Giancarlo Tartaglia alla presentazione del suo libro: “Storia illustrata del giornalismo italiano: il ruolo del giornalismo nell’Italia repubblicana a 60 anni dall’istituzione dell’Ordine dei Giornalisti” ritorna su quanto detto da Giulio Anselmi: “I giornali di carta diventano sempre più un elemento residuale, non vendono più 6 milioni di copie e non determinano più l’agenda politica”.
Ma poi precisa con la sua insuperabile ironia che “quando mi alzo la mattina accendo la radio sento la rassegna stampa di Radio Radicale, quando esco di casa e sono in macchina accendo la radio e sento la Rai che mi fa la rassegna stampa delle terze pagine dei giornali. Dopodiché tutte le reti televisive fanno la rassegna stampa, quindi anche se residuale la carta stampata diventa un elemento fondamentale nell’informazione radiofonica e televisiva”.
Passa poi ad analizzare la figura del giornalista in quanto professionista dipendente: “La trasformazione della professione ha fatto si che la figura del giornalista lavoratore subordinato diventasse marginale – spiega -. Questo crea dei problemi perché il contratto nazionale del lavoro giornalistico regola il lavoro all’interno delle redazioni, mentre il futuro ci porta in contesti diversi che vanno approfonditi”.
Per Giancarlo Tartaglia una vita passata da direttore della FNSI all’invasione di fake news che si diffondono sempre più rapidamente nei social si può far fronte solo attraverso il giornalismo professionale con obblighi deontologici che nascono nell’appartenere a una categoria professionale. “Paradossalmente oggi abbiamo bisogno di redazioni sempre più numerose mentre la tendenza dei nostri editori è ricorrere ai prepensionamenti e ridurre l’organico per risanare i bilanci. Così si riduce la credibilità dei giornali. I pochi redattori che sono in redazione non hanno più tempo di verificare le notizie che ci assalgono. Prima erano i giornalisti ad andare a caccia delle notizie, oggi sono le notizie che vanno a caccia dei giornalisti, verificarle costituisce l’elemento fondamentale”.
Conclude parlando dell’importanza dell’Ordine dei Giornalisti: “Di recente ho sentito in tv giornalisti dire che l’Ordine non serve e va abolito ma mi sono convinto del contrario. Nel senso che l’Ordine dei Giornalisti serve per garantire il rispetto deontologico che tutela anche il lettore. I mezzi possono cambiare, i nuovi strumenti offerti dall’IA non si possono bloccare, ma è la deontologia a garantire il pubblico”.
Conclude su una battuta: “Il mio libro riguarda il passato, per il futuro ci stiamo attrezzando”.