei tassisti o delle comunità religiose, per esempio. Leciti nell’intenzione, scaltri nell’azione, pensano solo a sé. Certo i braccianti o gli immigrati non hanno mezzi per organizzare la tutela del loro lavoro, né hanno massa di voto per garantire successi elettorali. Così purtroppo prolificano le disuguaglianze sociali e le priorità di benessere.
Sembra che i rappresentanti del popolo, competenti o incompetenti che siano, recitino copioni di parte, le discussioni sono schermaglie, leggi e decreti sono market-oriented nel senso di essere volti a raccogliere voti e consensi compiacendo gli umori della pancia popolare o certi privilegi di categorie utili a sostenere il potere stesso. Poche tasse, condoni, sussidi di stato, debito pubblico madre di tutti i sostegni a privati e imprese.
Interessanti le critiche, i commenti e gli aneddoti di Carlo Cottarelli nel suo “Dentro il Palazzo” (Ed. Mondadori), quasi un manuale per conoscere l’effettiva sovranità del Parlamento che ci ritroviamo e delle sue caste burocratiche.
Così la democrazia procede fragilmente, belle parole di facciata, accomodamenti dietro le quinte, conflitti di interesse in penombra, qualche angolo proprio buio.
Non possiamo aspettare che cali dal cielo la saggezza con rappresentanti più onesti e più degni. Da osservatore dico che bisogna preparare una formazione civile migliore per un miglior futuro di tutti. Tu Marco sapevi già tutto, ma poiché sei insegnante ed esperto di politiche educative e sociali, dacci qualche consiglio. Un caro saluto
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it