Spesso ci si interroga come sarà il libro del futuro.

Le risposte sono molte e le più fantasiose, seguendo il gioco del futuro è possibile mescolare aspettative
di cultori dell’oggetto, tra la conservazione e la trasformazione, tra i parametri di design ed ergonomia a quelli della maggior diffusione e fruibilità, fino a considerare il vecchio scontro tra apocalittici ed integrati, come chi legge Dante e chi Philip K. Dick.
E partendo da entrambi immaginarsi come possa essere migliore l’esperienza di lettura dei loro testi tanto antitetici quanto legati da un filo rosso visionario.
Molti, come Robert Darnton,  si sentono di scommettere che
il suo futuro digitalizzato sarà un vantaggio per tutti e che, piattaforme controverse come Google Book Search, la cui mission è quella di digitalizzare tutti i titoli contenuti nelle biblioteche pubbliche, possono essere uno dei più importanti contributi che la commistione tra smaterializzazione e cooperazione in rete potrà portare all’umanità.
Io penso che il contributo tecnologico attuale ci dia una visione già molto eccitante di quello che potrà essere il futuro del libro come oggetto.
I sempre più raffinati processi di sintesi vocale produrranno l’audio alle pagine ed ogni file sarà un podcast da consumare ovunque, lasciando libere le mani, per altri compiti multitasking, come già fa  Google Glass; probabilmente biblioteche tematiche saranno integrate nei contesti che verranno visitati da un turista, così come dal visitatore di un ministero o di un centro commerciale.
Si potrà conversare  con esso, in forma vocale, il testo scomparirà come formato fisico di interrelazione.
Con le tecniche sempre più raffinate di riconoscimento e di assistenza potremo chiedere di rileggere un brano, approfondire con una nota, cercare dei link ad altre opere pertinenti, citando una parola chiave o fidandoci dell’analisi semantica svolta dal nostro tutor di lettura.
Tutor artificiali che, ovviamente, saranno addestrati secondo il nostro modo di pensare e di organizzare la conoscenza e l’approccio cognitivo.
Questo perchè lo strato di datizzazione nel cloud sarà venuto a conoscenza , col tempo, di molte più cose di noi di quanto n oi potremo sospettare su noi stessi.
L’accesso all’immensa e complessa rete di risorse a nostra disposizione ci permetterà di cercare recensioni e commenti nel contesto in cui stiamo leggendo ( un contesto augmented ) e fare una statistica delle ricorrenze dei topic, dandoci la possibilità di cambiare punti di vista, credenze
Chiederemo di citare altri autori e collegarsi a versioni multimediali e immagini a corredo.
Probabilmente il device non sarà più un ebook reader o un tablet ma qualcosa di più simile ad un ipod, o meglio, ad un gadget indossabile, come i Google Glass.
Sarà possibile creare dei remix di opere letterarie e di saggistica, comporre, in poche operazioni e in pochi secondi, enciclopedie tematiche, curation e bibliografie accuratissime.
In particolare una grande enfasi verrà data ai Big data, alle euristiche, alle correlazioni, alle estrapolazioni probabilistiche ed agli insight
Le opere letterarie saranno liquefatte, riposizionate, brandizzate e ricostruita volta per volta come un profumo personalizzato o come un farmaco pesato accuratamente in modo da soddisfare i singoli bisogni di chimica per il cervello.
Penso che la tecnologia sarà al tempo stesso mezzo di comunicazione e opera creativa, facendo leva su quella continua e inarrestabile proposta di novitizzazione veloce con e per la quale non siamo più in grado di capire che cosa abbiamo fatto negli ultime mesi e perchè.
Probabilmente gli autori scompariranno perchè come scriveva Borges, l’uomo ha raccontato sempre solo quattro storie, quella di una città assediata e di individui valorosi, quella di un ritorno a casa per vie avventurose, quella della ricerca di una risposta e quella del sacrificio di un Dio.

[quote align=”center” color=”#999999″]Quattro sono le storie; per tutto il tempo che ci rimane continueremo a narrarle, trasformate[/quote]
Con questa premessa d’autore, perchè dovrebbero ancora esistere gli autori ?
Con l’apporto delle innovazioni tecnologiche e delle promesse che sono disposte a fare ai loro adepti, addicted e follower il contenuto sarà sempre meno importante e il ricondizionamente a nuovi linguaggi sempre più strategici.
La creatività sarà concentrata sulla fruizione, esperienziale, emozionale, mistica, autistica ed egotica, sempre più verticalizzata fino a comprendere il singolo individuo, o tutt’al più microcommunity, in classi di marketing parcellizzate.
