Siamo invasi dalla plastica: i cassonetti della nostra città ne traboccano, i mari vengono soffocati da vere e proprie isole galleggianti composte da questo materiale così pratico e funzionale, ma anche così dannoso per l’ambiente. Oggi c’è qualcuno che ha deciso di dire basta, di rinunciare alla plastica almeno in uno dei suoi molteplici utilizzi: quello dell’imballaggio di frutta e verdura. Si tratta della catena di supermercati Foodstuffs, marchio neozelandese che controlla il 53% del mercato alimentare del Paese (è a capo di tre marchi di supermercati del settore) e che ha deciso di esporre sui propri scaffali i frutti della terra “al naturale”, ovvero senza nessun involucro in plastica che li contenga. L’impegno era stato ratificato ufficialmente con il governo nella “New Zealand plastic packaging declaration” del 5 Luglio 2018, in cui veniva stabilito l’obiettivo di rinunciare al packaging in plastica per frutta e verdura entro il 2025, sostituendolo, dove strettamente necessario, con imballaggi riciclabili o compostabili al 100%.
La merce, semplicemente esposta “in the nude”, letteralmente “al nudo”, su scaffali refrigerati, risulta così fresca e accattivante che le vendite sono aumentate fino al 300%: ad affermarlo è il neozelandese Nigel Bond, proprietario del punto vendita di Bishopdale a Christchurch e promotore dell’iniziativa nel suo Paese. Di ritorno da un suo viaggio negli Stati Uniti, in cui aveva visitato Whole Foods (catena alimentare pioniera del concetto di Nude Food) e ne era rimasto folgorato, ha deciso di adattare l’idea al suo Paese, migliorandola e sviluppandola nel progetto definito “Food in the Nude”. Insieme al suo team di lavoro, ha fatto installare appositi scaffali refrigerati che nebulizzano, ciclicamente, una pioggerellina d’acqua sui prodotti, che contribuisce a far mantenere inalterati la fragranza, il profumo, il colore e le vitamine dei cibi, oltre a rimuovere il 99% di tutti i batteri e il cloro, attraverso un processo di osmosi inversa.
“La plastica è un prodotto utile per proteggere ed etichettare il nostro cibo – afferma Bond – ma i tempi sono cambiati e stiamo cercando nuove strade per ridurne la presenza nei nostri negozi. Eravamo davvero desiderosi di tornare ai tempi in cui potevi annusare nell’aria il profumo di un limone fresco o dei cipollotti quando entravi in un negozio, ed è questo che il nostro nuovo programma ci permette di offrire”.
E a giudicare da quel 300% in più nelle vendite, sembra che l’obiettivo sia stato raggiunto in maniera estremamente positiva e sorprendente, tanto che lo stesso Bond commenta entusiasta: “Nei miei trent’anni di esperienza nel settore dei supermercati questo semplice cambiamento ha portato al feedback più positivo da parte dei clienti che abbia mai ricevuto”.
La speranza è che questo risultato sia il primo di una lunga serie e che il progetto “Food in the Nude” possa presto allargarsi alle altre catene di supermercati nel mondo: secondi studi di settore, infatti, dagli anni ’50 ad oggi sono stati prodotti 6,3 miliardi di tonnellate di plastica, di cui solo il 9% sono stati riciclati: è chiaro che una soluzione va trovata, in tempi brevi, e il Nude Food può essere la strada giusta.

 

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Giacomo Birocchi
Laureato in Scienze della Comunicazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Lavora come Executive Producer presso Duo Art Film, casa di produzione milanese. Attualmente collabora con Media Duemila.