Quelli che oggi possono intraprendere l’attività di romanzieri, scrittori e poeti domani saranno creatori di mondi virtuali, di video giochi e strumenti di engagement. Ingegneri creativi e manager metafisici.
I confini tra tecnologia e prodotto intellettuale saranno ridotti a semplici film osmotici, dove le competenze ed i talenti saranno eventi distribuiti nel tempo individuale.
La posteditoria sarà un luogo che si interroga non più sulle esigenze dell’ego del genio ma su quanto il genio rappresenta la giusta collocazione nelle previsioni di mercato basate sulla predittività del tempo reale.
L’ego smisurato dei geni, necessario, oggi, per inventare narrazioni e teorie fascinose e accattivanti, per predire nel presente cosa sarà il futuro, dovrà essere addestrato a entrare nella mente e nella vita di chi ha sottoscritto un canone di abbonamento ad un programma di mindtainment per i prossimi due giorni.
Ovviamente senza pagare nulla se non permettendo di tracciare in real time le abitudini di consumo e lo stile di vita dell’effimero settimanale.
Tutto questo per dire che il libro è un concetto doppio.
Quello di cui abbiamo parlato è l’oggetto contenitore di opere dell’ingegno, più o meno.
L’altro è un sistema culturale che presume che si relazionino tra loro soggetti intenzionali e consapevoli.
Un autore, un editore, un commerciante ed un pubblico.
Nel vecchio sistema che va morendo, l’autore raccoglie l’idea del suo mondo di riferimento, più o meno efficacie, per un referente, l’editore, che interpreta, a sua volte, la domanda di un pubblico che conosce bene e che addestra, tramite il commerciate-distributore-front end.
Il pubblico, frammentato in singoli lettori, critici, esegeti, reinterpreti, ricondizionatori, traslatori e fanatici è un ecosistema fragile che trae energia dall’opera, ma anche dagli interpreti, dalla comunicazione editoriale e dalle contaminazioni di linguaggi, quella che attualmente si chiama transmedialità.
Anche l’editoria è un ecosistema che alimenta gli autori ed i distributori e ne viene alimentato a sua volta.
Questo è lo strato di intermediazione, come ogni strato con questa tipologia, sta per essere scardinato dallo scenario digitale.
L’autopubblicazione, ma soprattutto il mercato opaco della copia illegale e dello scambio prodotto gratis per dati personali, la distribuzione digitale a coda lunga , di cui Amazon è il paradigma, sono gli elementi che erodono gli intermediari tra autori e pubblico.
Ma se la coda lunga, intesa come autori di qualsiasi valore, numero di pubblicazioni, generi, statistiche di fruizione ha trovato il suo punto di equilibrio nella quantità di smercio senza necessità di infrastrutture a risorse finite ( le librerie ) gli autori sopravviveranno come non professionisti, in quella quota di soggetti che autopubblicano e autopromuovono per una necessità egotica e non di relazione con il pubblico.
Lo spiegano molto bene nel loro libro, Morti di fama‘, Giovanni Arduino e Loredana Lipperini; gli esempi di attività autorale vanno dal mondo dell’autopubblicazione audiovisiva fino a quelli dell’ebook.
La microfama è la leva che spinge il mercato della zona opaca creativa, che non guadagna nulla e che investe molto del proprio tempo personale. Dove il tempo è la moneta di scambio immateriale, senz’altro più usate in rete delle innumerevoli declinazioni del bitcoin.
Morente l’ecosistema di intermediazione editoriale, in fase di mutazione genetica quella della componente autorale, restano vivi l’ibrido business della datizzazione, mimetizzato da piattaforme di distribuzione di prodotti, Amazon in primis, ed il pubblico in rete ormai addestrato a produrre feedback ed a consumare, a proporre ( e anche a progettare ) nuove stimolazioni, a testarle e acquistarle come oggetti, application, programmi a canone.
Gli autori, talentuosi e geniali, saranno assorbiti dalle strutture che devono creare protesi emozionali e remixeranno le 4 storie di cui sopra, e tutte le varianti mutazioni che hanno finora avuto un senso a comparire nel Mondo, non più come un nuovo Libro ma come un nuovo innovativo supporto di realtà virtuale.
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Giorgio Fontana
Torinese, classe 1957, si occupa di comunicazione e di social media. Attualmente è socio e project manager di Kelios SRL e di una nascente startup torinese di web tv. Nei suoi interessi permangono le tematiche antropologiche e umanistiche, declinate attorno all'innovazione tecnologica, interessi che condivide con i membri del gruppo di discussione da lui fondato, La scimmia nuda e Internet, divenuto ormai il punto di riferimento della cyberantropologia italiana in Facebook. Collabora dal 2011 con la rivista Media Duemila, su tematiche legate a social tv e social media.